
“Il vino è una metafora clamorosa della potenza italiana, è quello che meglio incrocia tradizione e innovazione, è il modo migliore per raccontare il meglio di un paese intero, e il padiglione di quella che io amo chiamare l’esperienza vitivinicola italiana, ad Expo2015, non serve solo a celebrare, ma a dire quello che possiamo essere”. Così il Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, oggi, a Bergamo, nell’ultima tappa del road-show di presentazione di “Vino A Taste of Italy”, il “Padiglione Vino” che sarà realizzato da Vinitaly “nell’incrocio tra il cardo e il decumano, dove stimiamo che passi il 90% dei 20 milioni di visitatori che verranno ad expo”.
“Essendo il Ministero l’“azionista di riferimento” del lavoro e del progetto che abbiamo impostato - ha aggiunto Martina - sono convinto che racconteremo appieno l’Italia del vino, che non è solo un fatto di prodotto, ma di persone, di territorio, di professionalità, di storia. Dobbiamo fare un grande lavoro di racconto, perché in ballo non c’è solo una filiera importantissima, ma la possibilità di corrispondere al grande tema di Expo2015 - Nutrire il Pianeta Energia per la Vita - con quello che ne consegue. Non siamo in una fiera, ma stiamo dentro un’esposizione universale, esperienza che ha caratteristiche particolari, in un contesto internazionale ed istituzionale, e di confronto di pratiche di ogni Paese sul tema.
Il senso del padiglione è dire che il vino è uno degli assi centrali del modello italiano, che coinvolge il mondo dell’impresa in modo tutt’altro che banale. Nella mia esperienza ho trovato nelle cantine la forza di sfidare l’esistente e di andare oltre, di innovare, che non ho trovato in altri settori italiani.
Dobbiamo saper legare tradizione e innovazione, in un gioco che per noi sarà sempre a somma positiva, perché poter fare il racconto di personalità che hanno fatto la storia del vino italiano, come succederà, non è solo memoria, ma testimonianza e presupposto per costruire innovazione e prospettiva. Se uno racconta Veronelli al mondo, per esempio, racconta l’incrocio tra coltura e cultura, intellettualità e produzione, che solo l’Italia ha. E la potenza di questa unicità la vediamo quando andiamo a raccontarla all’estero: se partiamo da questi concetti, non ce ne è per nessuno. Basta vedere cosa abbiamo fatto in questi anni con l’export: la capacità di risalita del vino dalla crisi e dagli scandali degli anni 80, è la metafora dell’Italia. Il lavoro che stiamo facendo andrà oltre il Ministero, oltre Vinitaly, oltre Expo: è fondamentale dare il meglio delle esperienze territoriali. Perché Expo è policentrica e territoriale, o non è”.
La tappa di Bergamo del road show era dedicata a Luigi Veronelli, indimenticabile pioniere e “maître à penser” della cultura enogastronomica e agricola italiana, e grande sostenitore dei piccoli vignaioli.
“Vignaioli che andranno valorizzati e difesi anche ad Expo, perché ancora oggi sono il cuore pulsante dell’enologia italiana che sta trionfando nel mondo, grazia alla qualità di chi lavora la terra e nella terra crede, e vuole proporsi al mondo che verrà a Milano”, ha aggiunto Gian Arturo Rota, alla guida del “Comitato decennale Luigi Veronelli”.
“Spero che la dedica a Luigi di oggi sia la traduzione più completa perché Veronelli viva concretamente e filosoficamente dentro ad Expo. Che, intanto, sarà protagonista a Milano - ha aggiunto Rota - nella mostra che organizzeremo con la Triennale dal 20 gennaio 22 febbraio, “Luigi Veronelli, Camminare la terra”, importante perché così portiamo Veronelli nel cuore di un luogo della cultura che non è solo enogastronomica. Vogliamo consacrare Veronelli come uomo di cultura a tutto tondo, e che è stato capace di affermare il concetto che il cibo e il vino sono fatti culturali tout court”.
“Mostra che poi porteremo a Bergamo, nel Monastero di Astino, nei sei mesi di Expo - con la città che sarà anche vetrina del vino italiano - ha detto il sindaco della città orobica, Giorgio Gori con un padiglione in centro, e snodo di tante esperienze nei territori della Valcalepio, ma anche della vicina Franciacorta, perché non è pensabile che in un’occasione come questa non si lavori insieme e non si faccia rete”.
“La cultura di Veronelli - ha aggiunto il dg Veronafiere, Giovanni Mantovani - deve essere rappresentata, e lo sarà, dentro il padiglione vino. Il progetto del Padiglione, condiviso fortemente con il Comitato Scientifico guidato da Riccardo Cotarella e con il Ministero, ha lo scopo di lasciare un ricordo indelebile nei visitatori di quello che è la cultura del vino italiano. Quello che vogliamo raggiungere è realizzare una sorta di grande spot per la conoscenza la promozione e la cultura del vino del nostro Paese a livello internazionale. Niente come il vino ha accompagnato storia di Italia, che, non a caso, veniva chiamato Enotria. E ha dato forma alla vita dell’uomo, del paesaggio, a quella religiosa, dando forma al nostro stile di vita, fatto di tradizione gastronomica e di cultura del cibo e del bere.
L’obiettivo - aggiunge Mantovani - è far capire a quella metà del mondo che pensa ancora che l’Italia non sia grande produttore di vino, che invece lo è, e che il vino italiano ha un ruolo importantissimo e sta alla pari di tutti i vini del mondo, con caratteristiche proprie, specificità e legami con territori che poi vorremmo fossero il “fuori salone” di Expo. Siamo a buon punto, in una fase molto operativa, e nei prossimi 2 mesi immaginiamo di aver definito in maniera completa l’assetto del padiglione. Che continueremo a promuovere anche in Europa, e in Cina, con una missione dedicata ad Expo che toccherà Pechino e altre 8 importantissime città del Paese. E poi ci saranno tante tappe di avvicinamento, con le attività di Vinitaly International nel mondo ormai ovunque, della Vinitaly International Academy, il Forum “Wine2Wine” a dicembre a Verona e, naturalmente, e Vinitaly a marzo 2015, che saranno ulteriori spot del padiglione.
Pensiamo e sogniamo che Expo sia il modo di mostrare l’Italia migliore, fatta di migliaia e migliaia di attività che raccontano di un Paese che può avere eccellenze, come il vino, che vanno trainate e spese nel mondo”.
Focus - “Vino A Taste of Italy”, padiglione raccontato da Italo Rota, architetto e direttore artistico
“Quando abbiamo iniziato a lavorare su padiglione - spiega Italo Rota, architetto e direttore artistico del progetto - abbiamo condiviso l’idea che affrontasse il tema del futuro del vino, che parlasse di questa straordinaria materia dalla fisicità molto forte. Idea semplice, ma difficile da realizzare, è che nella visita persone utilizzassero ai cinque sensi. I percorsi di adulti e bambini saranno separati, per esperienze diverse che poi in famiglia si possano raccontare.
Sarà diviso su due livelli, il primo per tutti i visitatori, il secondo per chi vuole soffermarsi ed entrare nella “biblioteca del vino”, che ha molto a che fare con Veronelli. Si parla di polverizzazione e diversità dei vini italiani. Si chiama così perché come in una in biblioteca ci sono migliaia di libri, così ci saranno migliaia di bottiglie. Come aumentare la conoscenza del vino? Leggere un vino vuol dire assaggiarlo.
Ed è anche un padiglione che esprime sincerità: non è una scenografia, non è virtuale, perché materia è viva, risponde all’anima del vino, dalla fioritura delle vigne a primo bicchiere servito.
L’idea è un mix tra affreschi veri e propri realizzati da artisti italiani, e di affreschi che si trasformano in filmati. E di cose di grande impatto scenico ed emozionale, come la stanza con la grande coppa che contiene litri e litri di vino.
È pensato per far fare foto ai visitatori che poi facciano “il porta a porta” virtuale, con gli smart phone, da condividere nel mondo.
Sarà pietra, marmo, intonaci: tutto vero, si dovrà toccare. E questo dirà che tutti i vini al piano di sopra sono veri. La storia che vogliamo raccontare è un’Italia dove passato presente e futuro, del vino e non solo, stanno insieme”.
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