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IL MONDO DEL VINO TRA CRISI, PROIBIZIONISMO E NUOVE SCELTE PER IL FUTURO DEL SETTORE. A WINE SHOW DI TORINO UNA RIFLESSIONE SU COME STA ANDANDO IL MERCATO. BURDESE (SLOW FOOD) “SERVE UNA POLITICA DI PROGRAMMAZIONE NEI TERRITORI DEL VINO”

La crisi morde ma anche il neo proibizionismo in salsa italiana ci mette del suo: il mondo del vino certo non sta attraversando il migliore dei momenti e per questo si impongono nuovi approcci al mercato e una riflessione a tutto tondo sullo stato del settore, sulle scelte passate, quelle presenti e quelle a venire. Ecco il filo rosso del convegno “Il futuro del vino tra sovrapproduzione, prezzi e mercato”, che ha aperto oggi il Wine Show (www.wineshow.it), a Torino dal 24 al 26 ottobre (aperto al pubblico, ingresso 10 euro), evento dedicato a tutti gli eno-appassionati italiani, organizzato da Lingotto Fiere-gruppo Gl Events Italia.
Il direttore generale del Lingotto Fiere, Andrea Varnier, ha ricordato come questa edizione si presenta all’insegna del rinnovamento, a partire dal nome della manifestazione, ma anche dai contenuti, che si concentrerà negli appuntamenti b2b tra operatori e produttori ma anche sul consumo del “vino quotidiano”, con la presentazione della guida di Slow Food, e sulla consapevolezza del bere.
Poi la parola è passata al panel di esperti per una riflessione a tutto tondo sulla fase che sta attraversando il mondo del vino. Il direttore di WineNews Alessandro Regoli ha illustrato i risultati di una inchiesta condotta su 25 aziende che ha permesso di tastare il polso del settore. Lo scenario emerso è quello di un consumo estero che ha risentito della crisi ma che è tornato a dare qualche segnale positivo. Sul consumo interno a reggere è stata soprattutto la gdo mentre peggio è andata a wine bar, enoteche e ristoranti. Il segnale che il consumo di vino tiene ma si è spostato soprattutto all’interno delle mura domestiche. Complici soprattutto i limiti sempre più stringenti sull’alcol, che scoraggiano il bere fuori casa. Il vino non può essere criminalizzato”.
Dello stesso avviso l’assessore all’agricoltura del Piemonte Mino Taricco secondo cui “occorre fare un passo indietro e non sbagliare nuovamente. Non serve inasprire le regole che già ci sono ma occorre intensificare i controlli in modo ragionato. Non dimentichiamo poi che l’alcol pesa negli incidenti stradali solo per il 2-3%”. Per l’assessore di fronte a questa situazione “il mondo del vino deve poi smettere di continuare a giocare in difesa e iniziare a capovolgere alcuni paradigmi, portando avanti la cultura del bere consapevole”.
Secondo il presidente di Slow Food Italia Roberto Burdese “la repressione e il proibizionismo non servono a niente. Servono invece intelligenza, scelte politiche giuste e fare educazione. La crisi c’è anche perché c’ è ormai troppo vino nel mondo. Ormai - ha aggiunto - si produce vino ovunque e anche noi in Italia abbiamo commesso lo stesso errore, moltiplicando gli ettari vitati e le produzioni in pochi anni. In Italia non c’è mai stata una politica di programmazione nei territori”. Secondo iil presidente di Slow Food “dal 2000 avvertiamo registriamo una curva discendente dei consumi e questa crisi non passerà presto. Per questo occorre tornare a ragionare in termini di dimensione locale, aumentando la penetrazione nei territori, senza naturalmente perdere di vista i mercati esteri, e incrementare la vendita diretta nelle cantine”.
Sul tema della crisi generale, il marketing manager Baldo Palermo della siciliana Donnafugata che ha ricordato come “la riduzione dei consumo non è una novità. Oggi la sentiamo maggiormente e per questo occorre sapersi adeguare e prendere scelte più ragionate senza cadere nel panico”. Paolo Saracco, a capo dell’azienda Saracco, uno delle migliori marche del Moscato, ha puntato i dito contro “una crisi che è mondiale e non solo del mondo del vino”. Quanto ai limiti sul consumo di alcol, il produttore ha ricordato come “noi non produciamo certo per gli “avvinazzati” ma per chi è in grado e ha voglia di apprezzare veramente il vino”.
Vincenzo Gerbi, docente di enologia alla Facoltà di Agraria di Torino, ha ricordato che “il vino fa parte della nostra cultura e del nostro stile di vivere. Dobbiamo riaffermare questo stile in maniera semplice”. Allo stesso tempo, secondo Gerbi, è necessario “puntare sui nostri vitigni autoctoni e sulla loro caratterizzazione. All’estero si produce sempre più vino e sarà sempre più fatto con 4-5 vitigni mentre noi possiamo contare sui nostri vitigni autoctoni che gli altri non hanno”.

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