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IL PREMIO LANGHE CERETTO A CECCARELLI, TOAFF E BENKHEIRA

Assegnato ex-aequo a Mohammed Hocine Benkheira per il libro "Islam et interdits alimentaires: Juguler l'animalité" (Presses Universitaires de France) ed a Ariel TOAFF per "Mangiare alla Giudia: la cucina ebraica in Italia dal Rinascimento all'età moderna" (Il Mulino), oggi, il Premio Langhe Ceretto per la cultura dell'alimentazione, edizione 2001, promosso dalla famosa azienda vinicola piemontese ed attribuito dalla giuria (composta, tra gli altri, dal professore di letteratura francese all'Università di Pavia Alberto Capatti, dal docente dell'Università Cattolica di Milano e critico televisivo del "Corriere della Sera" Aldo Grasso, dal giornalista e scrittore di enogastronomia mondiale Shigeru Hayashi, dal presidente Sipra Franco Iseppi, dal docente di storia medioevale e studioso di storia dell'alimentazione. Massimo Montanari, dal critico letterario ed autore di testi di storia della gastronomia Folco Portinari, Giornalista, dal direttore della rivista mensile La Cucina Italiana Paola Ricas e da Françoise Sabban, directrice d'Études à l'Ecole des Hauts Étuds en Sciences Sociales di Parigi, associate editor della rivista internazionale "Food & Foodways" nonchè cultrice di studi gastronomici e sinologa).

Un premio speciale (in vino) è stato assegnato anche a Filippo Ceccarelli per l'opera "Lo stomaco della Repubblica. Cibo e potere in Italia dal 1945 al 2000" (Longanesi): il volume assume il cibo e la cultura del cibo come chiave di rilettura della storia italiana dal dopoguerra ad oggi: un itinerario che traccia in modo originale l'evoluzione della politica e del costume italiani a partire dal rapporto con la tavola e l'alimentazione.

La giuria ha quindi scelto, tre le tre migliori tesi di laurea (tra le 18 candidate), "incoraggiando giovani studiosi a continuare le loro ricerche nel campo delle scienze attinenti il vino e l'alimentazione umana", tra cui la dissertazione di Simone Kovatz di Marina di Pisa "Alla ricerca del vino di qualità: il vino italiano alle esposizioni nazionali ed internazionali dal 1861 al 1884" (Università di Pisa). La tesi ricostruisce, con ottima analisi storica, "la crescita produttiva, conseguenza dell'avvenuta unificazione nazionale e della crescente domanda francese, che, però, non è l'unico fenomeno di rilievo che coinvolse la vitivinicoltura italiana nella seconda metà dell'Ottocento. In questo periodo, infatti, si va modificando, nella penisola italiana, la geografia del vino di qualità: si è ritenuto che le esposizioni nazionali e internazionali costituissero un punto di vista privilegiato per delineare i tratti assunti dalla geografia del vino di qualità italiano. Il fenomeno delle esposizioni si lega indissolubilmente al clima positivistico che accompagna l'ascesa della borghesia e i suoi successi economici. La presenza dei produttori italiani a queste manifestazioni, i tipi di vino presentati, il numero dei premi vinti, ha consentito di descrivere il passaggio, che avviene in certe aree e per certi produttori, da una produzione di vini a basso costo a quella diretta alle esigenze del mercato di qualità. Un mercato non più diretto a soddisfare una ristretta élite aristocratica, ma che risponde, invece, alla crescente domanda borghese".

I mecenati del Premio Langhe sono i fratelli Bruno e Marcello Ceretto, imprenditori vinicoli che, in poco più di trent'anni, partendo dalla piccola azienda fondata dal padre negli anni Trenta, hanno creato una rete di piccole aziende agricole autonome tra Langhe e Roero, divenendo tra i più apprezzati produttori di vino italiani. Negli anni, però, accanto alla costante attenzione alla qualità dei loro prodotti - una qualità fatta di "tradizione", sapienza antica, innovazione e ricerca - si sono impegnati per restituire al vino e alla loro terra, alle Langhe, dove sono nati e dove vivono e lavorano da sempre, quel valore e quel significato che è alla base del loro lavoro e della loro vita. Convinti che il vino sia soprattutto un fatto di cultura e quanto più chi beve è informato, tanto più sa apprezzare lo studio, la fatica e la passione che stanno dietro ad un vino, hanno dato il via ad alcune iniziative in favore dell'arte, della letteratura e della ricerca culturale in generale, come fossero "mecenati" d'altri tempi, mantenendo il centro di questa attività culturale nelle Langhe, tra filari di vite e cantine, feste campestri nell'aia con buon cibo, buona musica e, naturalmente, buon vino.

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