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IL MINISTRO ZAIA PRESENTA LA BOZZA DI DECRETO SULL’ETICHETTA DEL LATTE. COLDIRETTI: “IMPORTANTE RISULTATO”. CONFAGRICOLTURA: “VALORIZZARE IDENTITÀ NAZIONALI”. CIA: “BENE, MA NON RISOLVE GRAVI QUESTIONI”. FOCUS: L’ETICHETTA SU TAVOLE DEGLI ITALIANI

Dopo il latte fresco, la rintracciabilità dell’origine del prodotto in etichetta arriverà anche per il latte a lunga conservazione e i derivati del latte. Il Ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia ha presentato la bozza del decreto ministeriale sull’etichettatura obbligatoria di origine riferita al latte a lunga conservazione e Uhte i prodotti lattiero-caseari.
“Questo decreto, che firmerò la prossima settimana dopo un altro incontro con le parti interessate, traccia una nuova filosofia - sottolinea il Ministro - rivolta ad assicurare la certezza dell’origine del prodotto in etichetta”. Per il presidente della Coldiretti Sergio Marini è un importante primo risultato “della nostra mobilitazione a difesa del made in Italy dalla stalla alla tavola che ha impegnato migliaia di allevatori ai valichi, ai porti, davanti agli stabilimenti industriali e nelle sedi istituzionali. Un grande risultato che va nell’interesse degli imprenditori agricoli, ma soprattutto dei consumatori e della trasparenza e competitività dell’intero sistema Paese”.
“Il Decreto conferma la determinazione del Ministro Zaia nel voler valorizzare le identità nazionali, che sono la ricchezza dell’Europa e non il suo limite”, è il commento di Confagricoltura, mentre per la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori “va nella direzione giusta. Il provvedimento da solo, tuttavia, non risolve le gravi questioni del settore lattiero-caseario”.
La bozza del Decreto sull’etichettatura presentata dal Ministero delle Politiche Agricole si compone di quattro articoli: nel primo si afferma che nell’etichettatura del latte sterilizzato a lunga conservazione e del latte Uht è obbligatorio indicare il luogo di origine del latte oggetto di trattamento, secondo le modalità previste nei precedenti decreti ministeriali del 27 maggio 2004 e 14 gennaio 2005, che riguardavano il sistema di etichettatura nel latte fresco; nel secondo articolo la stessa obbligatorietà dell’indicazione di origine in etichetta riguarda i prodotti lattiero-caseari; nel terzo si afferma il divieto di impiego di proteine concentrate del latte, caseine e caseinati nella fabbricazione e nella commercializzazione di formaggi e latticini “per prevenire frodi nel settore e valorizzare i metodi produttivi consolidati nel tempo”; il quarto articolo riguarda infine l’utilizzo di cagliate nei formaggi, che deve essere menzionato in etichetta con l’indicazione “formaggio ottenuto da cagliata”.
“Questo nuovo approccio legato alla trasparenza in etichetta darà nuove opportunità al comparto lattiero-caseario, perché la nostra è una produzione di qualità - prosegue Zaia - grazie alla presenza dei nostri produttori esistono 38 formaggi Dop. Non siamo d’accordo, come già detto con la scelta del Commissario europeo Fischer Boel, che vuole destinare 1,2 miliardi di euro in due anni per comprare sul mercato latte scremato in polvere e burro, cose che in Italia non produciamo. Chiediamo invece che questi soldi vengano investiti per piani di abbandono e avviare gli aiuti per gli ammassi privati del formaggio. Lunedì - conclude il Ministro - avremo un altro tavolo con le parti interessate per le ultime limature al decreto. Finora la bozza ha ricevuto la quasi totale unanimità di consensi. Solo il mondo dell’industria ha qualche perplessità”.
La Coldiretti sottolinea come il decreto obbliga ad indicare l’origine del latte impiegato nel latte a lunga conservazione e in tutti i prodotti lattiero caseari, ma vieta anche l’impiego di polveri di caseina e caseinati nella produzione di formaggi. Secondo la Coldiretti, si stabilisce chiaramente che il formaggio si fa con il latte e non con le polveri, ma regolamenta anche l’impiego di semilavorati industriali (cagliate) nella produzione di formaggi e mozzarelle che dovrà essere indicato in etichetta.
“Oggi - sottolinea la Coldiretti - tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta e la metà delle mozzarelle non a denominazione di origine sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere all’insaputa dei consumatori. Si tratta di un inganno che è finalmente destinato a finire con l’Italia che è leader europeo nella qualità ed ha il dovere di svolgere un ruolo di leadership a livello comunitario dove porteremo il provvedimento fino in fondo”.
Secondo l’indagine Coldiretti-Swg la quasi totalità dei cittadini (98%) considera necessario che debba essere sempre indicato in etichetta il luogo di origine della componente agricola contenuta negli alimenti, per colmare una lacuna ancora presente nella legislazione comunitaria e nazionale, ma in Italia la metà della spesa è ancora anonima. Il pressing della Coldiretti ha portato all’obbligo di indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca, all’arrivo dal primo gennaio 2004 del codice di identificazione per le uova, all’obbligo di indicare in etichetta, a partire dal 1 agosto 2004, il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto, all’obbligo scattato il 7 giugno 2005 di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco, all’etichetta del pollo made in Italy per effetto dell’influenza aviaria dal 17 ottobre 2005 e all’etichettatura di origine per la passata di pomodoro a partire dal 1 gennaio 2008. Dal 1 di luglio è arrivato anche l’obbligo di indicare l’origine delle olive impiegate nell’extravergine, ma molto resta ancora da fare e per oltre il 50% della spesa, secondo la Coldiretti, l’etichetta resta anonima per la carne di maiale, coniglio e agnello, per la pasta, le conserve vegetali, ma anche per il latte a lunga conservazione e per i formaggi non a denominazione di origine.
“Iniziativa apprezzabile - secondo Confagricoltura - nell’ottica di tracciare un percorso che permetta di valorizzare le produzioni lattiero-casearie nazionali. La strada che si intende seguire per normare l’etichettatura, richiamata dal Ministro, è quella definita per l’extravergine d’oliva. In tal senso, siamo certi, assicurerà risultati duraturi”. Secondo Confagricoltura la crisi nel settore lattiero caseario, colpisce tutta l’Europa e va affrontata con misure forti ed incisive adeguate alle produzioni di tutti i Paesi: “pensare di risolvere il problema con strumenti nazionali non è realistico, ma anzi creerebbe le condizioni per favorire i paesi a maggior produzione lattiera”.
Confagricoltura non ritiene accettabile la prosecuzione di una politica discriminatoria nei confronti dei Paesi a più elevata tradizione qualitativa, e per questo anche assoggettati a maggiori oneri produttivi. L’Organizzazione degli imprenditori agricoli ribadisce l’assoluta necessità che l’Italia, con il coinvolgimento di tutti, si faccia promotrice di un’azione a livello europeo per indurre i Paesi partner e la commissione esecutiva a definire: nuovi modelli contrattuali per il settore lattiero caseario, rinnovati sistemi di regolazione e controllo dei volumi produttivi, misure utili a creare liquidità alle imprese e a recuperare le perdite subite, misure in grado di stimolare il consumo di prodotti lattiero caseari e la ricerca di nuove tipologie produttive, nuove opportunità commerciali per il latte e per i prodotti derivati.
Per la Cia “l’etichettatura d’origine per il latte a lunga conservazione e tutti i derivati del latte (formaggi, yogurt) va nella direzione giusta, anche se da sola non risolve di certo i complessi problemi che sono costrette ad affrontare le imprese. Resta, tuttavia, aperta la grave questione del prezzo alla stalla che ha raggiunto livelli non più remunerativi. E’, comunque, importante che su tale decreto il Ministro abbia aperto un confronto con tutte le parti interessate. Già da lunedì prossimo si svolgerà un Tavolo tecnico che affronterà i vari aspetti del provvedimento. In questa sede la Confederazione s’impegnerà ad apportare le opportune modifiche migliorative”. Per la Cia, però, il problema del prezzo del latte alla stalla resta di prioritaria importanza. Gli allevatori sono alle prese con una situazione che ha assunto aspetti drammatici. Soluzioni positive, al momento, non si intravedono, vista anche la posizione intransigente e di netta chiusura assunta dall’Assolatte.

Focus - L’etichetta con l’origine sulle tavole degli italiani
Cibi con l’indicazione di provenienza:
Carne di pollo e derivati
Carne bovina
Frutta e verdura fresche
Uova
Miele
Passata di pomodoro
Latte fresco
Pesce
Extravergine di oliva
E quelli senza
Pasta
Carne di maiale e salumi
Carne di coniglio
Frutta e verdura trasformata
Derivati del pomodoro diversi da passata
Latte a lunga conservazione
Formaggi non Dop
Derivati dei cereali (pane, pasta)
Carne di pecora e agnello
Fonte: elaborazioni Coldiretti

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