Il Collio, perla bianchista del vino italiano e del Friuli Venezia Giulia, cerca di scrivere il suo futuro. Da un lato, portando a compimento un lungo e costante riassetto della denominazione incentrato sulla qualità e la vocazionalità del territorio, ragionando anche su un nuovo disciplinare. E, dall'altro, esplora nuovi modi di raccontare il territorio attraverso il calice, legando il vino ai cinque sensi in modo multidisciplinare, con una “degustazione emozionale” che vuole ridisegnare il concetto di “wine experience”. Riflessioni ed indicazioni che arrivano da “Enjoy Collio Experience” 2022, kermesse voluta dal Consorzio dei Vini del Collio, con eventi dedicati ai media (tra cui WineNews) per scoprire il territorio e i suoi vini (con cantine come Colmello di Grotta, Tenuta Villanova, Borgo Conventi, Venica & Venica, Bracco 1881, Bolzicco, Skok, Primosic, Tenuta Stella, Livon, Paolo Caccese, Carlo di Pradis, Tenuta Baroni del Mestri, Gradisciutta, Castello di Spessa e non solo).
Partendo dalla riorganizzazione della piramide qualitativa, la denominazione è “sull’orlo” di un riassetto da diversi anni, ma ad oggi quello che nel 2017 sembrava un progetto preciso è ancora all’esame dei produttori e probabilmente sarà declinato in maniera diversa. Negli anni della pandemia i temi da affrontare sono stati differenti e hanno distratto dal focus principale: l’incremento del valore dei vini di una denominazione che ha fatto la storia dei vini bianchi italiani di eccellenza ripensandone la piramide qualitativa. Vini bianchi che continuano a godere di una grande notorietà, ma sono incalzati dalla concorrenza di altri bianchi di successo, come quelli dell’Alto Adige e, più recentemente dell’Etna. D’altra parte non è la prima volta che il Collio si trova a riflettere sui suoi vini dall’ottenimento della denominazione d'origine controllata nel 1968, tra i primi in Italia, quando già dal 1964 era nato il Consorzio di tutela dei Vini del Collio, per iniziativa del conte Sigismondo Douglas Attems, che ebbe la lungimiranza di unire i produttori locali, incentivando l’eccellenza della qualità del vino prodotto.
“Storicamente il Consorzio Collio si è già “riassettato” nel tempo - spiega a WineNews David Buzzinelli, presidente del Consorzio Collio, al secondo mandato e da 20 anni nel “governo” della Doc - e attualmente l’ingresso delle nuove generazioni nelle aziende, come nel consiglio, ci dà un nuovo slancio nelle idee. La voglia di scrivere un disciplinare “meno storico” e più adatto ai tempi in cui siamo c’è. Descriverà ciò che stiamo facendo, niente di più. E l’adeguamento non necessariamente definirà i contorni di una Docg: le decisioni dipenderanno da ciò che vorranno gli associati. Stiamo lavorando sui colori, ovvero sui vini ottenuti con macerazione, sulle varietà da consentire per il Collio Bianco restringendo o meno soltanto alle autoctone. Insomma all’esame è tutto il disciplinare, a 360 gradi, con l’obiettivo di presentare il prima possibile le modifiche visti i tempi piuttosto lunghi per arrivare all’approvazione”.
In effetti dal 1968 il disciplinare dei vini Collio è stato modificato 12 volte. Fino al 1997 il Collio Bianco - il vino più rappresentativo del territorio, oggi contratto a meno del 10% in volume - prevedeva l’utilizzo delle sole varietà autoctone Friulano, Ribolla Gialla, Malvasia Istriana e Picolit. Nel 1997 per il Collio Bianco è stato autorizzato il blend di diverse varietà, secondo la libera interpretazione dell’enologo, comprendendo anche le internazionali presenti nell’area - Pinot Grigio, Chardonnay, Pinot Bianco, Riesling e per non più del 15% del totale Muller Thurgau e Traminer aromatico. Tutti i vitigni, autoctoni e internazionali, danno origine ai Collio varietali (17, tra cui per i rossi, Cabernet franc e Cabernet sauvignon, sotto il cappello comune “Cabernet”, Merlot e Pinot nero, da cui si produce anche il Collio Rosso), ottenuti da almeno l’85% delle uve della varietà riportata in etichetta.
La comunicazione dell’epoca era stata incentrata proprio su questa particolarità del Collio Bianco: l’uvaggio. E può sembrare una contraddizione in tempi in cui si vuole inquadrare con poco margine di incertezza il profilo del vino contenuto nella bottiglia. E non lo è perché il Collio è “condannato” alla vocazionalità viticola. Nella mezzaluna collinare di 7.000 ettari che abbraccia la Slovenia, tutte le varietà che nei 1.300 ettari vitati affondano le radici nella ponca - il particolare suolo dei sui versanti collinari compresi tra il torrente Judrio e il fiume Isonzo - si esprimono in modo peculiare. Che si tratti di Collio bianco da uvaggio o di Collio da varietali, il territorio sulla distanza di un paio d’anni dalla vendemmia ha la meglio e marca i vini significativamente.
A definire il terroir, il suolo, la “ponca,” composto da marne e arenarie stratificate di origine eocenica, che conferiscono ai vini una caratteristica impronta di salinità; il clima mite influenzato dalle correnti calde del mare Adriatico, che mantengono l’uva asciutta, e dallo scudo protettivo delle montagne a nord, che protegge dai venti freddi; e, infine, l’elemento umano che ha una forza notevole, grazie all’ostinazione di produrre vino in situazioni non facili e con basse rese ettaro. I cambiamenti delle produzione viti-enologiche delle denominazioni hanno sempre una certa inerzia dovuta a fattori intrinseci, come i lunghi tempi della viticoltura, ma anche la composizione della filiera che può manifestare interessi tanto più contrapposti, quanto più le aziende sono distanti per struttura, numero di bottiglie prodotte, fasce di prezzo, e così via. Nel caso del Collio - 300 aziende, 125 imbottigliatori per 6,5 milioni di bottiglie prodotte - la filiera è “equilibrata”, ma non scevra da criticità. “Abbiamo poche grandi aziende e tante piccole effettivamente in equilibrio - conferma Buzzinelli - in cui né le une né le altre possono pesare autonomamente sulle decisioni. Questo, però, comporta una elevata numerosità e quindi la necessità di mettere d’accordo tante teste, cosa non facile”.
Dal punto di vista della sostenibilità ambientale il Collio parte da una situazione favorevole per quanto riguarda la biodiversità per la presenza sul territorio di boschi e altre colture accanto ai vigneti. “La conduzione familiare della maggior parte dei vigneti - sottolinea il presidente - fa sì che la ricerca di sostenibilità sia connaturata: i produttori vivono i vigneti come giardini di casa propria. In questo momento per noi si tratta prevalentemente di certificare ciò che facciamo già da anni in ambito ambientale. Le aziende vivono il territorio in prima persona e sono i garanti della sanità del loro prodotto. Questo si concretizza in una notevole facilità ad ottenere la certificazione Sqnpi. Ci sono aziende che l’hanno già e molte che sono in procinto di ottenerla. Inoltre molte aziende lavorano in bio”.
Focus - Il racconto “emozionale” del Collio
Una formula innovativa di “wine experience”, totalmente incentrata nel raccontare i vini bianchi del territorio attraverso cinque laboratori che indagano le connessioni tra la sfera sensoriale ed emotiva e, ovviamente, proprio questi prodotti vitivinicoli d’eccellenza. Friulano, Ribolla Gialla, Collio Bianco, Pinot Grigio, Sauvignon, Malvasia, Pinot Bianco, le varietà simbolo della Mezzaluna del vino italiana, da esplorare con l’obiettivo di approfondire la comprensione delle loro caratteristiche e delle varie sfaccettature sottolineando il coinvolgimento dei cinque sensi. È il format sperimentato ad “Enjoy Collio”, per riscrivere, almeno in parte, le regole della narrazione del vino.
“Vogliamo che il vino venga raccontato anche dal punto di vista delle emozioni perché il Collio stesso è un territorio che emoziona attraverso i suoi panorami spettacolari, i sapori e le tradizioni - afferma Lavinia Zamaro, da poco nominata direttrice del Consorzio di tutela dei Vini del Collio - il nostro compito è anche quello di promuovere le sensazioni che la nostra terra suscita nei visitatori, sensazioni che vengono ritrovate e percepite anche attraverso i vini”.
I cinque laboratori sensoriali, rispettivamente dedicati alla vista, insieme al designer Andrea “Style1” Antoni, all’olfatto, con l’aromaterapeuta Elena Cobez, al gusto, con la cura dello chef Alessandro Gavagna e del Sommelier Mitja Sirk, al tatto, con il dottor Carlo Fossaluzza, e all’udito, con la collaborazione del Maestro Massimo Devitor, sono entrati in gioco con l’Enjoy Collio Experience 2022, ma ha l’obiettivo di crescere sempre di più e di essere messo a disposizione di tutti i turisti che giungeranno nel Collio nel 2023.
“È un orgoglio e un piacere per noi del Consorzio coinvolgere esperti del territorio in questo progetto a lungo termine che punta a valorizzare il Collio in tutto e per tutto, come terra di vini bianchi di altissimo livello e come territorio capace di elargire emozioni uniche - spiega il presidente David Buzzinelli - questo è un pezzo importantissimo del nostro percorso che punta a far diventare il Consorzio un punto di riferimento per l’enoturismo; un percorso su cui ci stiamo impegnando molto e da tempo”.
Laboratorio visivo
Varietà in degustazione: Collio Bianco
Relatore: Andrea “Style1” Antoni www.andreaantoni.it
Concept: Esperienza che va ad indagare il vino dal punto di vista visivo e soprattutto dal punto di vista cromatico nella creazione di un’opera d’arte vera e propria.
Un’idea che parte dal progetto web @stailuan del grafico e creativo Andrea Antoni, una pagina Instagram dove vengono create delle composizioni grafiche e cromatiche in congiunzione con le palette Pantone, iconica compagnia statunitense che si occupa dell’identificazione e catalogazione dei colori.
Il laboratorio verte sull’identificazione ed estrazione delle sette tonalità di colore dei sette vini in degustazione, dal giallo chiarissimo all’arancione più brillante. L’obiettivo è l’indagare e il creare una “color palette” dei vini del Collio, nello specifico il Collio Bianco che verrà sfruttata dal punto di vista più artistico per creare un graffito su tela attraverso sette bombolette spray che riproducono il colore di ogni vino. Un graffito che ricreerà un grappolo di sette acini come sono sette i colori dei vini in degustazione proprio in contemporanea alla produzione dell’opera.
Laboratorio olfattivo - Profumi del Vino
Varietà in degustazione: Pinot Grigio
Relatrice: Elena Cobez
Concept: Il mondo della profumeria botanica incontra il mondo della viticultura per dare ampiezza, profondità e ispirazione a vini dalla lunga tradizione e storia. Un viaggio olfattivo guidato dall’aromaterapeuta Elena Cobez grazie al laboratorio di degustazione olfattiva che si terrà insieme alla Sommelier AIS Brunoni. Si esploreranno note inedite del Pinot Grigio per comprenderne l’ampiezza, la peculiarità e la ricchezza olfattiva e gustativa.
Il laboratorio olfattivo Profumi del Vino nasce con l’obiettivo di coniugare il mondo del vino a quello della botanica. Questo accade attraverso una ricerca sensoriale ed emozionale di inedite corrispondenze olfattive proprio tra il vino e materie prime botaniche, nello specifico gli oli essenziali. La natura, nella sua espressione nel territorio del Collio, mettono a disposizione infinite combinazioni olfattive che derivano rigorosamente dalla terra e non replicate chimicamente. Il laboratorio Profumi del Vino indaga su queste corrispondenze andando in profondità e dando interpretazioni olfattive che spesso, in una normale degustazione, non vengono colte.
È un progetto nato nel 2017 con la collaborazione dell’Ais Friuli, in particolare con Roberto Filipaz e con l’Agriturismo Yuna di Trieste. Nel Laboratorio Profumi del Vino proposto insieme al Consorzio di tutela dei Vini del Collio è stata proposta la scelta del Pinot Grigio proprio perché è un vino che si può decriptare quasi come un profumo e che è capace di essere interpretato attraverso corrispondenze fortemente caratterizzanti, come il gelsomino, e con una ricerca di corrispondenze sorprendenti. Il desiderio è quello di dare un’esperienza botanica legata al territorio e ai suoi vini ricercando una gamma assolutamente vasta di aromi e interpretando proprio il vino attraverso l’olfatto, ovvero uno dei sensi più complessi, che funge da via diretta al campo emozionale, agli stati d’animo, agli istinti e a una memoria reale e fisiologica.
Laboratorio gustativo
Relatore: chef Alessandro Gavagna e Sommelier Mitja Sirk del Ristorante (stella Michelin) Trattoria al Cacciatore
Concept: Esperienza degustativa che con l’obiettivo di elevare e scoprire le diverse sfumature del vino in abbinamento a cibi per concordanza e in contrapposizione.
Mettere insieme due delle più alte professionalità del mondo del vino e della ristorazione, uno chef stellato e un sommelier dalla lunghissima esperienza, per ricreare un percorso gustativo che ripercorre abbinamenti cibo-vino con un’ottica di esaltazione e approfondimento di quest’ultimo. Attraverso la cucina del Ristorante Trattoria al Cacciatore, capace di presentare dei forti richiami al territorio del Collio ma con un’impronta altrettanto contemporanea e tecnica, si andranno a ricercare delle combinazioni in grado di sottolineare e approfondire un’ampia varietà di sfumature proprie dei vini del Collio.
Laboratorio tattile
Varietà in degustazione: Ribolla Gialla Doc Collio, Bianco Collio Luna di Ponca Doc, Merlot Doc Collio.
Relatore: Carlo Maria Fossaluzza - Consulente strategico in Società Agricola Colmello di Grotta srl.
Concept: Esperienza di percorso gustativo-tattile ricco di rivelazioni e dedicato ad approfondire la capacità umana di legare le proprie sensazioni alle esperienze e al contesto che ci circondano.
Una degustazione inedita, capace di giocare con il senso del tatto dal punto di vista della sinestesia con l’obiettivo di creare un vero percepire d’insieme, capace di comprendere i cinque sensi al completo.
Definizione di sinestesia secondo Treccani: nel linguaggio della stilistica e della semantica, particolare tipo di metafora per cui si uniscono in stretto rapporto due parole che si riferiscono a sfere sensoriali diverse (per es., silenzio verde nel sonetto “Il bove” di Carducci, colore squillante, voce calda).
Si ricollega alla sinestesia anche il recupero di memorie ed esperienze del passato che vengono espresse attraverso sfere sensoriali che includono il tatto. Anche il vino può essere scoperto e degustato in questo modo, andando ad allargare lo spettro delle caratteristiche da comprendere ed approfondire.
Modalità di degustazione:
Consegna di cinque tavolette contraddistinte da cinque essenze di legno diverse e ricollegabili alle botti.
Descrizione dei cinque legni e delle conseguenti esperienze sinestetiche.
Assaggio del vino prodotto a contatto con i legni delle diverse essenze e scoperta delle differenze sensoriali.
Il laboratorio servirà a scoprire un ambito di ricerca poco esplorato e dove si sta particolarmente indagando negli ultimi anni.
Laboratorio uditivo - Primo Incontro
Varietà in degustazione: Friulano
Relatore: Maestro Massimo Devitor
Concept: Esperienza per una sinergia sensoriale consapevole. Incontro per una sperimentazione sonoro-gustativa-olfattiva che segue i principi fondamentali del “corpo essenziale”. Durante il laboratorio i collegamenti e i funzionamenti interattivi dei sensi dell’essere umano preposti all’atto della degustazione verranno rivisitati alla luce dell’apporto dell’esperienza sonora.
Il laboratorio sarà strutturato in due momenti:
Prima parte - approfondimento sulle basi fondamentali del “sentire” e dei sensi, in particolare l’udito. Sul piano sensoriale l’udito viene studiato anche attraverso tradizioni e aneddoti appartenenti ad altre culture lontane dalla nostra e che verranno presentate in modo inedito. L’aspetto principale riguarda la connessione tra “olfatto - gusto - suono” e di come l’interazione tra questi sensi scaturisca reazioni specifiche che possono essere comprese in modo cosciente e con una strategia precisa.
Seconda parte - esperienza sonoro-degustativa. Sezione più pratica del percorso sensoriale dove si studieranno determinati suoni sia in acustico sia con amplificatori elettronici sperimentando cosa succede quando si riceve il suono e come lo si riceve. La degustazione del vino diventa un atto di autoconoscenza dove l’uomo utilizza il vino come strumento per comprendere sé stesso proprio attraverso la ricerca sensoriale. Degustare il vino in quest’ottica permette di scoprire e comprendere quali sono le vibrazioni sonore interne che esplodono durante l’assaggio e che, a loro volta, permettono di approfondire le caratteristiche del vino stesso.
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