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Il made in Italy agroalimentare vola all’estero. In crescita la domanda dagli Stati Uniti

Coldiretti: l’export fuori dall’Unione Europea ha raggiunto il valore di 26 miliardi nel 2022. Risultati positivi anche nel Regno Unito e in Turchia
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Pasta, uno dei prodotti italiani più apprezzati all’estero (ph: Heather Gill su Unsplash)

Negli States tutti pazzi per il food del made in Italy. Con un aumento del 14% è record storico per l’export agroalimentare italiano fuori dall’Unione Europea dove ha raggiunto il valore di 26 miliardi nel 2022, pari ad oltre il 43% del totale delle esportazioni. A sottolinearlo le stime Coldiretti nel commentare i dati Istat sul commercio estero Extra Ue a dicembre 2022. A spingere il made in Italy sulle tavole fuori dai confini comunitari è la forte domanda degli Stati Uniti in salita del 20% con risultati positivi anche nel Regno Unito (+18%) e in Turchia (+23.%) mentre è dato negativo in Cina (-20%) e in Russia (-5%). L’export alimentare è trainato dai prodotti simbolo della Dieta Mediterranea come vino, pasta e ortofrutta che salgono sul podio dei prodotti italiani più venduti all’estero. Il successo di questi prodotti all’estero confermano l’alto gradimento per la cucina italiana che si è classificata come migliore dieta al mondo del 2023 davanti alla dash e alla flexariana secondo il best diets ranking elaborato dal media statunitense U.S. News & World’s Report’s. “Ma è sotto attacco - lancia l’allarme la Coldiretti - del moltiplicarsi delle imitazioni sui mercati esteri, dal parmesan alle mitazioni di Provolone, Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago o Fontina mentre tra i salumi sono clonati i più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, ma anche la mortadella Bologna o il salame cacciatore e gli extravergine di oliva o le conserve come il pomodoro San Marzano. C’è anche il rischio di un nuovo protezionismo alimentato da etichette ingannevoli come quelle a colori, un sistema di etichettatura fuorviante, discriminatorio ed incompleto che finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. I sistemi allarmistici di etichettatura a semaforo si concentrano esclusivamente su un numero molto limitato di sostanze nutritive (ad esempio zucchero, grassi e sale) e sull’assunzione di energia senza tenere conto delle porzioni, escludendo paradossalmente dalla dieta ben l’85% in valore del made in Italy a denominazione di origine”.
Secondo il presidente Coldiretti Ettore Prandini, “per sostenere il trend di crescita dell’enogastronomia nazionale serve ora agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo” oltre a “cogliere l’opportunità del Pnrr per modernizzare la logistica nazionale che ogni anno rappresenta per il nostro Paese un danno in termini di minor opportunità di export. Ma è importante lavorare anche sull’internazionalizzazione per sostenere le imprese che vogliono conquistare nuovi mercati e rafforzare quelli consolidati valorizzando il ruolo strategico dell’Ice con il sostegno delle Ambasciate”.

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