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Il Collio punta alla Docg per riaffermare la sua eccellenza, con al vertice della piramide il Collio Gran Selezione, dall’uvaggio di vitigni autoctoni a bacca bianca, e il Collio Pinot Grigio Superiore. Parla Robert Princic, presidente del Consorzio

Italia
Robert Princic, presidente del Consorzio Tutela Vini Collio

Il Collio punta alla Docg per riprendersi ciò che è suo: il riconoscimento di un’eccellenza che lo colloca ai massimi livelli qualitativi quale territorio di produzione di vini bianchi in Italia. “Con la Docg vogliamo rafforzare l’identità del Collio. Sono passati 52 anni dal primo disciplinare di produzione stilato con lungimiranza dal conte Attems - racconta Robert Princic, presidente del Consorzio Tutela Vini Collio, intervistato da Winenews nell’edizione zero dell’Anteprima dei Vini del Collio, a Enjoy Collio Time, nel territorio fino al 18 giugno, www.enjoycollio.it - e adesso è il momento di imprimere una svolta alla denominazione per rilanciarla modificandolo in base alle esigenze attuali. La maggior parte delle aziende è consapevole che è necessario fare dei cambiamenti perché il Collio ottenga ciò che gli spetta. L’iter verso la Docg è cominciato grazie alla convergenza di una larga parte del cda sulla bozza presentata che rappresenta la linea guida su cui stiamo ancora discutendo per arrivare a un progetto del tutto condiviso e sensato da portare avanti”.

La modifica del disciplinare approvata dai soci del Consorzio propone il passaggio a Docg di tutte le tipologie (sono 17 i Collio da vitigno e due, il Bianco e il Rosso, che provengono da più varietà) e l’inserimento al vertice della piramide qualitativa del Collio Gran Selezione (bianco) e del Collio Pinot grigio Superiore.
“Noi partiamo da una condizione privilegiata per ottenere qualità - continua Princic - visto che la nostra Doc si estende per il 100% sulle colline, e per questo è costosa e difficile, ma non è facile riscrivere le regole per dare al Collio nel futuro lustro e prestigio. Oggi abbiamo prevalentemente vini da vitigno e il ritorno all’uvaggio vuol dire focalizzare l’attenzione sul territorio, che forse abbiamo un poco dimenticato. Come predicava Attems, la scritta Collio in etichetta dovrebbe essere quella più grande! Dobbiamo avere una visione di lungo termine pensando a quello che vogliamo sia il Collio tra 30 o 50 anni. Si vendemmia una sola volta l’anno, ma la comunicazione è di gran lunga più veloce e ci può aiutare moltissimo”.
Il Collio Gran Selezione nasce, dunque, per rafforzare il legame con il territorio di produzione, grazie all’uvaggio esclusivamente di vitigni autoctoni (Friulano dal 40% al 70%; Ribolla Gialla e Malvasia Istriana entrambe fino al 30%) e alla vinificazione di uve prodotte da vigneti aziendali identificabili, e la sua riconoscibilità attraverso l’uso della sola “bottiglia Collio” con la scritta “Collio” in etichetta di grandezza non inferiore a 2 cm. Il Collio Bianco rimarrà così com’è, ottenuto “da uve provenienti dai vigneti composti, in ambito aziendale, da una o più varietà bianche” previste nella Doc, con un limite del 15% in totale per Muller Thurgau e Traminer aromatico.
Accanto al Collio Gran Selezione c’è tuttavia anche il rafforzamento del Pinot grigio, un internazionale, anche se “per modo di dire”, che è la varietà più diffusa nel Collio.
“Abbiamo il dovere di valorizzare il nostro Pinot grigio - sottolinea il presidente del Consorzio - perché è qualitativamente superiore ad altri vini ottenuti da questo vitigno grazie al terroir di produzione. Vigneti collinari in forte pendenza che regalano terreni e microclimi che ne determinano la vocazionalità elevata, ma anche i costi superiori rispetto ad altre condizioni. Valorizzeremo le differenze e spiegheremo perché il Collio Pinot grigio è diverso e per questo inseriamo la tipologia Superiore”.
Se poi si considera che molto spesso le rese del Pinot grigio nel Collio sono già più basse di quelle fissate dall’attuale disciplinare, la diminuzione della resa proposta per il Collio Pinot grigio Superiore non fa che fotografare la situazione. Una situazione che registra un miglioramento qualitativo generalizzato negli ultimi anni della qualità della produzione del “Vigneto Collio” - circa 1.400 ettari (il 75% a bacca bianca) per 6,5 milioni di bottiglie con 100 aziende imbottigliatrici, 300 produttori e una cantina sociale - grazie al rinnovo degli impianti e a buone scelte produttive.
“Tra i cambiamenti del disciplinare che riguardano le due nuove menzioni - racconta Robert Princic - ci sono la riduzione delle rese e l’introduzione di un sistema di regolamentazione in base all’annata, l’aumento del titolo alcolometrico volumico naturale minimo e lo slittamento dell’uscita sul mercato (allineato alle riserve per il Pinot grigio Superiore e non inferiore a due anni per la Gran Selezione, ndr).
Difficile dire quale sarà la prima vendemmia della Collio Gran Selezione Docg perché - dice Princic “ci sono i tempi tecnici, ma noi cerchiamo di accelerare confrontandoci al nostro interno e con quello che hanno già fatto altri territori. Puntiamo al 2018, magari “ripescando” alcuni vini che già nella vendemmia 2017 sono conformi alla Docg. Il nostro obiettivo è che il Collio Gran Selezione divenga il vino di punta delle aziende”. E, per il futuro, c’è l’intenzione di identificare e delimitare alcune sottozone geografiche per ancorare ulteriormente i vini al territorio. La sfida è di quelle importanti anche perché non può non tener conto dell’attuale piattaforma ampelografica del Collio per le varietà a bacca bianca - il 28% Pinot grigio, Sauvignon bianco dal 12 al 15%, Friulano 12%, Chardonnay e Ribolla quasi alla pari al 20% e quello che resta a Pinot Bianco e altri vitigni minori - e degli equilibri nella filiera.

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