Effetti collaterali di un grande successo: se è vero come è vero che sui mercati di tutto il mondo uno dei vini italiani più in voga del momento è il Prosecco, da ogni angolo del pianeta si scoprono casi che ne sfruttano scorrettamente il nome, l’appeal e l’immagine. L’ultimo? Viene dal Brasile, e porta, ironia del destino, il cognome di quello che è considerato l’artefice dell’Italia unita: ecco l’Espumante Garibaldi Brut Prosecco (foto), prodotto dalla cooperativa “Vinìcola Garibaldi”, nel Comune brasiliano di Garibaldi (300 soci e 820.000 bottiglie all’anno di spumanti prodotte, www.vinicolagaribaldi.com.br), nato da colonie di immigrati italiani nell’Ottocento nella zona del Rio Grande do Sul. E queste bollicine “made in Brazil” ma evidentemente Italian sounding sembrano spopolare, tra un Samba e l’altro, nei locali più glamour di Rio de Janerio e di tutto il Brasile. Insomma, dal caso “Prisecco” in Germania, alla “King Valley Prosecco Road” in Australia, questa è l’ultima testimonianza che un il successo commerciale globale comporta anche l’onere di maggiori tutele legali a livello internazionale, possibile solo grazie alla collaborazione virtuosa di produttori e istituzioni.
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