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ANALISI

Il 2022 del vino nei numeri Oiv: ruota (ancora) tutto intorno a Italia, Francia e Spagna

Dalla superfici vitate all’export, dalla produzione ai dati sulla vendemmia 2023 dell’Emisfero Sud nello “State of the World Vine and Wine Sector”

Il combinato disposto di inflazione e bassa crescita economica preoccupa anche il mondo del vino, che, dopo un 2022 a dir poco sfidante, guarda con una certa apprensione al 2023, entrato ormai nel vivo. Come ha raccontato il direttore generale Oiv - Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, Pau Roca, dalla presentazione dello “State of the World Vine & Wine Sector”, riepilogo statistico sul 2022 del vino a livello globale, “il conflitto in Ucraina e l’incertezza sull’andamento economico portano con sé una certa vulnerabilità sui mercati, e ad oggi è difficile immaginare che le cose possano andare meglio del 2022. L’unica incognita è la Cina, la cui ripresa potrebbe aiutare anche il mondo del vino. L’inflazione, che nel 2022 ha toccato il +8,8%, rallenterà di due punti l’anno nel 2023 e nel 2024, ma ogni incremento si somma a quello precedente, e questo vuol dire che l’aumento dei costi, per l’industria del vino, potrebbe non essere ancora finito. Inoltre, la frenata della crescita economica si traduce in un calo del potere d’acquisto dei consumatori. Il vino, però, ha tutte le carte in regola per reagire e adattarsi alle sfide future, nella consapevolezza che non si può tornare indietro”, ha aggiunto Pau Roca.

Il mercato è grande e segmentato, e dai cambiamenti nascono sempre nuove opportunità, basta guardare a come evolvono i consumi. Ci sono problemi di sovrapproduzione in aree importanti del mondo, da Bordeaux alla Spagna all’Italia, specie perché il vino rosso, a livello globale, ha visto la propria quota di mercato scendere al 48%, con i bianchi e le bollicine al 43% ed i rosati all’11%. Si aprono, quindi, delle opportunità su fronti nuovi, come quello dei vini dealcolati: non sappiamo in che misura, ma è fondamentale, per l’Oiv, che si parli di vino da uva fermentata. Infine, bisogna porre una particolare attenzione - conclude Pau Roca - al ruolo che il vino ha nella società, perché le autorità sanitarie internazionali hanno espresso, in più occasioni, una certa preoccupazione rispetto all’uso di alcol, specie tra i giovani. L’Oiv crede molto, e lo dimostra impegnandosi, nella battaglia contro gli abusi, ma il vino è anche un settore che gioca un ruolo importante, economico e culturale, per le comunità rurali di molti Paesi”.

Andando ad analizzare i dati del report Oiv, quindi, emerge subito come le superfici vitate, a livello globale, si estendono oggi per 7,3 milioni di ettari, sostanzialmente stabili dal 2017, seppure in leggero calo (-0,4%) sul 2021. In frenata, ormai da anni, la Cina, mentre l’Europa, con 3,3 milioni di ettari vitati, rappresenta il 46% del vigneto mondiale, dato costante da 8 anni, da quando è entrato in vigore il sistema delle autorizzazioni ai nuovi impianti. Nel mondo, ci sono 93 Paesi produttori di uva, ma i primi 6 Paesi rappresentano il 56% delle superfici vitate: Spagna (955.000 ettari, 12%), Francia (812.000 ettari, 11%), Cina (785.000 ettari, 11%), Italia (718.000 ettari, 10%), Turchia (410.000 ettari, 6%), Usa (390.000 ettari, 5%). Negli ultimi dieci anni, si nota un calo delle superfici vitate in Spagna, Turchia, Usa ed Argentina, al contrario sono cresciute Francia, India e Russia, mentre Paesi come Cina, Italia, Cile ed Australia non mostrano cambiamenti.

La produzione globale di vino, nel 2022, si è attestata a 258 milioni di ettolitri, poco al di sotto della media degli ultimi 20 anni, ed inferiore dell’1% rispetto al 2021. La raccolta, a causa delle alte temperature e della siccità prolungata, è stata generalmente anticipata, ma nonostante ciò le rese in Europa sono state superiori alle aspettative, e l’Emisfero Sud ha visto una delle sue migliori vendemmie. Italia (19%), Francia (18%) e Spagna (14%), insieme, rappresentano più della metà della produzione complessiva di vino, e con Usa, Argentina, Australia, Cile e Sudafrica valgono i tre quarti di tutto il vino prodotto nel mondo. L’Italia si conferma primo produttore con 49,8 milioni di ettolitri, seguita da Francia (45,6 milioni di ettolitri) e Spagna (35,7 milioni di ettolitri). La crescita maggiore, però, è quella di Svizzera (+63%, godendo proprio del clima più torrido), Nuova Zelanda (+44%) e Francia (+21%, dopo la disastrosa 2021, segnata dalle gelate e dalla grandine). Il calo peggiore è invece quello registrato dalla Cina (-29%, a 4,2 milioni di ettolitri).

I consumi globali di vino, nel 2022, sono stimati in 232 milioni di ettolitri, in calo dell’1% sul 2021, anno in cui la maggior parte dei Paesi stava vivendo il ritorno alla normalità dopo i lockdown del 2020, anche in termini di consumi. La decrescita è però costante del 2018, specie a causa della Cina, che ha perso 2 milioni di ettolitri di consumi di vino l’anno. A frenare i consumi nel 2022, invece, è stata soprattutto la corsa dell’inflazione, che ha spinto in alto anche i prezzi del vino. La distribuzione dei consumi vede in vetta gli Usa (34 milioni di ettolitri), davanti a Francia (25,3 milioni di ettolitri), Italia (23 milioni di ettolitri), Germania (19,4 milioni di ettolitri) e Gran Bretagna (12,8 milioni di ettolitri).

L’Unione Europea vale 111 milioni di ettolitri, pari al 48% dei consumi complessivi, ma nel 2000 la percentuale era ben superiore: 60%. A registrare la crescita maggiore sul 2021 sono Sudafrica (+16%) e Portogallo (+14%), mentre i cali peggiori sono quelli di Cina (-16%), Belgio (-14%) e Brasile (-12%). In termini di consumi pro capite, il Portogallo stacca tutti, con 67,5 litri di vino all’anno a persona, seguito sul podio da Francia (47,4 litri) e Italia (44,4 litri). Sono, ricorda Pau Roca, “dati da analizzare con cautela, perché ci sono molti comportamenti, a partire dalla frequenza di consumo, la quota di consumatori sul totale della popolazione e i consumi legati al turismo, impossibili da quantificare e calcolare”.

Tema assai rilevante, il commercio internazionale di vino, con le esportazioni complessive che, nel 2022, si sono fermate a quota 107 milioni di ettolitri (-5%), per un giro d’affari di 37,6 miliardi di euro (+9%). emerge, così, una crescita del prezzo medio legata soprattutto agli effetti della guerra in Ucraina, con i prezzi dell’energia alle stelle e la logistica in difficoltà, specie nei trasporti marittimi. In termini di tipologie, l’imbottigliato fermo vale il 57% dei volumi (in calo del 4%) ed il 69% dei valori (+7%), ma la crescita maggiore è per gli spumanti, che crescono sia a volume (+5%) che a valore (+18%).

Il primo Paese esportatore, a volume, è stato l’Italia, con 21,9 milioni di ettolitri di vino spedito nel mondo (-1%), per un giro di affari di 7,8 miliardi di euro (+10%). La Spagna ha esportato, invece, 21,2 milioni di ettolitri di vino (-10%), per un fatturato di 3 miliardi di euro (+3%), e la Francia 14 milioni di ettolitri (-5%) per un controvalore di 12,3 miliardi di euro (+11%). Solo Australia e Nuova Zelanda, tra i grandi Paesi esportatori, hanno segnato una crescita a volume, oltre che a valore, seppure di appena il +1%. Usa, Germania e Uk si confermano come principali importatori di vino al mondo anche nel 2022: insieme, valgono il 40% delle importazioni globali. Gli Usa hanno importato 14,4 milioni di ettolitri di vino (+3%), per una spesa di 7 miliardi di euro (+17%), la Germania 13,4 milioni di ettolitri (-9%), per 2,7 miliardi di euro (-4%) e la Gran Bretagna 13 milioni di ettolitri (-2%), per 4,8 miliardi di euro (+22%, grazie principalmente agli spumanti, cresciuti a valore del +41%). Negli altri Paesi, si registrano cali a volume e segni positivi a valore, con l’eccezione della Cina, che segna il -21% a volume ed il -4% a valore. Da segnalare, infine, il Market Internationalisation Index, ossia l’indice di internazionalizzazione del vino elaborato dalla Oiv, che sottolinea come il 46% del vino consumato nel mondo, nel 2022, sia stato importato.


Focus - La vendemmia 2023 nell’Emisfero Sud

In Europa, tirato un sospiro di sollievo dopo il crollo delle temperature di due settimane fa, non si può fare altro che immaginare la vendemmia 2023, che con ogni probabilità dovrà fare i conti con un’altra estate siccitosa e bollente. Nel Sud del mondo, invece, la vendemmia ha già dato i suoi - scarsi - frutti. Le gelate, infatti, hanno fatto crollare le rese in Argentina, dove le prime stime parlano di una produzione 2023 che ha superato di poco i 9 milioni di ettolitri (-21%). Male anche l’Australia, con 11 milioni di ettolitri (-13,1%), mentre il Cile, nonostante gli incendi che hanno colpito anche ampie superfici vitate, ha in cantina 12,6 milioni di ettolitri di vino (+1,3%). Piogge e malattie della vite hanno creato più di qualche problema alla Nuova Zelanda, con la produzione a 2,9 milioni di ettolitri (-22,2%), limita i danni il Sud Africa, a 9,5 milioni di ettolitri (-6%). Infine, il Brasile, che nel 2023 ha prodotto 2,2 milioni di ettolitri di vino (-29,7%).

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