Per evitare la liberalizzazione degli impianti vitivinicoli alla scadenza del 2015 sosteniamo “un’azione comune tra i partner europei, che possa tradursi in una lettera degli Stati membri interessati alla Commissione Europea”. Lo ha detto al suo arrivo, oggi a Lussemburgo, il Ministro delle Politiche Agricole Saverio Romano che, a margine ai lavori, spera incontrare i ministri presenti interessati all’iniziativa.
L’obiettivo: “è opportuno e utile - dice il ministro - che già alla scadenza del 2015 ci facciamo trovare pronti con un provvedimento che eviti questa liberalizzazione, la quale sarebbe veramente dannosa, non solo per i produttori italiani, ma anche per la maggioranza dei produttori europei”. Per questo Romano auspica di poter affrontare direttamente l’argomento già con i ministri francese, spagnolo e con altri colleghi in quanto - aggiunge - “immagino che, come noi, abbiano la necessità di tutelare un percorso che nel tempo si è dimostrato vincente”.
Questo intervento del Ministro Romano (che sinceramente nessuna colpa ha sull’arrivo tardivo su questo argomento dell’Italia, ndr) arriva dopo che la Francia e la Germania hanno già detto no da tempo alla politica europea di liberalizzazione dei diritti d’impianto per le vigne che dovrebbe entrare in vigore nel 2016. Il Ministro dell’Agricoltura di Parigi, Bruno Le Maire, in assemblea nazionale, ha dichiarato che la Francia “si è opposta alla liberalizzazione degli impianti” di nuove vigne nell’Ue, sottolineando che questa riforma si tradurrà in “un aumento del 30% circa delle superfici agricole coltivate”, in “una diminuzione immediata della qualità”, in una superproduzione, “nel crollo dei prezzi” e nella “rovina per migliaia di viticoltori in Francia come nel resto d’Europa”. “Questa decisione di liberalizzazione non va bene e faremo di tutto per far cambiare idea alla Commissione”, ha aggiunto il ministro. Ed anche il presidente francese Nicolas Sarkozy e il cancelliere tedesco Angela Merkel si “sono espressi contro questa liberalizzazione dei diritti di impianto. E abbiamo convinto - ha spiegato Le Maire - l’Ungheria, l’Italia e l’Austria, ha sposare la nostra posizione. Continueremo a fare il giro dei Paesi europei”.
La comunicazione - La deputata Susanna Cenni (Commissione agricoltura alla Camera dei Deputati) interviene a Parigi sulla deregulation vitivinicola. “Attendiamo una posizione ufficiale del Governo sulla liberalizzazione dei vigneti”
“Occorre un impegno concreto da parte del governo per tutelare il buon vino italiano in vista dell’attuazione del regolamento 479/2008, che prevede la liberalizzazione dei diritti d’impianto dei vigneti in Europa a partire dal 2015. Liberalizzazione che ha visto aprirsi da tempo una riflessione ovunque e che secondo buona parte del produttori Italiani può destabilizzare l’equilibrio di molte zone vitivinicole, soprattutto le zone di produzione a denominazione di origine più importanti”. È l’allarme lanciato da Susanna Cenni, deputata Pd in Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati, intervenuta, nei giorni scorsi, a Parigi, ad un incontro al Senato francese sul tema della liberalizzazione dei diritti di impianto dei vigneti.
“La Toscana, grazie anche ad una legge regionale sulla programmazione degli impianti, viene presa come riferimento anche da altre regioni, continua a produrre vini di ottima qualità, ad esportare importanti quantità, a rappresentare l’eccellenza In occasione della celebrazione delle eccellenze vinicole italiane sembra assurdo non affrontare un tema così importante come gli scenari che potrebbero aprirsi con la liberalizzazione dei diritti d’impianto”.
Mentre l’Europa corre ai ripari l’Italia non si esprime. “Mentre i Governi d’Europa corrono ai ripari - prosegue Cenni - il Governo italiano come sempre resta al palo. L’esecutivo non ha ancora assunto una posizione sull’argomento, e non ha nemmeno sentito il bisogno di ascoltare il mondo del vino. Infatti, l’unica iniziativa ad oggi è la risoluzione presentata dal Pd alla Camera dei Deputati per chiedere attenzione ed analisi di scenario su un provvedimento tutt’altro che lontano e che in effetti può avere anche effetti pesanti sul comparto alla luce della crisi economica.. Sulla vicenda sono intervenuti nei giorni scorsi Sarkozy e la Merkel, mentre fra i principali paesi produttori anche Spagna e Ungheria si sono già espressi per il ‘no’ alla deregulation. Ma la cosa che più colpisce e che mentre gli altri paesi europei si stanno muovendo in modo compatto per risolvere la questione e salvaguardare la produzione dei vini nazionali, il Governo italiano tace, impegnato dietro a ben altre preoccupazioni che difendere il valore del buon vino italiano”.
“Al di là delle ipotesi fatte dalla Federdoc - conclude Cenni - che ha stimato un raddoppio della superficie vitata del Chianti dai 17.000 ettari attuali a 35.000 ettari, noi crediamo che prima di abbandonare ogni strumento di regolazione degli impianti occorra approfondire attentamente la questione sia con il sistema dei produttori che con le Regioni e gli altri Paesi vitivinicoli europei. Il terzo Ministro dell’Agricoltura di questo Governo ha speso alcune prime belle parole a Vinitaly, ma ad oggi le Commissioni Agricoltura di Camera e Senato non hanno ancora avuto il piacere di ascoltare il suo pensiero sull’agricoltura Italiana. Ci aspettiamo che il Ministro dell’Agricoltura e il Governo si decidano ad assumere una posizione sui temi che noi e buona parte del mondo vitivinicolo europeo stiamo mettendo sul tavolo, aprendo discussioni e confronti e soprattutto provando a svolgere un ruolo attivo in questa discussione europea, degno del grande vino che la nostra Terra produce”.
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