Per chi pensava che i chips di legno nel vino, i cosiddetti trucioli ma anche doghe di legno, non saranno mai autorizzati nell’Unione Europea avrebbe dovuto partecipare al congresso degli enologi italiani (a Milano, 29 giugno al 2 luglio) ! Se fosse stato presente, infatti, si sarebbe reso conto che le riserve nei confronti dell’utilizzo del legno nel vino si stanno lentamente sgretolando anche nella vecchia Europa. La stessa Office Internationale de la Vigne du Vin (OIV) ha dato recentemente un parere favorevole nei confronti di questo utilizzo e oggi, quindi, le barrique europee vedono avvicinarsi un temibile e molto più economico parente. Un surrogato che, secondo i dati presentati al convegno “Vino nel legno o legno nel vino?”, costa tra le quattro e le dieci volte in meno rispetto ad un affinamento tradizionale in botti o barrique di legno.
Scandaloso? Non proprio se si prendono in considerazione i risultati delle esperienze di uso di chips in Italia presentati da Aureliano Amati, docente di enologia all’Università di Bologna.
Si tratta di risultati abbastanza sconvolgenti che mettono in evidenza, infatti, pochissime differenze sul piano dei parametri chimici (antociani, polifenoli ...) tra i vini da barrique e quelli da chips. “Se poi si osservano i risultati della sperimentazione dell’utilizzo di chips più microssigenazione (per essere più vicini a quando avviene nella barrique), le differenze sono ancor più ridotte”.
E sul piano sensoriale ? Cattive notizie anche in questo versante per i cultori della barrique. Secondo Carlo Corino, infatti, consulente vitivinicolo e con esperienza decennale sia in Australia che in Sud Africa (dove l’utilizzo del legno nel vino è autorizzato) anche sul piano sensoriale non vi sono differenze sostanziali. “C’è da sottolineare – ha detto Corino – che nel tempo, dal punto di vista organolettico i vini da barrique mantengono meglio alcune caratteristiche rispetto a quelli da chips ma non in maniera così evidente come si sarebbe tenuti a pensare”.
Più scettico è apparso Renzo Cotarella, enologo e direttore generale della Marchesi Antinori, secondo il quale “tutti i grandi vini nascono nel legno … ma in quello della barrique”. Per il momento, comunque, l’Unione Europea non ha autorizzato questa pratica enologica, ma ha però permesso la sperimentazione per 300.000 ettolitri per 3 anni. Il vino ottenuto, comunque, da questa sperimentazione non potrà essere esportato. La sensazione è però che anche nel vino europeo tra un po’ di tempo si vedranno galleggiare nei contenitori d’acciaio dei chips di legno.
Sarà un bene o un male per il nostro vino ? Difficile dirlo. Tutti per il momento concordano nel dire che l’uso del legno è migliorativo per il vino. Un ultimo appunto: cosa verrà scritto nell’etichetta ? Vino da chips ?
Furio Pelliccia
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