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Il ProWein dice addio al padiglione dei vini bio: dall’edizione 2015, i produttori di vini organici torneranno nella “casa comune”. Una decisione coraggiosa, dettata dal fatto che, dopo tanti anni, quella dei vini biologici non è più una nicchia

Il ProWein, una delle fiere del vino più importanti del mondo, dice addio al padiglione dei vini bio: dall’edizione 2015 (15-17 marzo, ndr), i produttori di vini organici torneranno “a casa”. Quella della fiera tedesca è una decisione coraggiosa, che prende atto della fine di un lungo percorso, iniziato nel 2005, quando a Düsseldorf i vignaioli biologici erano solo 17, diventati 300 nel 2014.
Oggi, i vini naturali, biologici e biodinamici non sono più una nicchia da tutelare, ma una realtà consolidata, sia nelle pratiche che nelle dinamiche commerciali, pronta a confrontarsi con i propri “simili”, ossia con i vini che nascono negli stessi territori, vero termine di paragone. Più che la fine di una moda, come si legge nel comunicato di “ProWein” (www.prowein.com), firmato dal direttore editoriale di “Snooth” (www.snooth.com), Gregory Dal Piaz, è l’inizio di un nuovo capitolo, in cui i vini biologici si riscoprono mainstream, forti di un messaggio di marketing che arriva praticamente a tutti, come dimostra la crescita del settore nell’ultimo anno, con le vendite che sono cresciute ovunque: dal Canada (+20%), alla Svezia (+18%), dall’Olanda (+10%) alla Danimarca (+8%), dall’Italia (+7%) alla Francia (+5%), fino agli Stati Uniti (+4%).
 Del resto, per tanti produttori di tutto il mondo, quella del bio è una scelta dettata dalla convinzione che si tratti della strada migliore per aggiungere la più alta qualità, non certo una questione legata al posizionamento sui mercati: proprio per questo, è arrivato il momento di emanciparsi da una nicchia che ormai nicchia non è più, e tornare a confrontarsi con i propri “simili”.

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