Se il mercato “chiama”, o meglio “chiede”, chi produce e vende deve rispondere. E così, se i consumatori chiedono vini sempre più leggeri dal punto di vista del grado alcolico, le denominazioni si adattano. E se c’è chi sperimenta e affina i metodi di produzione dei propri vini con un’alcolicità ridotta rispetto alla “norma”, come stanno facendo, per esempio, grandi denominazioni come il Prosecco Doc e il Chianti Docg, c’è chi si porta avanti e lo scrive nero su bianco nel disciplinare. Come ha fatto il Garda Doc, che a partire dalla vendemmia 2025, con la versione bianca a base soprattutto di Garganega (spesso insieme a Chardonnay o Pinot Grigio), “potrà essere commercializzato anche nella versione “low alcol”, con un titolo alcolometrico del 9%, facendo di quella che insiste sul Lago di Garda (che è anche meta di grande turismo, soprattutto dal Nord Europa), la prima Doc italiana dedicata a un vino fermo a bassa gradazione alcolica, segnando un importante passo innovativo nel panorama enologico nazionale”, spiega una nota.
“Questa revisione del disciplinare (approvata con Decreto ministeriale del 24 settembre 2025 e pubblicata in Gazzetta Ufficiale l’8 ottobre 2025) rappresenta un passaggio strategico per la nostra denominazione e per i produttori che ne fanno parte. È il risultato di un confronto costruttivo con il Ministero e con gli operatori del settore, con l’obiettivo di rispondere in modo concreto alle nuove esigenze del mercato e dei consumatori, oggi sempre più attenti a vini identitari, versatili e contemporanei. È un passo avanti che rafforza l’identità del Garda Doc e ne amplia le potenzialità produttive e commerciali, mantenendo come filo conduttore la qualità e il legame con il territorio”, commenta il Paolo Fiorini, presidente Consorzio Garda Doc, che mette insieme oltre 60.000 ettari di vigneto tra le Province di Brescia, Mantova e Verona, e rappresenta “250 produttori, lavorando con uno spirito di collaborazione che permette ai vini Garda Doc di esprimere al meglio la ricchezza e la varietà delle terre gardesane”.
Ma l’aggiornamento del disciplinare, spiega inoltre il Consorzio, “introduce nuove tipologie e importanti revisioni tecniche. Entrano a far parte della denominazione il Garda Müller Thurgau, nelle versioni vino, frizzante e spumante, e il Garda Rebo, nella categoria vino fermo. Per le tipologie spumante e frizzante vengono, inoltre, aggiunte le specificazioni di vitigno “Garganega” e “Chardonnay”. E per le versioni rosé spumante e frizzante debutta la specificazione “Corvina”, che arricchisce ulteriormente il profilo della denominazione valorizzando una varietà autoctona tra le più rappresentative dell’area gardesana. Un riconoscimento che conferma l’attenzione crescente del Consorzio verso le uve del territorio e la volontà di offrire vini capaci di esprimere autenticità, identità e legame con l’origine. Tra le novità spicca anche l’introduzione del Pinot Grigio Ramato Rosato, una varietà che valorizza uno dei vitigni simbolo del Nord Italia, proponendone un’interpretazione contemporanea e coerente con la sensibilità attuale verso vini freschi, eleganti e dalla forte identità. Rilevante anche l’introduzione, per la categoria spumante, del termine “Cremant”, che avvicina la produzione gardesana agli standard qualitativi internazionali e alle più prestigiose tradizioni europee”, spiega ancora il Consorzio. Le modifiche prevedono, infine, anche l’estensione della zona di produzione a una parte del Comune di Castenedolo, in Provincia di Brescia, e la possibilità di utilizzare tutti i contenitori previsti dalle normative europee per il condizionamento dei vini Garda Doc.
“La nostra missione - conclude Fiorini - è chiara: dare voce a un territorio unico, che ha saputo unire la tradizione viticola a una visione moderna e internazionale. L’aggiornamento del disciplinare è un tassello fondamentale di questo percorso, perché consente di valorizzare ulteriormente le peculiarità delle varietà autoctone e internazionali che convivono in quest’area, offrendo al consumatore un ventaglio di esperienze gustative coerente, riconoscibile e profondamente legato al Lago di Garda”. Tutte le modifiche saranno attuabili già dalla vendemmia in corso, relativa alla campagna vitivinicola 2025/2026, “segnando un nuovo capitolo nel percorso di crescita della denominazione. Con queste modifiche, il Consorzio Garda Doc rinnova il proprio impegno nel promuovere la qualità, la sostenibilità e l’identità territoriale, raccontando un territorio che guarda al futuro senza perdere il legame con le proprie radici”.
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