“Potenziare l’attuale modello di business, concentrandosi non solo sullo sviluppo per linee interne, ma anche sugli accordi di partnership tra operatori, nell’attività di integrazione verticale tra i diversi soggetti della filiera, quali segreterie, quartieri, allestitori, al fine di ridurre i costi, aumentare l’efficienza e migliorare la qualità degli eventi. Diventa essenziale realizzare politiche di integrazione orizzontale tra diversi quartieri eccellenti, con complementarietà di eventi o mercato, per migliorare l’efficacia per l’espositore”. Ecco il più importante passaggio nella comunicazione sullo sviluppo futuro di Veronafiere, che ha il suo “core business” nel “wine & food” (con Vinitaly, in particolare), fatta ieri dal nuovo presidente Ettore Riello (in foto con il direttore generale Giovanni Mantovani).
Riello, imprenditore a capo di una holding da 600 milioni di euro di fatturato e 2200 dipendenti, ha anche individuato “la necessità di porre grande attenzione a tutti i cambiamenti in atto nello scenario globale dell’economia, in modo da aggiornare e mantenere sempre efficaci i modelli di business aziendale e incrementare il proprio ruolo di strumento al servizio dell’economia del Paese. Le partnership con le principali istituzioni, nazionali e regionali, vanno ulteriormente rinsaldate con particolare riguardo al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari Forestali, dello Sviluppo Economico, Ice, Buonitalia Spa e con le organizzazioni delle imprese che rappresentano i clienti nei settori di attività caratteristica della Fiera di Verona”.
L’imprenditore ha rimarcato nel suo discorso che “le aree di intervento sono e rimangono quelle classiche: il presidio delle manifestazioni, lo start up di nuove rassegne, l’ampliamento delle infrastrutture, l’attività di internazionalizzazione, la creazione di servizi ad alto valore aggiunto per i clienti delle fiere, espositori e visitatori”.
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