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LA FILIERA PIÙ “PICCANTE”

Il peperoncino alla riscossa, eccellenza italiana con tanti territori vocati, buono per la salute

Crea: cresce la domanda in Italia (e all’estero), ma la produzione copre solo il 30%, il resto è importato a prezzi stracciati ed è di bassa qualità
CREA, PEPERONCINO, SALUTE, Non Solo Vino
Il Crea dedica il primo “mercoledì del gusto” al peperoncino italiano

Eccellenza italiana con tanti territori vocati, buono anche per la salute, è alta la domanda di peperoncino da parte degli italiani, e cresce anche quella estera, ma la produzione nazionale è scarsa e copre solo il 30% del fabbisogno. Il resto viene importato dai mercati extra-Ue (2.000 tonnellate annue da Cina, Egitto e Turchia), a prezzi stracciati (1/5 in meno) e si caratterizza per i bassi standard qualitativi, che penalizzano la filiera “più piccante” del made in Italy, in cerca di riscossa. In Italia, infatti, da 10 kg di peperoncino fresco si ottiene 1 kg di prodotto essiccato, macinato in polvere pura al 100% e commerciabile a 15 euro, mentre lo stesso prodotto proveniente dalla Cina ha un costo di soli 3 euro, ed è il risultato di tecniche di raccolta e trasformazione molto grossolane, con le quali la piantina viene interamente triturata - compresi picciolo, foglie, radici- con scarse garanzie di qualità e requisiti fitosanitari ben diversi da quelli rispettati nel nostro Paese. La polvere stessa è per sua natura facilmente sofisticabile e anche quando il peperoncino viene importato fresco o semi-lavorato da Turchia o Egitto, la sua qualità viene compromessa dall’utilizzo di molti conservanti. È la fotografia, scattata dal Crea, nel primo dei “mercoledì del gusto” dedicati ai prodotti dei nostri territori, in collaborazione con la Rete Rurale Nazionale, nella sua Biblioteca Storica a Roma.
È qui che ricercatori di diverse discipline (agronomia, botanica, nutrizione e pedologia) e produttori, alla presenza del Sottosegretario del Ministero delle Politiche Agricole Francesco Battistoni, si sono confrontati sulle prospettive di un prodotto che potrebbe ancora crescere molto e che è uno dei simboli gastronomici del nostro Paese. La ricerca è da tempo impegnata per il rilancio di una filiera nazionale, basti pensare a quanto fatto in passato con il progetto Pepic (coordinato dal Crea Orticoltura e Florovivaismo): caratterizzazione e valorizzazione del germoplasma, individuazione di marcatori per la connotazione territoriale, meccanizzazione, epidemiologia e difesa della coltura. In particolare, si è studiata la risposta fisiologica di varietà locali ed asiatiche di peperoncino piccante alla coltivazione in diversi ambienti pedoclimatici, per individuare marcatori morfologici e metabolici peculiari, utili a valorizzare la biodiversità locale.
Occorre, dunque, una maggiore tutela del prodotto che, grazie al microclima e alle caratteristiche orografiche del terreno, trova nel nostro Paese l’ambiente ideale per la sua coltivazione. La creazione di Denominazioni di origine territoriale darebbe al consumatore garanzia di qualità, tracciabilità, salubrità e un valore aggiunto adeguato alla parte produttiva, incentivata ad aumentarne la coltivazione estensiva, presente oggi soprattutto in Calabria (100 ettari, con il 25% della produzione), Lazio, Basilicata, Campania e Abruzzo. Si verrebbe, così, incontro alla domanda sempre crescente dell’industria alimentare e alle esigenze dell’export (nei Paesi Bassi va il 50% della produzione calabrese) .
Ma il sistema produttivo italiano, oltre a certificazioni di qualità, avrebbe, bisogno anche di un ammodernamento delle tecniche di lavorazione per abbattere i costi produttivi, a partire dal miglioramento varietale delle cultivar, per ottenere frutti concentrati sulla parte superiore ed esterna della pianta, più facilmente distaccabili nelle operazioni di raccolta con macchine agevolatrici.
Ma sono ormai note anche le potenzialità nutraceutiche di questa spezia, se utilizzata adeguatamente nell’ambito della nostra dieta mediterranea. Proprio la capsaicina - la molecola che conferisce il sapore piccante al peperoncino - insieme alla presenza di altri composti bioattivi, i capsinoidi e composti polifenolici, aiuta la riduzione del rischio cardiovascolare e può contribuire a favorire la perdita di peso, ovviamente in associazione ad una dieta ben equilibrata.

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