Una delle questioni che più preoccupa il mondo del vino è legata all’intensificarsi dei cambiamenti climatici. Mutamenti che hanno condizionato il ciclo della vite, favorito l’insorgenza di malattie e quindi messo a dura prova la produzione, nei volumi in primis ma anche in un’ottica qualitativa. Il vino però si produce ormai in (quasi) tutto il mondo e il clima è diverso da zona a zona così come i suoi effetti. La certezza, però, è che il cambiamento climatico ha avuto un impatto significativo sui vigneti, quelli europei (il continente “re” per la produzione di vino tanto in valore che in volumi con Francia e Italia rispettivamente leader, ndr), in primis. A dirlo è anche uno studio condotto da un team di ricerca internazionale coordinato dall’Università della British Columbia, in collaborazione con l’Inrae e l’Institut Agro, pubblicato su “Plos”.
Un lavoro che si è focalizzato sui cambiamenti climatici a partire dal 1950 e sul loro impatto specifico sulle regioni vitivinicole di tutto il mondo. Due gli obiettivi che si sono posti i ricercatori: comprendere e “quantificare” il cambiamento climatico in diversi vigneti presenti nelle varie parti del mondo, e valutare in che modo la diversità genetica (varietà di uva) abbia influenzato il cambiamento osservato. Per farlo hanno preso in considerazione, nella loro analisi, la diversità genetica nei vigneti, 500 varietà di uva, calcolando fattori come le temperature durante il germogliamento, nel periodo stagionale di crescita e le temperature e le precipitazioni intorno ai raccolti. Lo studio ha rilevato che il cambiamento climatico ha già avuto un impatto su tutte le regioni vitivinicole, principalmente in termini di temperature registrate. Questo impatto, tuttavia, non si è rilevato uniforme tra le regioni.
Il cambiamento più evidente è stato infatti osservato nei vigneti europei, dove il numero di giorni caldi (durante i quali la temperatura massima all’ombra supera i 35 gradi) e indicatori come le temperature massime della stagione di crescita (dal germogliamento alla vendemmia) erano molto più elevati che altrove. In Francia, ad esempio, le temperature massime giornaliere durante la stagione di crescita sono aumentate di tre gradi dal 1980, mentre in Italia e Spagna l’incremento è stato di circa due gradi. Livelli che sono inferiori in altre regioni del mondo, è il caso di Stati Uniti, Giappone e Sudafrica, dove gli aumenti delle temperature massime della stagione di crescita rimangono inferiori a un grado.
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