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FUTURO

Il mondo dopo il Covid-19: tra food delivery, online, sicurezza alimentare, ambiente e formazione

La pandemia ci lascerà con un mondo profondamente cambiato, in cui la distanza sociale ed umana sconvolgerà il nostro stile di vita ad ogni livello

Le grandi crisi portano sempre grandi cambiamenti: che siano economici, sociali o nello stille di vita, nel bene o nel male, dopo una bufera niente è più come prima. E sarà così anche dopo che ci saremo messi alle spalle la tempesta Covid-19, destinata a cambiare il mondo che conosciamo come solo una guerra di proporzioni globali avrebbe saputo fare. Un mutamento che ruota intorno ad un caposaldo: l’interazione con l’altro, che avviene sempre più di rado e sempre più a distanza, con il piacere per il contatto - umano e non solo - diventato motivo di timore. Finito il lockdown, passata l’emergenza, così, rischiamo di allungare ben oltre i termini di legge il nostro isolamento, proiettandolo nelle scelte di consumo e, più in generale, nel nostro stile di vita.
Calando i cambiamenti ipotizzabili nel mondo dell’alimentare, l’e-commerce ed il food delivery sono senza grossi dubbi le due tendenze più evidenti.
Sin dalle prime settimane, il boom delle vendite online, specie per il vino, è stato fragoroso, ed in molti hanno previsto un cambiamento di lungo corso, tanto che nelle settimane successive sono andate moltiplicandosi le cantine che hanno attivato un canale di vendita diretto - un e-shop - sul proprio sito. E questo ovviamente vale per ogni settore merceologico, non solo per il vino, dove lo spazio per crescere esiste nonostante la posizione dominante di un big come Amazon, che sul comparto food, in fin dei conti ancora minoritario rispetto a elettronica, libri, elettrodomestici e quant’altro, non ha ancora una posizione egemonica.
Più graduale è stata la crescita del food delivery, a cui la ristorazione italiana si è approcciata poco alla volta, e che almeno fino all’1 giugno sarà l’unica possibilità per tenere aperti i battenti. E dopo? Dopo ci sarà comunque un lungo periodo di transizione, tra norme stringenti e timori della clientela in cui comunque la consegna a domicilio sarà preferita alla visita al ristorante, considerata nel complesso più sicura, e questo porterà ad un’ulteriore balzo del numero di fattorini (o rider che dir si voglia): ad aprile, secondo i dati Fipe, un ristorante su tre consegna a domicilio, mentre il numero di consegne di Glovo (soprattutto grazie alla spesa a domicilio) a marzo sono cresciute del +300%. Con un grosso punto interrogativo: di quanto crollerà il potere delle d’acquisto delle famiglie italiane? E quanto ci vorrà affinché torni ai livelli pre-crisi? Un problema fondamentale, per capire la tenuta stessa, al di là della forma, della ristorazione italiana.
Anche la scelta stessa di ciò che mangiamo, in futuro, cambierà, sottostando a dinamiche diverse, che non sostituiranno, ma si aggiungeranno a quelle di oggi. Così, oltre alla salubrità sarà importantissima la sicurezza, accompagnata per forza di cose da nuovi sistemi di packaging e da un tracciamento ancora più accurato, che potrebbe riportare in auge il grande tema dell’etichettatura, con evidenti ripercussioni sulla catena di approvvigionamento. Che, immaginiamo, potrebbe accorciarsi sensibilmente: con una selezione più accurata, e la predilezione per cibi e merci prodotti in Italia, o comunque in Europa, le filiere produttive agricole potrebbero godere di una nuova crescita. Ma la richiesta di sicurezza alimentare - anche in virtù di una probabile origine animale del SARS-Cov2 - è ancora più forte nel resto del mondo, specie in Asia, dove i primi segnali, più o meno diretti arrivano ad esempio dalla revisione voluta dal Ministero dell’Agricoltura cinese della “lista del bestiame”, da dove finalmente spariscono cani e gatti, e i “web market”.
Salubrità e rispetto per le catene produttive, quindi, agricole ed animali, per garantire la sicurezza di tutti, ma anche - tema legato a doppio filo ai precedenti - l’evidenza di come tutto questo passi per la sostenibilità ed il rispetto dell’ambiente:
la natura che riconquista i propri spazi non è solo bellezza da foto gallery sui siti dei quotidiani, ma anche la prova evidente di quanto l’uomo e le sue attività siano impattanti e devastanti, e seppure non esiste un rapporto diretto provato tra la pandemia e l’inquinamento globale, di certo queste lunghe settimane di stop hanno portato a riflessioni e analisi importanti ed alte - su tutte quella di Carlo Petrini, fondatore di Slow Food - su come ripensare e progettare il nostro futuro. Puntando non tanto su una decrescita, quanto su una crescita armoniosa e rispettosa.
C’è poi un altro aspetto che merita un’analisi a parte: educazione e formazione, che, con le scuole chiuse almeno fino a settembre, diventa smart e si fa ormai esclusivamente online. Cosa c’entra con il wine & food? Moltissimo, perché anche il mondo dell’enogastronomia, più di tanti altri, ha i suoi corsi di formazione ed i suoi educational, specie quello del vino. Che, aspettando il ritorno alla normalità, si adegua, e non potrebbe fare altrimenti, ma non si ferma. Un esempio calzante è quello del Wset, la scuola di formazione internazionale dedicata al vino con più iscritti al mondo, che organizza i propri corsi esattamente come una classe di liceo: tutti in diretta davanti al computer da casa propria, con i bicchieri al posto dei libri, e le bottiglie didattiche acquistate - ovviamente - online.

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