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Il boom dell’enoturismo in Italia ci sarà e non tarderà ad arrivare. Non è una previsione speranzosa, ma quanto svelato dal Rapporto sul Turismo del Vino n. 12, presentato ieri in Bit a Milano. Nel 2015 spesi dagli enoturisti 2,5 miliardi di euro

Italia
Enoturismo in attesa del vero boom in Italia

Il boom dell’enoturismo in Italia ci sarà e non tarderà ad arrivare. Non è una previsione speranzosa, ma quanto svelato dal Rapporto sul Turismo del Vino n. 12, presentato ieri in Bit a Milano (www.bit.fieramilano.it). Il timore è semmai quello di farsi scappare un’occasione importante a causa di una scarsa attenzione al fenomeno da parte delle istituzioni e del Governo. Così il presidente del Movimento Turismo del Vino (www.movimentoturismovino.it), Carlo Giovanni Pietrasanta, il presidente di Città del Vino (www.cittadelvino.it), Flavio Zambon, e il professore Giovanni Festa, docente di Wine Business all’Università di Salerno, tutti consapevoli della differente velocità d’azione tra imprese enoiche e pubblico. Intanto, Città del Vino e Movimento Turismo del Vino firmano un protocollo per azioni e strategie condivise, con l’obiettivo di migliorare offerte e servizi sul territorio, accrescere le opportunità di formazione e promozione.
Il primo semestre 2015 si è chiuso con oltre 2,5 miliardi di spesa da parte dei turisti del vino, cifre che, se ben supportate, possono crescere ulteriormente. Da questo punto di vista l’ultimo Rapporto sul Turismo del Vino può rappresentare uno strumento valido per capire le criticità del comparto. Come ha sottolineato il professor Festa, la prima necessità è “il dovere della collaborazione e dell’integrazione per la competitività internazionale”. Ancora una volta i francesi sono da esempio: è di questi giorni la notizia di un nuovo portale dedicato al turismo enoico d’Oltralpe che mette assieme tutte le regioni vitivinicole francesi, non facendo distinzioni tra aziende piccole e grandi maison. Manca uno strumento simile in Italia.
Tra i dati più interessanti emersi dalle aziende campionate dal Rapporto, il fatto che la maggior parte sono concentrate sulla produzione uva/vino (74%), mentre un restante 26% diversifica la propria produzione offrendo anche altri prodotti agroalimentari; il 63% offre “altri servizi”: visite in cantina, ai vigneti, degustazioni, winetour, vendita diretta. Sono molte meno quelle impegnate in ricettività diretta: B&B, ristoro, alloggio agrituristico, fattorie didattiche; il 40% delle aziende tende a ridurre il proprio impatto ambientale ricorrendo all’utilizzo di fonti di energie alternative; diverse certificazioni di produzione sono presenti nel 39% del campione; finanziamenti e contribuzioni istituzionali hanno interessato il 75% degli intervistati; il 69% ha fatto ricorso a corsi di formazione per aggiornamento e perfezionamento (che in molti casi però è un cursus obbligatorio). Più bassa la percentuale di aziende che ha investito in formazione del personale in materia di marketing e comunicazione del vino.

Focus - Le attività in cantina
Almeno in 2/3 delle visite enoturistiche le degustazioni sono gratuite. Quelle a pagamento vanno dai 5 ai 10 euro (80%). Se parliamo di servizi, le carenze più evidenti sono nell’accoglienza ai disabili (in vigna e in cantina), nelle cucine non attrezzate per allergie/intolleranze e nella scarsa possibilità di pernottamento in azienda. Per quanto riguarda il grado di soddisfazione aziendale in fatto di offerte enoturistiche erogate dai Comuni, il 51,5 % dà un voto almeno pari al 6, ma il 48,5% giudica tali servizi inefficienti e oltre il 21% assegna un voto minore a 4.

Focus - L’impatto di Expo Milano
Il 72,7% delle aziende non ha partecipato come operatore alle iniziative del Padiglione Vino (soprattutto a causa delle piccole dimensioni). Tuttavia, il 27,3% delle imprese che vi hanno preso parte ha, in molti casi, organizzato la propria presenza per periodi di tempo sufficientemente lunghi tali da assicurare continuità alla promozione. In ogni caso, al di fuori delle attività realizzate a vario titolo nel Padiglione Vino, o più in generale all’Expo, soltanto poco più del 15% degli intervistati ha avuto qualche beneficio in termini di arrivi e di visibilità.

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