Il 2013 è stato un anno dolce per gli amari italiani: +1% in volume (per 9,3 milioni di chili) e +1,3% in valore (125,7 milioni di euro) sul 2012, grazie al boom di natale. A dirlo le rilevazioni Nielsen sul settore che comprende, appunto, gli amari, le chine ed i fernet. Da cui emerge l’esistenza di due trend diametralmente opposti: da un lato, il fatto che si punta su un segmento più basso in termini di qualità e di prezzi, fenomeno evidenziato da un crescita del canale discount (+8,8% a volume), presidiato dalle private label e da altri piccoli attori commerciali che fondano la loro strategia principalmente su un unico driver, il prezzo, che in media, in questo canale, è la metà del totale Italia; dall’altro, la crescita della parte alta della distribuzione (Iper +3,2% a volume e Super +2,4% a volume) che veicola il 70% dei volumi totali (come accade, del resto, per il vino, ndr), dove regnano i grandi marchi, capaci di comunicare in modo efficace un concetto di qualità e tendenza a cui i consumatori sono disposti a dare il giusto credito.
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