Il professor Franco Scaramuzzi, presidente dell'Accademia dei Georgofili e presidente dell'Accademia Italiana della Vite e del Vino, non ha dubbi sulla recente proposta dal consiglio dell'Unione Europea in materia di vivaismo vinicolo: "le applicazioni delle biotecnologie genetiche alle piante coltivate sono rivolte al miglioramento della loro produzione, e questo vale anche per la vite". "Questa proposta - sostiene Scaramuzzi - era doverosamente intesa ad aggiornare alcune disposizioni nei riguardi dei materiali usati per la propagazione delle piante (uso dei tralci erbacei e della micropropagazione). Essa tiene conto di precedenti direttive già approvate dal Consiglio, quali la 90/220/CEE sulle varietà geneticamente modificate, nonchè del regolamento (CE) 258/97 sul settore dei nuovi alimenti". "La proposta - prosegue Scaramuzzi ed ex rettore dell'ateneo fiorentino - conferma che anche per la vite Ogm è stata prevista una specifica autorizzazione da concedere solo quando siano stati effettuati tutti gli accertamenti e prese tutte le opportune misure per evitare rischi per la salute dell' uomo e dell'ambiente. Occorre una maggiore informazione in materia perchè in tutto il mondo istituzioni pubbliche e private stanno lavorando per migliorare le piante coltivate utilizzando le nuove conoscenze sulla genetica bio-molecolare. Le innovazioni che si perseguono per i vitigni e i rispettivi portainnesti non devono preoccupare aprioristicamente, ma devono invece essere auspicate per gli evidenti miglioramenti che possono offrire". Il professopr Scaramuzzi spiega con un esempio elementare che "sarà possibile rendere più resistenti i vitigni alla peronospera eliminando i relativi trattamenti antiparassitari ed evitando le conseguenze negative trasferite negli "ibridi produttori" finora ottenuti con le tecniche tradizionali tanto che la legislazione italiana impedisce queste coltivazioni, peraltro autorizzate in Francia". Si chiede dunque "perchè opporsi agli organismi geneticamente modificati, i cosiddetti Ogm, facendone "di ogni erba un fascio" e invita "anche a riflettete sui limiti operativi di una preclusione imposta per legge". "Occorre considerare con lungimiranza - afferma ancora Scaramuzzi - i cambiamenti che saranno inevitabilmente prodotti nel mondo dall' impiego di nuovi e vantaggiosi Ogm e le ripercussioni che potranno comunque determinarsi anche nei paesi che decidessero di opporsi pregiudizialmente e totalmente al loro impiego".
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