Il vino di Leonardo da Vinci in prima linea per un progetto a favore dei bambini. La Casa degli Atellani di Corso Magenta, uno dei simboli della Milano Rinascimentale, è stata il palcoscenico di un evento charity a favore del Comitato Maria Letizia Verga, realtà che, da 42 anni, si impegna nella cura, nella ricerca e nell’assistenza dei bambini e ragazzi affetti da leucemia e linfomi, cui sono stati destinati i proventi ricavati dall’asta di tre lotti del Vino di Leonardo, a sostegno dei progetti di ricerca scientifica del Centro Maria Letizia Verga di Monza.
Il “Vino del Genio” è frutto di una ricerca storica e scientifica condotta dalla Facoltà di Scienze Agrarie di Milano, in collaborazione con il professor Attilio Scienza, che ha scoperto e identificato il Dna originario della vite, rendendone possibile il reimpianto. Il vino, infatti, nasce grazie al ritrovamento e al recupero dei camminamenti dei filari originali della Vigna di Leonardo, nascosta nel cuore di Casa degli Atellani, che Ludovico il Moro, Duca di Milano, regalò a Leonardo per ringraziarlo dell’Ultima Cena dipinta nel refettorio di Santa Maria delle Grazie. Dalle analisi condotte sui campioni ritrovati negli scavi è stato possibile ricostruire il profilo genetico completo del vitigno (Malvasia di Candia aromatica) e nel 2015 ripiantarlo. La prima vendemmia del 2018 ha dato alla luce 330 Decanter che raccolgono il vino, Decanter che è Leonardo stesso a disegnare al folio 12.690 e 12.691 del Codice Windsor. La ricerca genetica è il fil rouge che lega Casa Atellani e il Comitato Maria Letizia Verga: così come ha reso possibile la rinascita di un vino unico nel suo genere (grazie al recupero del Dna del vitigno) regala ai bambini ricoverati al Centro Maria Letizia Verga la speranza di un futuro.
L’intero ricavato dell’evento andrà a sostegno del progetto di ricerca sul passaporto genetico, progetto che mira ad individuare il profilo genetico (passaporto) di ogni bambino malato di leucemia e linfomi, al fine di studiare una terapia personalizzata (di precisione) più mirata e offrire quindi, in ogni fase della malattia, un’opportunità di guarigione in più e una riduzione della tossicità.
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