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“IL MIGLIOR PIANO REGOLATORE DELLE CITTA’ DEL VINO”? VINCONO, EX EQUO, IDUE MODELLI APPARENTEMENTE IN CONTRADDIZIONE. “OLD STYLE” E “NEW STYLE”, PENSATI COME “MODELLO DEL BUON VIVERE” IN ITALIA: SIZZANO (NOVARA) E CASTELNUOVO BERARDENGA (SIENA)

Italia
Il paesaggio perfetto delle Langhe

Se il tradizionale significato di “intervento urbanistico” rende da sempre ogni piano regolatore una pratica istituzionale rigorosamente “old style” riservata agli esperti del settore, la sempre maggiore attenzione alla tutela e al rispetto del paesaggio come componente essenziale della vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identità, attribuisce alla programmazione territoriale un aspetto decisamente “new style” e finalmente comprensibile ai più. Sizzano (Novara) e Castelnuovo Berardenga (Siena) si aggiudicano, ex equo, il primo premio all’edizione 2008 del concorso “Il miglior piano regolatore delle Città del Vino”: due esempi diversi di programmazione territoriale a 360 gradi, apparentemente in contraddizione, ma entrambi pensati come “modello del buon vivere” in Italia.

Tra le “magnifiche sette” Città del Vino arrivate in finale - Bardolino (Verona), Gavorrano (Grosseto), Jesi (Ancona), Negrar (Verona) e Nizza Monferrato (Asti), le altre in gara - ad aggiudicarsi l’ambito e originale premio, alla pari, sono le cittadine di Sizzano, in Piemonte, e Castelnuovo Berardenga, in Toscana: la prima con un Piano Regolatore Generale e la seconda con un Piano Strutturale che, a giudizio della giuria di esperti del settore, in modo diverso hanno risolto il problema della gestione delle aree vitate nello scenario di sviluppo interno ai propri territori, grazie ad una connessione diretta tra gli stessi territori e il sistema normativo vigente nelle due regioni.

“Il concorso - sottolinea Valentino Valentini, presidente delle Città del Vino, l’associazione dei Comuni a più alta vocazione vitivinicola d’Italia - rappresenta uno stimolo e un confronto per far sì che tutte le Città del Vino italiane prendano coscienza delle ricchezze e dei punti deboli dei loro territori, rappresentando un continuo aggiornamento sulla cultura e conoscenza dell’assetto vitivinicolo, con alla base dei principi fondamentali: il territorio rurale e, in particolare, quello vitivinicolo devono essere trattati allo stesso modo degli assetti urbani perché l’equilibrio estetico e ambientale va a tutto vantaggio del successo economico e sociale di un intero territorio, condividendo questa filosofia con gli stessi produttori, con chi cioè è poi l’artefice diretto del territorio”.

“Il Piano Regolatore delle Città del Vino - spiega l’architetto e urbanista Pier Carlo Tesi, tra gli ideatori del progetto e componente della giuria - ha lo scopo di creare un patrimonio di regole uguale per tutti, fornendo strumenti concreti grazie al continuo scambio di esperienze, con lo scopo di conservare le potenzialità vitivinicole dei territori delle Città del Vino, consentirne la tutela, e al tempo stesso favorire forme di sviluppo equilibrato. Il territorio non può essere ingessato o musealizzato. Va saputo gestire attraverso regole che siano condivise”.

L’aspetto “new style” del Piano Strutturale di Castelnuovo Berardenga, il cui territorio fa parte della Docg Chianti Classico, è la forte attenzione riservata all’assetto vitivinicolo, che rappresenta la risorsa primaria non solo dal punto di vista economico, ma storico-culturale, sociale e soprattutto paesaggistico. I fattori di forte identità locale risultano pressoché intoccabili, mentre le altre forme di uso del territorio agricolo intrecciano il loro valore con quello proprio della produzione vitivinicola; così si stabiliscono interventi strutturali come le strade di comunicazione, o economici con la creazione di nuovi posti di lavoro e culturali quali la presenza di centri di ricerca. In questa prospettiva il piano propone attività “integrative” volte al miglioramento e all’ampliamento del commercio, dell’artigianato e dell’offerta turistico-ricettiva. Altro elemento decisamente “new style” è l’aver reso partecipi dell’organizzazione del proprio territorio gli stessi cittadini, grazie ad un forum che ha accompagnato la stesura del Piano.

“La novità di questo modello di pianificazione urbanistica - sottolinea Stefano Stanghellini, membro della giuria e coordinatore di Urbanpromo 2008 (Venezia, dal 12 al 15 novembre), l’evento di marketing territoriale in occasione del quale avverrà la premiazione dei due piani vincitori - è l’aver individuato nelle zona ad alta vocazione vitivinicola la risorsa fondamentale dalla quale partire per costruire lo sviluppo di un intero territorio”.

Il Piano Regolatore di Sizzano, cittadina situata nel territorio della Docg Ghemme, seppur nella sua veste “old style” di pieno rispetto della normativa piemontese in materia strettamente urbanistica, si distingue per diversi contenuti originali, prima fra tutti la cosiddetta “zonazione vitivinicola”, che definisce quattro aree distinte in cui la coltivazione della vite è disciplinata in modo diverso (aree agricole di pianura, aree a denominazione di coltivazione viticola ordinaria, aree a denominazione di coltivazione viticola di qualità, aree di conservazione della memoria viticola storica).

“La zonazione - sottolinea Attilio Scienza, professore di viticoltura all’Università di Milano e membro della giuria - deve diventare una base conoscitiva su cui impostare l’organizzazione del territorio, sia per creare elementi di conoscenza più profonda dei terroir strettamente legati ai vini prodotti, indirizzando i produttori al rapporto vitigno/ambiente, sia per difendere il territorio da scelte urbanistiche inopportune, come nuove eventuali costruzioni ma anche per dare ai produttori le migliori indicazioni possibili per le loro vigne; i Comuni così possono organizzarsi nel modo migliore, stabilendo dove è meglio realizzare, ad esempio, punti di sosta, dove mangiare e così via”. “Questo perché - sottolinea Alessandro Bracchini, membro del Consiglio Direttivo Nazionale dell’Istituto Nazionale di Urbanistica (Inu) - i territori vitati hanno un loro valore economico a prescindere dalla loro edificabilità, in alcuni casi più elevato degli stessi suoli edificabili, intorno ai quali le Città del Vino si costruiscono e che deve essere normato e tutelato”.

“Il governo di un territorio - conclude Antonio Fassone, esperto in architettura del vino e membro della giuria - deve essere considerato nella su complessità: l’intero sistema si fonda sull’economia di qualità e sullo stretto rapporto tra i sistemi urbani e quelli agricoli”.

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