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“Il gusto di cambiare” di Carlo Petrini e Gaël Giraud ha “un sapore di futuro” per Papa Francesco

Lo scrive il Pontefice nella prefazione del volume-dialogo tra il fondatore Slow Food e l’economista francese teorico della transizione ecologica

“Questo testo ha generato in me un sapore di speranza, di autenticità, di futuro. Ciò che i due autori portano avanti in questo scambio è una sorta di “narrazione critica” rispetto alla situazione globale: da un lato, elaborano un’analisi motivata e stringente al modello economico-alimentare in cui siamo immersi il quale, per rifarsi alla celebre definizione di uno scrittore, “conosce il prezzo di tutto e il valore di niente”; dall’altra, propongono diversi esempi costruttivi, esperienze assodate, vicende singolari di cura del bene comune e dei beni comuni che aprono il lettore a uno sguardo di bene e di fiducia sul nostro tempo. Critica di ciò che non va, racconto di situazioni positive: uno con l’altro, non l’uno senza l’altro”. Lo scrive, citando Oscar Wilde, Papa Francesco, nella prefazione de “Il gusto di cambiare. La transizione ecologica come via per la felicità”, il libro-confronto tra due intellettuali di primo piano nel panorama internazionale, diversi per formazione ma concordi nella diagnosi e nell’approccio alla situazione attuale, presentato ieri al “Salone Internazionale del Libro” di Torino 2023: Carlo Petrini, gastronomo, fondatore di Slow Food, Terra Madre e della prima Università di Scienze Gastronomiche al mondo a Pollenzo, e Gaël Giraud, economista, matematico e teologo francese e gesuita, direttore del Programma per la giustizia ambientale della Georgetown University di Washington, per la prima volta in dialogo su cibo, economia, finanza e clima.
Un dialogo a tutto campo sulla necessità di un cambio di paradigma culturale, sociale, economico per far sì che il pianeta abbia un futuro e l’esistenza di ciascuno diventi umanamente più ricca, che si dispiega tra le pagine del volume (Slow Food Editore/Libreria Editrice Vaticana, pp. 176, presso di copertina 18 euro), nel quale, sollecitati dalle domande di Stefano Arduini, direttore del magazine “Vita”, Giraud e Petrini analizzano il sistema alimentare, economico e finanziario per segnalarne le rispettive storture e prospettare cambiamenti radicali, che partano da scelte individuali e comunitarie per poi arrivare sul piano politico.
Sul fronte alimentare Petrini evidenzia alcuni dati eloquenti: “da noi lo spreco è funzionale a un modello economico che considera il cibo un prodotto di scarso livello e di scarso valore. Si produce in eccesso, in modo che l’offerta sia sempre superiore alla domanda e i prezzi rimangano bassi. Ancora oggi, circa il 30% del cibo globalmente prodotto non raggiunge la tavola di nessuno. A livello globale produciamo cibo per 12 miliardi di esseri viventi. Gli abitanti della terra sono 8 miliardi. Il 33% del cibo viene buttato. Consumiamo 95 chili di carne pro capite. Negli Stati Uniti si arriva addirittura a 130. Nell’Africa subsahariana a 5 chili. Mentre invece una cifra intorno ai 60 chili è quella più consona a una dieta sana. Diminuire le proteine animali nella dieta equivale a meno spreco, meno consumo di energia e di acqua, meno inquinamento, visto che noi italiani paradossalmente importiamo carne da Argentina e Brasile”.
Giraud porta invece alcune esemplificazioni di carattere economico per mostrare il paradosso in cui siamo intrappolati: “sono stati trasferiti al mercato finanziario gli stessi aggettivi attribuiti a Dio. Alcuni economisti definiscono il mercato “onnipotente”, “onnisciente”, talvolta “benevolo”. È stata reintrodotta una specie di religione pagana nella quale le banche e il business sono divinità intoccabili. In questo modo, il neoliberismo distrugge un altro pilastro della modernità, poiché nei fatti mina l’uguaglianza di fronte alla legge”.
Nella loro disamina, Giraud e Petrini offrono alcuni esempi che danno l’idea dell’urgente necessità di attuare un cambiamento nelle pratiche alimentari ed economiche: secondo il nordamericano Wei-World Engagement Institute, per esempio, nel 2040, se non interverremo, nel mondo si verificherà una diminuzione della disponibilità di acqua del 20% rispetto a oggi. Sul fronte inquinamento, solitamente si pensa che sia la mobilità la fonte principale di tossicità, invece ciò è da ricercarsi nel sistema alimentare, che incide per il 35% sull’inquinamento globale, il doppio dunque di quanto inquinano moto, auto, camion e treni. Sul piano economico è necessario rinunciare all’assolutizzazione del Pil, che oggi viene idolatrato, ma che resta un indicatore di ricchezza che non tiene conto di diverse variabili, come il rispetto dell’ambiente, l’impatto sociale della crescita della ricchezza o le ingiustizie sociali.
Giraud e Petrini si trovano d’accordo nell’evidenziare alcune parole-chiave intorno alle quali la società civile deve attuare una lotta sociale che porti la politica a scelte forti e nette: Giraud la chiama “antropologia relazionale”, che dimentichi l’Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci (un uomo solo, maschio, europeo, senza natura, senza l’altro né l’Altro); Petrini invece individua nella parola “comunità”, in particolare i movimenti giovanili come i “Fridays for Future”, una delle leve possibili per attuare cambiamenti di prospettiva. Da questa visione nascono alcune scelte concrete, possibili e alla mano: dimezzare il consumo di carne perché il 69% dell’acqua che usiamo noi uomini è destinato agli allevamenti intensivi, che sono anche intense fonti di inquinamento; preferire banche etiche o di comunità a istituti di credito che, invece, impediscono la transizione energetica, visto che nel caso delle 11 banche maggiori d’Europa il totale dei loro investimenti in energie fossili arriva a una quota di 530 miliardi di euro, pari al 95% della somma della capitalizzazione di ognuna di tali banche.
I due autori si trovano inoltre concordi nell’affermare che la prospettiva di papa Francesco contenuta e manifestata nell’Enciclica “Laudato si’” e identificata nel motto “meno è più” rappresenta la risposta che il mondo occidentale in crisi di identità può far propria per assecondare il desiderio di giustizia e felicità che ogni persona possiede. Come affermano gli autori, “ciò che conta nella nostra vita non è il numero di automobili che possediamo, ma la qualità delle relazioni che abbiamo tra noi vivi e con la natura, con i nostri antenati e con i nostri futuri figli. Se il nostro obiettivo come individui e società è il Pil o avere più cose, non sarà un vero progresso. L’obiettivo di una comunità deve essere vivere meglio, cioè trovare un senso alla propria vicenda umana”. Dopo la presentazione al “Salone del Libro” di Torino con Massimo Giannini, direttore del quotidiano “La Stampa”, Carlo Petrini, Gaël Giraud e Stefano Arduini saranno protagonisti di alcuni incontri pubblici di presentazione del volume, con la media partnership di “Vita” magazine: all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (22 maggio), a Lecco (23 maggio, Sala Ticozzi), Milano (24 maggio, Bam - Biblioteca degli Alberi), a Verona con il vescovo Domenico Pompili (25 maggio, Eataly Art House), nei “Dialoghi” di Pistoia e al “Festival Biblico” di Vicenza (26 maggio), a Genova (31 maggio), alla Comunità di Sant’Egidio a Roma (6 giugno), a Riva del Garda (15 giugno, Centro Fiere e Congressi), Treviso (16 giugno) e a Bassano del Grappa (17 giugno, Palazzo Roberti).

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