“La legge 164/92 di sé per sé non presenta molti punti deboli, bisogna, però chiedersi se è necessaria una legge dello Stato per regolamentare una materia, come quella vitivinicola, così particolare e in continua evoluzione. Con la 164, infatti, si è fatto la scelta di una legge prescrittiva e non solamente di principi come sarebbe stato probabilmente meglio. E le leggi prescrittive, come è ben noto, tendono ad ingessare i sistemi produttivi”. E’ quanto afferma il senatore Riccardo Margheriti, presidente del Comitato nazionale delle doc, anticipando a WineNews uno dei temi più importanti dell'ormai prossimo Vinitaly (dal 5 al 9 aprile).
“Se è stata fatta una legge come la 164 – prosegue Margheriti - significa che lo Stato non si fida troppo dei produttori. Anche se, per capire questa scelta, si deve tener conto che la 164 è nata alla luce della tristemente nota vicenda del vino al metanolo”. “In Francia, comunque - spiega Margheriti - non esiste una legge dello Stato per regolare la materia delle produzioni delle denominazioni di origine, il regolamento è emanazione diretta dell’Inao (Institute national de l’appelation d’origin)”.
Come rendere questa legge più elastica?
"Obiettivo fondamentale della revisione della legge deve essere quello di toglierli farraginosità che si traduce sempre in maggiori imposizioni burocratiche per i produttori. Alcune revisioni, comunque, in quest’ultimo periodo è già stato fatto, soprattutto sul versante sanzionatorio, riducendo le pene".
Chi sono i principali nemici della 164?
"Non si può negare che la 164 è particolarmente indigesta alle grandi aziende vitivinicole fortemente internazionalizzate che si sentono strette da una legge che da un lato le nobilita ma dall’altro, credo, ne farebbero volentieri a meno".
Quanto tempo ci vorrà ancora per vedere alla luce le revisioni alla legge 164?
"Al momento, la revisione della 164/92 è nelle mani del gruppo di lavoro formato nell’ambito dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino, ma credo debba passare parecchio tempo prima di vedere realizzata qualche modifica. E’ molto difficile – ha aggiunto Margheriti – anche capire con quale strumento legislativo verranno attuate le eventuali modifiche".
"Credo serva ancora molto tempo – ha poi concluso il presidente del Comitato Nazionale delle Doc Riccardo Margheriti - e l’attuale situazione di fine legislatura non accelera certo le cose. Bisognerà quindi aspettare chi sarà il nuovo ministro delle politiche agricole e quali indirizzi darà la futura coalizione di Governo. Io, comunque, continuo a pensare che non si può impegnare il Parlamento su un fronte come questo, bensì sia necessario lasciare la normazione a tecnici e addetti ai lavori che meglio di altri sanno interpretare le esigenze del settore".
Fabio Piccoli
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