Il Collio è terra storica di vino, soprattutto di grandi bianchi, nel cuore del Friuli Venezia Giulia (come abbiamo raccontato in questo video). Ma anche culla di quel fenomeno oggi sempre più apprezzato che sono i vini macerati e gli “orange wine”, ottenuti soprattutto da Ribolla Gialla, che fino ad oggi, però, legati più a singole iniziative aziendali che ad una definizione territoriale, non potevano di fatto raccontarsi come Doc Collio (1.300 ettari rivendicati nel 2023, per oltre 7,3 milioni di bottiglie immesse sul mercato, ndr), nel cuore della quale, tuttavia, nascono, e di cui sono un’espressione identitaria e caratterizzante, seppur ancora piccola (le stime parlano di un 5% sul totale della produzione del territorio). Ma, a breve, potranno farlo, perché il Consorzio Vini del Collio, nell’assemblea di ieri, a larga maggioranza (oltre il 72% dei voti), ha approvato, tra le altre cose, l’inserimento della specificazione “Vino da uve macerate” nel disciplinare Doc Collio, accogliendo così sotto il cappello della denominazione una peculiarità produttiva che, grazie alle regole che saranno precisate e definite, porterà anche ad un miglioramento della qualità per tutti, oltre ad aggiungere una chiave comunicativa nuova per il brand territoriale, come commenta, a WineNews, Sasa Radikon, consigliere del Consorzio, alla guida di una delle cantine pioniere del movimento “orange”, insieme ad altri nomi di riferimento come Gravner, Dario Princic, Fiegl, Il Carpino, La Castellada e Primosic, e presidente Apro - Associazione Produttori Ribolla di Oslavia, che le riunisce (e che, nei giorni scorsi, ha presentato il primo calice pensato ad hoc per la tipologia, prodotto da Italesse).
“Noi siamo nel cuore del Collio, e non poter rivendicare questa denominazione per i nostri vini macerati (ai quali WineNews ha dedicato anche un video, in uscita il 18 dicembre, ndr), che proprio in questo territorio sono rinati, era una grande mancanza. Poterlo fare, in futuro, quando l’iter burocratico sarà concluso (la stima dei tempi per i vari passaggi è di un paio di anni, ndr), ci apre una grande prospettiva. Parliamo di un fenomeno, quello dei vini macerati, che è nato qui - spiega Sasa Radikon - e l’obiettivo è anche quello di fare crescere la qualità, dandoci delle regole per una tipologia di vino diversa da quello “classico”, che richiede una gestione particolare, e anche per mettere ordine nella categoria. Perché c’è chi sostiene che un vino sia buono a prescindere, perché è “naturale” o fatto con un certo metodo, ma non è così. Sono molto soddisfatto perché è un primo passo importante che arriva dopo un lavoro fatto negli anni in sede di Consorzio”.
“Il tema dei vini macerati nel nostro territorio aveva bisogno di chiarezza, era un nodo cruciale che la denominazione ha voluto gestire in questo modo - commenta Lavinia Zamaro, direttrice Consorzio Vini Collio - anche con un percorso di dialogo con l’ente di certificazione e con le commissioni di degustazioni, per avere e dare maggiore chiarezza sui parametri da valutare. Abbiamo deciso di lavorare in questa direzione di inclusione, con un lavoro fatto con un tavolo tecnico aperto a soci e non soci, per valutare bene le cose. Per questo territorio, in cui questi vini hanno la loro culla, è un po’ una pietra miliare, quella di dare loro una collocazione nella denominazione, che è anche molto altro, riconoscendone il valore ed il ruolo delle cantine che li producono, guardando al futuro, e anche ai trend di mercato, e credo sia stato un ragionamento lungimirante. Era importante anche fare chiarezza nei confronti dei media, e del consumatore finale”.
In particolare, il Comitato Tecnico del CdA del Consorzio, alla luce di quanto emerso dal lavoro del tavolo cui hanno potuto partecipare tutti i produttori della denominazione, ha proposto l’introduzione della specificazione “Vino da uve macerate” nel disciplinare Doc Collio, per identificare i vini ottenuti attraverso tecnica di macerazione fermentativa di almeno 7 giorni. “Questa categoria, accompagnata da criteri come la classificazione cromatica tramite scala Pantone e un profilo di acidità volatile adeguato, mira a ridurre l’ambiguità nelle valutazioni e a garantire una standardizzazione tra le commissioni, oltre a consentire maggior chiarezza e trasparenza nei confronti del consumatore finale”, ribadisce una nota del Consorzio. “I risultati delle votazioni riflettono il nostro impegno comune per una crescita che unisca tradizione e innovazione. La collaborazione tra i soci è la chiave per affrontare le sfide future e valorizzare al meglio la denominazione Collio”, ha dichiarato il presidente del Consorzio, David Buzzinelli.
Ma quella sui vini da uve macerate non è l’unica novità approvata dall’assemblea del Consorzio. È passata, con un plebiscito (97% dei voti favorevoli), la proposta del Cda di istituire un tavolo tecnico per sviluppare una nuova categoria di vino bianco da inserire a disciplinare, ottenuto esclusivamente dalle varietà Tocai Friulano, Ribolla Gialla e Malvasia Istriana, di cui definire le caratteristiche, le percentuali di assemblaggio e il nome di questa nuova espressione del territorio. E, tra le novità in arrivo, c’è anche il primo evento istituzionale dedicato al Collio, di scena il fine settimana del 25-26 ottobre 2025: “l’iniziativa, fortemente voluta dai viticoltori e attesa dagli operatori, celebrerà ogni anno una varietà rappresentativa. Il 2025 sarà l’anno del Friulano, e l’evento offrirà una panoramica delle sue potenzialità con degustazioni che includeranno annate passate, vini attuali e campioni in affinamento”, spiega il Consorzio. “Questo evento è una grande opportunità per consolidare il prestigio del Collio, creando un appuntamento annuale che valorizzi il nostro territorio e le sue varietà simbolo”, ha aggiunto Lavinia Zamaro.
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