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ATTUALITÀ

Il futuro del grano in Italia? Oltre che dalla Russia molto dipenderà anche dalla siccità

Cai (Consorzi Agrari d’Italia): nel 2023 aumentano i terreni seminati con grano tenero (+6,2%), in calo le superfici coltivate con grano duro (-1,6%)
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Un campo di grano nella foto di Petra via Pixabay

Qual è il futuro del grano italiano? Lo scenario è in divenire ma una sicurezza, negativa, al momento c’è, ed è legata alla scarsità di acqua, una carenza che potrebbe avere conseguenze pesanti per il raccolto. Un primo quadro della situazione è stato tracciato dal Cai (Consorzi Agrari d’Italia), in base alle stime previsionali del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, su dati Istat, sulle semine di cereali autunno-vernini.
Nel 2023 aumentano i terreni seminati con grano tenero (+6,2%), diminuiscono invece le superfici coltivate con grano duro (-1,6%). Se i dati sulle semine, soprattutto di grano tenero, possono considerarsi positivi, a preoccupare Consorzi Agrari d’Italia è la mancanza di acqua ed il lungo periodo di siccità nelle aree più vocate alla cerealicoltura che potrebbero causare problemi alla produzione
. I prossimi saranno mesi cruciali. Una possibile “tegola” che si andrebbe ad aggiungere alla notizia di questi giorni sugli effetti potenziali della minaccia del Ministro degli Esteri della Russia, Sergei Lavrov, nella riunione dei Ministri degli Esteri del G20, di non confermare l’accordo raggiunto con Nazioni Unite, Turchia e Ucraina per assicurare i traffici commerciali nei porti del Mar Nero, in scadenza il 18 marzo prossimo. La mancanza di accordo, come ha sottolineato la Coldiretti, bloccherebbe “l’arrivo in Italia di oltre 1,5 miliardi di chili di grano, mais e olio di semi di girasole che sono sbarcati nella Penisola nell’ultimo anno”.
Tornando ai numeri attuali, ci sono anche aspetti rosei. I primi dati previsionali sulle semine di grano tenero parlano infatti di 572.175 ettari complessivi con un aumento del 6,2%, pari a 33.404 ettari in più rispetto allo scorso anno. Segni positivi per tutte le aree: +8,4% nel Nord Ovest con 144.183 ettari coltivati, +7% nel Nord Est con 270.266 ettari, +1,1% nel Centro (88.873 ettari) e +5,5% nel Sud e nelle Isole con 68.860 ettari. Di segno opposto le stime sulle semine di grano duro che segnalano, invece, 1.218.151 ettari, con una riduzione di 19.807 ettari rispetto al 2022 (-1,6%). A pesare, in particolare, il calo di 28.942 ettari (-3,2%) nel Sud e nelle Isole (875.491 ettari rispetto a 904.433 del 2022). Aumentano invece le superfici seminate al Nord e al Centro: 1.910 ettari in più nel Nord Ovest (+11,2%), 3.947 ettari in più del Nord Est (+3,8%), 2.551 ettari in più nel Centro Italia (+1,2%).
Secondo Consorzi Agrari d’Italia il calo della superficie a grano duro previsto per il 2023 potrebbe essere provvisorio perché dovuto in questa fase al mancato inserimento dei dati completi del Sud Italia, che, in diverse aree, ha protratto il periodo di semina fino a fine febbraio. In lieve rialzo (+0,2%) sono le previsioni per l’orzo che interesserà 268.499 ettari. In crescita gli investimenti nel Nord Ovest (+21,8%), bene anche il Nord Est che si ferma al +1,8%. Su terreno negativo Centro (-1,2%) e Sud e Isole (-8,5%).

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