Neanche un momento solenne e profondo come la beatificazione di Papa Giovanni Paolo II ha fermato i falsari dell’agroalimentare: a Roma, il 1 maggio, tra i chioschi ambulanti di souvenir allestiti per i pellegrini c’era anche chi vendeva lattine ricordo di olio, spacciato per extravergine d’oliva made in Italy, ma che a un controllo si è rivelato essere semplice olio di semi. A dirlo oggi a Milano, a Tuttofood, è stato Antonio Iaderosa, direttore dell’Ufficio periferico di Milano dell’Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf).
“Le irregolarità più forti - ha detto Iaderosa - riguardano il settore vitivinicolo, quello lattiero-caseario, i mangimi e i fertilizzanti. Per questi ultimi, ad esempio, negli scorsi anni il 17% è risultato avere un’ etichettatura che non corrispondeva al prodotto”. L’elenco di reati e comportamenti scorretti è lungo e va dall’agropirateria al cosiddetto “italian sounding” fino al falso made in Italy, “con casi - spiega Marco Uguzzoni, comandante del nucleo antifrodi dei Carabinieri di Parma - che hanno sempre più un carattere transnazionale e che spesso affrontiamo anche fuori dai confini, collaborando con istituti e enti esteri”.
“La parte più importante - sottolinea Roberto Gherardi, funzionario dell’Agenzia delle dogane - è giocata dalla Cina, ma il 17,7% del fenomeno ha origine in Italia. Nell’ambito della contraffazione, il settore agroalimentare rappresenta più del 9% dei casi, il che non è poco”.
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