Le Città del Vino hanno lanciato, anche un po’ provocatoriamente, di recente due proposte: reintrodurre le tasse di soggiorno o far versare ai produttori 100 lire a bottiglia. Alla base di queste idee, forse, la consapevolezza che i tempi sono finalmente maturi perchè il mondo del vino acquisisca una generalizzata sensibilità verso il proprio territorio e la sua gestione e che ormai investire nel territorio vuol rappresentare il passo decisivo da compiere dal momento che si è raggiunto il successo commerciale del “made in Italy” enoico nel mondo.
Un interessante argomento che il patron di Slow Food, Carlo Petrini ha accettato di analizzare per WineNews: “trovo che la proposta emersa dalla recente assemblea nazionale delle Città del Vino, così come è stata posta, sia dettata da uno spirito di provocazione e voglia attirare l’attenzione su di un problema che comunque va affrontato e risolto. Non so se sia la soluzione ideale che i produttori versino 100 lire a bottiglia e non so nemmeno come potrebbe attuarsi concretamente una redistribuzione della ricchezza di questo tipo. Le vie potrebbero essere tante, ma quello che bisogna veramente cambiare è il tipo di sensibilità verso il territorio e le sue istanze. I produttori di vino, in primis, ma non solo loro, dovrebbero intervenire perché in fondo le risorse turistiche hanno contribuito a rendere famosi i loro prodotti e non tenere conto di questo valore aggiunto al loro vino può essere molto controproducente”. Come dire, i “luoghi del vino” si trovano, insomma, a dovere sostenere flussi turistici di grande portata, potendo proporre paesaggi grandiosi abbinati a produzioni enogastronomiche di assoluto rilievo, ed i fondi comunali non bastano per assolvere alle esigenze del turista e l’accoglienza rischia di non essere più all’altezza di una crescente domanda turistica.
“I germi di questo tipo di sensibilità ci sono e, parlo della Langa che è la realtà che mi è più vicina, le iniziative per il territorio non mancano. Tassare - continua ancora Carlo Petrini, presidente della più importante associazione di cultura enogastronomica al mondo - del prodotti potrebbe incontrare grosse resistenze e generare malcontento, ma continuare a insistere perché il produttore si renda conto di essere parte integrante di una zona e della sua identità mi sembra il minimo. Sono sicuro che poi tutti comprenderanno che il passo successivo per mantenere i livelli di popolarità raggiunti, dopo aver puntato a ragione sulla qualità, è quello di investire sul territorio e sulle connotazioni legate ad esso”. In altre parole, i viticoltori, ma anche gli altri soggetti economici dei territori del vino, devono comprendere che contribuire al restauro di una chiesa o riportare all'antico splendore un affresco della cittadina conferisce al vino quel valore aggiunto che tornerà a vantaggio di tutti ...
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