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IL TREND

Il vino da investimento nel 2020 ha tenuto, e ha fatto meglio di auto d’epoca, arte e gioielli

Così il “The Wealth Report” 2021 by Knight Frank. Sugli scudi le vecchie annate dei Supertuscan (+18%)
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Il vino da investimento meglio di auto d’epoca e arte nel 2020, secondo Knight Frank

Nonostante gli sconquassi della pandemia, il numero di super ricchi (coloro che guadagnano all’anno oltre 30 milioni di dollari), è cresciuto del 2,4%, si parla di 520.000 persone nel mondo, con la crescita concentrata in Nord America, Europa e Asia, soprattutto (l’area del mondo che crescerà di più da qui al 2025), mentre sono in calo America Latina, Russia e Este Europa. Ebbene, per questo ristrettissimo target, il grande vino di lusso (microcosmo fatto da pochissime etichette di pochissime cantine d’Italia e del mondo) si è confermato uno degli investimenti più redditizi in assoluto, ed uno dei più desiderabili anche nel 2021. Emerge dal “The Wealth Report” 2021, appena pubblicato, dall’agenzia Knight Frank, uno dei colossi del real estate di alta gamma nel mondo, che monitora l’andamento degli investimenti in diversi settori del lusso, sintentizzati nello Knight Frank Luxury Investiment Index. Indice che, nel complesso, è cresciuto del 3%, con il vino secondo top performer in assoluto, con una crescita del +13% nel 2020 sul 2019 (e del +129% negli ultimi 10 anni), che si è visto superare soltanto dalla categoria delle borse di lusso (+13%) ma ha fatto meglio di asset di investimento come auto d’epoca (+6%), orologi (+5%) e arredamento (+4%). Ed ancora meglio di monete, diamanti e gioielli (tutti giù del -1%), dei whisky (la categoria migliore nel 2019, che nel 2020 ha perso il -4%, ma, nei 10 anni, ha visto un incremento monstre del 478%) e, soprattutto, dell’arte, che ha perso il -11%.
“Il mercato del vino di lusso ha tenuto i nervi saldi, i wine merchant non hanno abbassato i prezzi, e gli investitori non si sono tirati indietro”, commenta Miles Davis di Wine Owners, che realizza il Knight Frank Fine Wine Icons Index. Indice che ha sovraperformato rispetto alla media, con le vecchie annate dei grandi Supertuscan (come Sassicaia, Solaia e Tignanello di Antinori o Masseto e Ornellaia di Frescobaldi, per esempio) che sono cresciute addirittura del 18%, meglio di Borgogna (+11,5%), Champagne (+14) e dei premier Cru di Bordeaux (+5,8%).

Dati che confermano il boom dei vini italiani da collezioni registrato lungo tutto l’anno dal Liv-Ex, come raccontato più volte da WineNews. E, dal report di Knight Frank, emerge un altro elemento interessante: più che le turbolenze economiche, per il mercato del vino di lusso la vera sfida è quella del climate change. “Il riscaldamento globale sta influenzando le regioni vinicole classiche, in particolare la Borgogna, per la peculiare sensibilità del Pinot Noir all’eccessivo calore. Forse ora è il momento di fare il pieno di vini più abbordabili di annate classiche come la 2014 o la 2016, visto che annate come queste saranno sempre più rare in futuro”.

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