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POLITICA AGRICOLA EUROPEA

Il Commissario Ue all’Agricoltura Janusz Wojciechowski: “la Pac si può cambiare”

Lo ha detto, al termine di Agrifish, oggi a Bruxelles, con la maxi-protesta degli agricoltori, Confagricoltura, Coldiretti e il Ministro Lollobrigida

“Dovrebbe essere possibile già riaprire i negoziati in questo mandato” sulla Politica Agricola Comunitaria (Pac) “se vogliamo far qualcosa rapidamente per gli agricoltori. A breve termine, possiamo essere più flessibili a livello dell’interpretazione del concetto di circostanze straordinarie” per gli agricoltori “perché non sono in grado di operare normalmente”. Ma prima della scadenza attuale della Pac al 2027, “possiamo rispondere agli agricoltori anche riflettendo su una riapertura degli atti di base della Pac”. Lo ha detto il Commissario Ue all’Agricoltura Janusz Wojciechowski, dopo Agrifish, il Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura dei 27 Paesi Ue, a Bruxelles, sul cui tavolo c’era il pacchetto di proposte di semplificazione burocratica delle regole della Politica Agricola Comune (Pac) avanzate dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, nei giorni scorsi, una moratoria delle sanzioni per chi non rispetta gli obblighi europei a causa dei disastri ambientali e la sospensione per il 2024, già deciso dalla Commissione, dell’obbligo di mettere a riposo il 4% dei terreni. E il cui presidente David Clarinval, Ministro dell’Agricoltura del Belgio (che ha la presidenza di turno dell’Ue) ha ribadito come “i 27 Stati membri sono fermi nel dire che la situazione non può rimanere così com’è e che è necessario adottare un’azione rapida e altre misure a lungo termine a livello dell’Ue. Le misure presentate finora non sono sufficienti. Il Consiglio invita la Commissione ad adottare misure più ambiziose, per un impatto più concreto a breve, medio e lungo termine”.
Consiglio nel quale Bruxelles ha visto ancora una volta una maxi-protesta degli agricoltori - che, nei giorni scorsi, avevano bocciato le proposte dalla Commissione - per chiedere una revisione della Pac e del Green Deal, ma anche una giusta remunerazione nelle filiere produttive e lo stop alla “concorrenza sleale” da parte dei Paesi extra Ue, con quasi 1.000 trattori, in corteo, ma anche con scene di guerriglia urbana, in arrivo dal Belgio all’Olanda, dalla Germania alla Spagna, dal Portogallo alla Francia (dove, nei giorni scorsi, hanno incontrato il Presidente Emmanuel Macron), e, dall’Italia, con Confagricoltura in assemblea nella sede Copa-Cogeca a Bruxelles, da dove ha lanciato un Manifesto di 10 priorità e la richiesta della vicepresidenza esecutiva per il prossimo Commissario Ue all’Agricoltura, e Coldiretti in piazza a pochi passi dal Parlamento Ue con migliaia di agricoltori e il lancio di un Piano di proposte. E con le organizzazioni italiane che hanno incontrato il Commissario Wojciechowski e il presidente Agrifish Clarinval, ma anche il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida che nel Consiglio ha portato un documento italiano per il suo rafforzamento della Pac.
È una “battaglia decisiva” quella “contro la concorrenza sleale dei prodotti che arrivano da Nazioni terze che non rispettano le stesse regole sanitarie, ambientali e sociali che i nostri agricoltori e pescatori sono vincolati a rispettare. Per questo, l’Italia si farà portavoce delle richieste degli agricoltori, chiederà alla Commissione Europea di negoziare con maggiore incisività e determinazione gli accordi con i Paesi extra-Ue, e stabilire norme più stringenti e anche precisi standard di reciprocità”, ha affermato la Premier Giorgia Meloni, in un videomessaggio, all’Assemblea Confagricoltura.
“La nuova Pac è stata scritta male, le deroghe vigenti sono insufficienti, abbiamo bisogno di modifiche sostanziali”, ha detto Lollobrigida, chiedendo alla Commissione Ue una sospensione delle regole degli aiuti di Stato per il settore come nella pandemia, una moratoria per i debiti delle aziende in tutti in Paesi Membri, e il criterio di reciprocità negli accordi internazionali per importare prodotti sottoposti agli stessi standard che i nostri agricoltori sono obbligati a rispettare. “Il 9 giugno, dopo le elezioni europee, l’Europa deve cambiare strada e prendere atto degli errori finora compiuti e del fatto che gli scenari mondiali sono cambiati radicalmente alla luce degli effetti della guerra in Ucraina e delle tensioni in Medio Oriente e del cambiamento delle dinamiche del mercato e della concorrenza mondiale”, ha aggiunto il Ministro rimarcando la necessità di modifiche sostanziali volte a rafforzare “il reddito dell’agricoltore in quanto manutentore del territorio. Come Governo italiano, abbiamo il dovere di sentirci corresponsabili delle scelte europee, ma anche di influenzarle, non sostenendo le posizioni rigide assunte dall’Europa in maniera illogica. Negli ultimi 16 mesi, abbiamo messo al centro l’agricoltura del dibattito in Italia e ci presentiamo al Consiglio Ue oggi a Bruxelles con una proposta di quadro organico ancorato saldamente ai principi istitutivi del progetto europeo in cui la tutela dell’agricoltore era un punto di riferimento per l’impatto sulla sicurezza alimentare, la manutenzione del territorio e la lotta allo spopolamento”.
“Abbiamo bisogno di tempi certi e urgenti per la maggiore flessibilità sugli aiuti di Stato e sulle semplificazioni della Pac annunciate dalla Commissione Ue per gli agricoltori. Chiediamo risposta sulla moratoria dei debiti per le aziende agricole. Molte delle nostre proposte sono state accolte dal Commissario europeo all’agricoltura, ma anche oggi non ci sono certezze sui tempi. Ci aspettiamo che nel Consiglio europeo di marzo ci sia la svolta necessaria. I tempi della burocrazia Ue non sono quelli delle imprese, ma non si può attendere oltre. Serve tutto ciò che porti a una semplificazione”, ha commentato il presidente Coldiretti Ettore Prandini, precisando che “servono scelte immediate di ulteriori semplificazioni e maggiore flessibilità sugli aiuti di stato, prorogando il quadro temporaneo Ucraina e autorizzando la moratoria dei debiti delle aziende agricole, messe in difficoltà dall’aumento dei costi e dei tassi di interesse. La cosa che noi vogliamo è che questi interventi possano già esser utilizzati nell’anno in corso e non devono essere spostati su l’anno prossimo. Questo è fondamentale”.

Focus - Il Manifesto con le 10 priorità di Confagricoltura a livello europeo
“Oggi siamo qui per presentare un documento programmatico alle istituzioni europee, a tutela della produttività e della competitività delle nostre imprese. Gli agricoltori europei soffrono il costo del denaro, i gravosi adempimenti legati agli ecoschemi, una situazione geopolitica instabile. Serve una modifica profonda della Pac, serve multilateralismo, serve la salvaguardia dei prezzi per i produttori e i consumatori”, ha detto il presidente Confagricoltura Massimiliano Giansanti all’apertura dell’assemblea al Copa Cogeca, dove sono intervenuti anche i due presidenti, la francese Christiane Lambert (Copa) e lo svedese Lennart Nilsson (Svezia), con i quali ha incontrato il Ministro all’Agricoltura belga, David Clarinval, presidente del Consiglio Agrifish, consegnandogli un documento condiviso sulle proposte del Copa Cogeca per il futuro del settore, e dopo aver incontrato il Ministro Lollobrigida. Il Copa ha chiesto per il prossimo Commissario Ue all’agricoltura la vicepresidenza esecutiva, in modo da rimettere al centro delle politiche europee il settore primario. Per l’Italia, inoltre, sarebbe importante esprimere il Commissario.
Nell’assemblea sono state presentate in un Manifesto le 10 priorità di Confagricoltura a livello europeo: 1) nuovo allargamento della Ue
: aumentare in termini reali il bilancio destinato all’agricoltura, rimodulare gli aiuti diretti della Pac in funzione dell’evoluzione dei prezzi all’origine e della stabilità dei redditi; 2) cambiamento climatico: varare il “terzo pilastro” della Pac per la gestione comune dei rischi e dei danni provocati dagli eventi climatici estremi, ed aumentare la dotazione finanziaria e rivedere le modalità di funzionamento della vigente riserva di crisi; 3) sicurezza alimentare: sospendere l’entrata in vigore di alcuni provvedimenti discussi nel corso della legislatura in scadenza, in attesa delle conclusioni del dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura promosso dalla Commissione Europea, con la sospensione che deve riguardare le proposte di regolamento sul ripristino della natura e sulle emissioni industriali, e va anche rivista la “Direttiva Nitrati” che risale al1991; 4) riformulare la proposta sugli imballaggi e sui rifiuti da imballaggi secondo il principio della neutralità tecnologica e tenendo conto della specificità dei prodotti destinati all’alimentazione; 5) eliminare dalla normativa sulla Pac gli obblighi relativi alla rotazione obbligatoria e alla destinazione non produttiva dei terreni, e in via immediata, vanno sospese le sanzioni; 6) semplificazione amministrativa: ridurre in misura incisiva gli adempimenti burocratici per gli aiuti diretti della Pac, compresi gli “ecoschemi”; 7) reciprocità e controlli sulle importazioni: assicurare il rispetto delle regole dell’Unione in materia di sicurezza alimentare, biodiversità, tutela del lavoro e del benessere degli animali; 8) inserire grano e semi di girasole nella lista dei prodotti sensibili prevista nella proposta di regolamento riguardante la proroga della sospensione dei dazi sulle importazioni agroalimentari dall’Ucraina; 9) moratoria sui crediti per migliorare la condizione di liquidità delle imprese, con l’eccezionale aumento dei tassi che ha coinciso, a partire dallo scorso anno, con la contrazione dei prezzi all’origine; 10) sostenere la diffusione delle innovazioni per la competitività delle imprese e per l’affermazione di processi produttivi sempre più sostenibili.

Focus - Il piano di proposte presentato da Coldiretti a Bruxelles
Stop alla burocrazia e all’aumento dei costi che danneggiano gli agricoltori italiani, incrementare gli aiuti alle aziende per contrastare la crisi e l’aumento dei tassi di interesse, garantire una moratoria sui debiti, rafforzare la direttiva europea contro le pratiche sleali e cancellare definitivamente l’obbligo dei terreni incolti, sono solo alcune delle proposte del Piano presentato dalla Coldiretti a Bruxelles con migliaia di agricoltori, guidati dal presidente nazionale Ettore Prandini, scesi in piazza con un corteo che dalla stazione Luxembourg ha raggiunto Rue de la Loi, a pochi passi dal Parlamento Europeo, e con il delegato Coldiretti Giovani Impresa, Stefani Parisi, unico italiano a partecipare con i giovani di altre 10 organizzazioni all’incontro con il Commissario Ue all’Agricoltura Wojciechowski e il presidente del Consiglio Agrifish Clarinval.
“Abbiamo predisposto un documento strategico anche sulla Pac dei prossimi anni, che deve essere semplice e in linea con le necessità delle imprese. Dobbiamo dire basta alla contrapposizione tra agricoltura e ambiente voluta da Timmermans, gli agricoltori sono il primo presidio ambientale”, ha spiegato Prandini. Misure, anticipate in una lettera alla presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen,
e che puntano a porre fine all’aumento di adempimenti, obblighi e costi per le aziende agricole legati all’applicazione della condizionalità ambientale. Norme troppo stringenti e spesso svincolate dalla realtà che ne hanno reso di fatto impossibile l’applicazione nelle campagne, già colpite dall’aumento costante dei costi di produzione e un corrispondente calo dei prezzi agricoli.
Coldiretti chiede, dunque, di eliminare le eventuali sanzioni a carico degli agricoltori per il 2024 e il 2025 e di procedere alla cancellazione definitiva dell’obbligo di tenere il 4% di terreni incolti, in quanto la semplice deroga non è sufficiente. Al di fuori della Pac, la situazione economica del settore agricolo è però talmente grave che va affrontata con misure specifiche anticrisi a partire, continua Coldiretti, da una piena flessibilità sugli aiuti di stato, prorogando il Quadro Temporaneo di Crisi e Transizione di almeno un anno per consentire agli Stati membri di sostenere gli agricoltori con strumenti efficaci come la moratoria sui debiti, che aiuterebbe una larga parte delle aziende agricole soprattutto di piccole dimensione e condotte da giovani e donne. Per quanto riguarda poi il caso del grano ucraino, per evitare che l’afflusso di grandi quantità di cereali sul mercato europeo possa far crollare le quotazioni, con il prezzo pagato agli agricoltori italiani che è oggi rischia di essere al di sotto dei costi di produzione, Coldiretti propone di utilizzare parte dei fondi Ue messi a disposizione per l’emergenza ucraina per acquistare e stoccare in magazzini europei i prodotti cerealicoli e, più in generale, prodotti agricoli da destinare ai Paesi colpiti da gravi emergenze alimentari. In questo modo si eviterebbe la destabilizzazione del mercato comunitario e al tempo stesso si potrebbe valorizzare il ruolo geopolitico dell’Europa nella lotta all’insicurezza alimentare di queste aree, sulle quali cresce sempre più l’influenza di Paesi come la Russia. Ma Coldiretti punta anche a scardinare alcune delle follie europee che minacciano l’agricoltura nazionale, dalla direttiva packaging che colpisce le aziende ortofrutticole cancellando, per fare un esempio, insalata in busta e confezioni di pomodorini, alla direttiva “ammazza stalle” che equipara gli allevamenti alle fabbriche, fino all’accordo Mercosur. A rischio, conclude l’organizzazione, è l’intera filiera agroalimentare allargata che sviluppa un fatturato aggregato pari a oltre 600 miliardi di euro nel 2023 con ben 4 milioni di lavoratori in 740.000 aziende agricole, 70.000 industrie alimentari, oltre 330.000 realtà della ristorazione e 230.00 punti vendita al dettaglio. Una rete diffusa lungo tutto il territorio che quotidianamente rifornisce i consumatori italiani ai quali i prodotti alimentari non sono mai mancati nonostante pandemia e guerre.

Focus - Coldiretti: “mai così tanto cibo straniero in Italia con un import record 2023 di 65 miliardi
Dal grano di Putin a quello canadese fatto seccare con il glifosato, mai così tanto cibo straniero è arrivato in Italia con il valore delle importazioni agroalimentari dall’estero che nel 2023 hanno raggiunto il record di 65 miliardi di euro. Prodotti spesso provenienti da Paesi che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale e di rispetto dei diritti dei lavoratori. A denunciarlo è la Coldiretti sulla base di dati Istat nella protesta a Bruxelles a pochi passi dal Parlamento europeo a Bruxelles, dove si tiene l’Agrifish. “Occorre lavorare per aumentare la produzione agricola agendo sul fronte dell’innovazione, con nuove tecnologie di miglioramento genetico per recuperare le produzioni in termini non solo di sostenibilità, ma anche in termini quantitativi e su quello dei contratti di filiera, fondamentali per aumentare il livello di aggregazione dell’offerta, caratterizzando e valorizzando qualitativamente il prodotto nazionale”, ha detto il presidente Ettore Prandini.
Il risultato è un calo della produzione agricola nazionale che spinge il deficit alimentare dell’Italia arrivata a produrre appena il 36% del grano tenero che le serve, il 53% del mais, il 51% della carne bovina, il 56% del grano duro per la pasta, il 73% dell’orzo, il 63% della carne di maiale e i salumi, il 49% della carne di capra e pecora mentre per latte e formaggi si arriva all’84% di autoapprovvigionamento. Il prodotto simbolo dell’import straniero è senza dubbio il grano. In Italia nel 2023 sono più che raddoppiate per un totale di ben oltre il miliardo di chili, denuncia la Coldiretti, le importazioni di cereale dal Canada trattato con glifosato secondo modalità vietate a livello nazionale. Ma anche il grano russo e turco sono aumentati rispettivamente del +1.164% e del +798%, facendo calare in maniera significativa le quotazioni del prodotto italiano.
A pesare ci sono anche gli accordi commerciali agevolati che portano in Italia prodotti coltivati spesso con l’uso di pesticidi vietati nell’Ue che fanno concorrenza sleale ai prodotti italiani, deprimono i prezzi pagati ai produttori e rappresentano una minaccia per la salute dei cittadini. Si va dal riso asiatico che viene coltivato utilizzando il triciclazolo, potente pesticida vietato in Ue dal 2016, ma entra in Italia grazie al dazio zero, alle lenticchie canadesi, anch’esse fatte seccare con il glifosato, che rappresentano i 2/3 del totale importato nel nostro Paese. Ci sono poi le arance egiziane, oggetto di notifiche dal Rassf, il sistema di allerta rapido dell’Ue, per la presenza di Clorpirifos un pesticida bandito nell’Unione Europea dal 2020; le nocciole turche su cui pesa anche l’accusa del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti di essere coltivate con lo sfruttamento del lavoro minorile; i limoni argentini coltivati usando pesticidi tra cui propiconazolo, vietato dal 2019. Senza dimenticare il concentrato di pomodoro cinese che costa la metà di quello tricolore grazie allo sfruttamento dei prigionieri politici e fa abbassare le quotazioni del prodotto nazionale. E resta anche la minaccia dell’accordo Mercosur, il mercato comune dell’America meridionale di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, con le gravi inadempienze di molti Paesi sudamericani sul piano della sostenibilità delle produzioni agroalimentari con rischi per l’ambiente, la sicurezza alimentare e lo sfruttamento del lavoro minorile evidenziato dallo stesso dipartimento del lavoro statunitense.

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