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FINE WINES

Il Sassicaia alla posizione n. 7 della “Liv-ex Power 100” 2019, primo per quota di mercato

“Doppietta” Antinori con Solaia e Tignanello. In classifica Bruno Giacosa, Gaja, Masseto, Ornellaia e Soldera

Il Sassicaia corona un anno di crescita continua sul mercato dei fine wine, irrompendo ai vertici della “Liv-ex Power 100” 2019, alla posizione n. 7 (era alla n. 29 un anno fa, ndr), specie grazie al primo posto tra i brand più scambiati, con una quota di mercato del 2,75%, della classifica stilata ogni anno dal Liv-ex insieme al magazine britannico “The Drinks Business”, che mette in fila i marchi top del vino mondiale guardano la performance di prezzo anno su anno, il volume ed i valori scambiati sul Liv-Ex, il numero di vini e annate commerciate, ed il prezzo medio (con i dati raccolti dal 1 settembre 2018 al 31 agosto 2019). Si conferma la famiglia Antinori, l’unica italiana capace di mettere in classifica due marchi-icona, entrambi in grande recupero rispetto ad un anno fa, come Solaia, al n. 57 (dalla n. 92), e Tignanello, al n.71 (dalla n. 76).

In “mezzo”, due dei nomi più prestigiosi di Langa, quelli di Bruno Giacosa, alla posizione n. 31 (dalla n. 56 del 2018), e di Gaja, alla n. 34 (in calo dalla n. 26 del 2018), mentre il vino più costoso del Balpaese, il Masseto, quotato 5.198 sterline a cassa, sale alla posizione n. 72 (dalla n. 89 di un anno fa). Perde qualche posizione invece l’Ornellaia, alla n. 91 (dalla n. 53), con Soldera (Case Basse) unica new entry tricolore ed unico produttore di Montalcino (seppure, da qualche anno, non più di Brunello, ndr) in classifica, alla n. 96.

Al top c’è, invece, Armand Rousseau, in testa ad un podio tutto di Borgogna, con Romanée-Conti al secondo posto e Leroy, primo un anno fa, in terza posizione,
a testimoniare, ancora più di un anno fa, il dominio della Borgogna, presente nella “Liv-ex Power 100” 2019 in tutto con 34 griffe, anche se la sostenibilità di prezzi medi così alti permane come fattore di dubbio e di rischio, almeno in una tendenza di lungo termine. Altra novità destinata a far rumore è la totale assenza dei Premiers Crus di Médoc dalle prime cinque posizioni, con Château Latour appena alla posizione n. 10, a pari merito con Joseph Drouhin, segnale, l’ennesimo, di un calo dei vini di Bordeaux sul mercato secondario dei fine wine che porta con sé anche un riequilibrio interno, con la crescita di griffe di secondo piano come Canon, Rauzan Segla, Calon Segur, Beychevelle e Carmes Haut Brion. Infine, tra le novità da sottolineare, la grande performance degli Champagne, con ben tre griffe nella top ten: Krug al n. 4, Louis Roederer al n. 5 e Moet & Chandon al n. 9.

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