“Il prossimo step, che spero in si realizzi nel giro di un anno e mezzo, è fare un Collisioni all’estero. Penso un Collisioni Usa, ma potrebbe essere anche in altri Paesi, dove prendere la forza di tutti i territori, la loro voglia di farsi conoscere, per portare nel mondo tutto il made in Italy. E non penso solo a quello del vino e dell’enogastronomia, ma anche al cinema, alla letteratura, alla cultura. Credo che questo sia il progetto sui cui lavorare, consolidando i rapporti che abbiamo con i territori. Dobbiamo avere la forza una volta per tutte di viaggiare insieme: non serve più secondo me fare la cena ad Hong Kong ed il pranzo a New York. Serve uno sforzo importante da fare, anche verso il pubblico di questi Paesi, e credo che il modello Collisioni in questo senso sia quantomeno da approfondire o da studiare”. Così, a WineNews, Filippo Taricco, l’ideatore di Collisioni, il festival di Barolo che, da qualche anno, ha anche un suo ramo vinicolo, il “Progetto Vino di Collisioni”, curato da Ian d’Agata che, dal cuore delle Langhe, ha iniziato un tour nei territori del vino italiano, puntando sulla valorizzazione dei vini da vitigni autoctoni, e in particolar modo quelli meno conosciuti (http://www.collisioni.it/it/progetto-vino).
Come a Cividale del Friuli, con oltre 30 esperti da tutto il mondo che si sono focalizzati sui vini da vitigni autoctoni di una Regione, il Friuli Venezia Giulia, celebre nel mondo per i suoi vini bianchi.
“Collisioni è un festival “agrirock”, ha la sua natura e dimensione nel mettere insieme arte, musica letteratura e cultura, ma in un ambiente particolare che è quello del paese, come Barolo, nelle Langhe, con la loro vita agricola, non solo vinicola. Ci hanno proposto degli eventi Collisioni in grandi città come Torino, Milano, Genova, ma il festival di Collisioni è intimamente legato alla campagna”. E il rapporto con il vino, che sembra scontato e oggi è più che mai solido, non è stato facile: “pensate che nel 2012, quando Bob Dylan scelse Collisioni come unica tappa italiana per i 50 anni di “Blowing in the Wind”, quindi una data importante, in piazza a Barolo c’era solo birra, e questo dimostra come anche il mondo del vino abbia avuto bisogno di tempo per digerire Collisioni, che all’inizio era visto solo come un evento musicale, rivolto solo ai ragazzi, una cosa distante.
Poco a poco poi è nato un rapporto, ci siamo confrontati molto e con tante realtà - spiega Taricco - ed si è capito che Collisioni era un’opportunità anche per il mondo del vino. Prima piemontese, ma poi l’abbiamo fatto a San Daniele del Friuli, e ancora nelle Marche. Il mondo del vino dialoga molto bene con cultura e arte, anche perché il profilo del wine lover sta cambiando. Non è solo, come molti ancora pensano, il sessantenne vestito in un certo modo, ma anche il ragazzo danese che gira con lo zainetto, per fare degli esempi, che non inquadreresti mai come appassionato di vino, e poi magari entra in cantina e compra anche bottiglie di grande prestigio. Quindi un festival come Collisioni parla a chi da qui ai prossimo 20 anni guiderà il mercato, anche del vino”.
E infatti il “Progetto vino” curato da Ian d’Agata si è sviluppato, ha assunto autonomia, si è aperto, prima ospitando a Barolo i vini di altri territori, poi andando nei territori, portandoci esperti da tutto il mondo, per fa scoprire soprattutto i vini tipici meno conosciuti di qui luoghi. E nel futuro la voglia è quella di portare questo spirito oltreconfine.
“Collisioni ha avuto da subito una sua vocazione all’internazionalità e ad essere crocevia di culture, ci sono artisti che arrivano da tutto il mondo, dalla Russia all’America, dall’Inghilterra al Sudafrica, e non poteva non essere aperto a incontri e contaminazioni anche nel vino. Barolo, che fa bene in certi momenti e occasioni a celebrare se stesso, si è aperto, nei giorni del festival, per creare ponti, gemellaggi con altri territori, che poi ovviamente hanno anche uno sviluppo commerciale per i produttori. Ovviamente abbiamo rapporti più consolidati, come quelli con le Marche, il Friuli Venezia Giulia, ma anche con tante altre Regioni, penso alla Sicilia, alla Basilicata che sono venute a Collisioni. Ed è naturale che questo poi crei progetti satellite, perché le persone vanno portate in questi territori, gli va fatta respirare l’atmosfera, per farglieli conoscere”.
Ma il grande sogno, come detto, ora è quello di portare il concetto di Collisioni all’estero, coinvolgendo più realtà possibili.
“Nell’immediato lavoreremo molto sul Piemonte, dove sta per partire questo progetto con il Consorzio del Barbera, proprio seguendo la filosofia di valorizzare i vitigni autoctoni meno affermati, ma che sono la nostra vera unicità, la nostra diversità nel mondo. Sicuramente, in prospettiva - dice Taricco - auspico una maggiore sinergia e maggior coinvolgimento con la Toscana, anche in vista di questo progetto rivolto verso all’estero, per il quale penso anche al Franciacorta, per esempio, che è già stato un nostro partner importante. E comunque a tutta Italia, perché quando facciamo qualcosa di importante, all’estero, lo spazio c’è per tutti”.
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