Il cibo ed il vino non sono solo i prodotti di un territorio, ma sono una parte fondamentale della sua identità, della sua storia e della sua cultura. Un caso emblematico che esemplifica questo rapporto è quello del Grana Padano, nato oltre nove secoli fa nell’Abbazia di Chiaravalle, alle porte di Milano, e che, da tempo, si impegna per la sua conservazione. Il Grana - nome attribuito a questo cacio dagli abitanti delle campagne, meno avvezzi al latino, e per via della pasta compatta e punteggiata di granelli bianchi, ovvero piccoli cristalli di calcio residui del latte trasformato e con il quale lo conosciamo oggi, sopravvissuto a “caseus vetus”, o formaggio vecchio, usato dagli stessi monaci - nasce dalla necessità di conservare il latte, mantenendone inalterati i principi nutritivi, e che, dopo la bonifica del 1135 operata dagli stessi monaci cistercensi del convento che permise loro di ampliare le attività di allevamento, eccedeva di gran lunga il fabbisogno della comunità religiosa. L’Abbazia, fondata da San Bernardo di Clairvaux proprio in quell’anno, tra i più importanti complessi monastici italiani, è un luogo di considerevole valore spirituale, ma anche parte fondamentale del patrimonio culturale italiano, e viene, ancora oggi, guidata dalla comunità monastica cistercense. Ma necessita di urgenti interventi di restauro, in particolare per il recupero della copertura della chiesa abbaziale e delle sue decorazioni, anche in seguito alle violente precipitazioni che, recentemente, l’hanno colpita. Per questo, il Consorzio del Grana Padano Dop ha lanciato “Intrecci”, progetto di fundraising per creare un gruppo di sostenitori privati dell’Abbazia, attraverso l’Art Bonus (lo strumento che permetterebbe ad imprese, individui ed enti non commerciali di beneficiare di un importante credito d’imposta, pari al 65% dell’importo donato, ndr).
L’importanza e l’efficacia di questo strumento fiscale è dimostrata dal fatto che a 10 anni dalla sua introduzione (nel 2014) l’Art Bonus ha permesso di raccogliere, a livello nazionale, risorse per oltre 978 milioni di euro a favore di numerosi progetti culturali. Già utilizzato anche da parte del mondo dell’enogastronomia in favore dei bene culturali italiani, promotori e ideatori della nuova iniziativa sono la Comunità Monastica di Chiaravalle e la Fondazione Grana Padano Ets che il Consorzio del Grana Padano Dop - che è già primo investitore con un importante intervento volto a finalizzare il restauro e la manutenzione della Torre del Cinquecento all’ingresso dell’Abbazia, con un importo di 220.000 euro, e del restauro, conservazione e manutenzione della trecentesca torre nolare, per un importo di 30.000 euro - ha recentemente costituito, perché vuole essere ambasciatore e volano di questo progetto.
Perché, oltre al valore “sentimentale” che lega il Grana a questo luogo dove, oltre nove secoli fa, è nata la sua antica ricetta, a spingere il Consorzio è anche “quello che oggi Chiaravalle rappresenta: arte, fede, spiritualità, lavoro, rapporto con la natura - spiega il presidente, Renato Zaghini - come Consorzio Tutela Grana Padano Dop siamo stati i primi investitori e oggi desideriamo essere ancora di più ambasciatori di questo patrimonio, certi che la risposta e il contributo di tutti permetteranno di portare a termine questa sfida per ripristinare, custodire e tramandare le bellezze di Chiaravalle”.
I fondi necessari per portare a termine gli interventi più urgenti legati alla copertura della chiesa abbaziale ammontano a 550.000 euro, e sono prerequisiti fondamentali per operare qualsiasi intervento di restauro delle opere d’arte presenti nella chiesa. I fondi serviranno al restauro delle “falde di copertura del complesso di Chiaravalle che sono formate da un manto in coppi che attualmente presenta gravi danni diffusi, con elementi scivolati verso il basso e accatastamenti che lasciano scoperte porzioni rilevanti del sottotetto - sottolinea l’architetto Emanuele Filoni, responsabile del progetto di restauro - se non si interviene per tempo verranno interessate le strutture portanti lignee, peraltro oggetto di restauro integrale negli anni Novanta: occorre operare celermente per scongiurare il degrado dei muri perimetrali con distacco degli intonaci delle volte delle navate, transetti, tiburio, abside, sagrestia e cappelle con anche lesioni di cedimento gravose per gli affreschi di inestimabile valore che li decorano, gravati da ripetuti percolamenti evidenti durante le piogge”.
“Il progetto di restauro conservativo e rifacimento consiste nella rimozione dei coppi esistenti con un’attenta opera di selezione e recupero di quelli in buono stato che saranno poi ricollocati a formare l’ordine più esterno in modo da assicurare l’uniformità e la coerenza estetica rispetto alla copertura esistente, nel massimo rispetto della tradizione storica - fa sapere la Fondazione Grana Padano - l’intervento riguarderà anche la bonifica del sottotetto, il ripristino degli abbaini, la posa di una linea vita di sicurezza, la salvaguardia, sistemazione e, dove necessario, sostituzione delle lattonerie (canali di gronda, pluviali, converse, faldali, scossaline e copertine in lamiera di rame), il sistema le griglie parapasseri in gronda e i ganci fermacoppo in rame per la migliore garanzia di fissaggio del manto”, assicurando anche che tutti i contributi ricevuti saranno raccolti direttamente dalla Comunità monastica e interamente destinati al progetto di ristrutturazione e dichiarando che supporterà personalmente la comunità sulle modalità d’utilizzo e di rendicontazione dei fondi anche nei confronti dei donatori privati, attraverso momenti pubblici, visite guidate ed iniziative di coinvolgimento e valorizzazione.
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