La molecola "amica" è' il resveratrolo. L’importante è consumarne poco e a tavola
Fin dai tempi antichi, gli effetti benefici del vino sulla salute sono noti agli uomini. Ma è di recente che il mondo scientifico ha potuto dare sostegno a questa che, per secoli, è stata una credenza popolare. Così dopo il famoso "French Paradox" sul favorevole effetto del consumo moderato di vino nel prevenire malattie cardiovascolari, tante altre indicazioni, oltre a confermare quest'aspetto, hanno approfondito il campo degli effetti positivi. Di grande interesse scientifico, soprattutto sono apparsi anche i risultati di un'indagine che ha evidenziato, come anche nel campo tumorale, il vino sia capace di svolgere un’efficace azione preventiva. Così la ricerca scientifica si è messa a studiare le sostanze naturali maggiormente responsabili di questa importante e favorevole attività del vino sulla salute dell’uomo (che solo da poco sono conosciute): tra queste, composti appartenenti agli stilbeni come il resveratrolo o ad altri polifenoli quali le catechine. Lo studio del meccanismo d’azione di questi composti ha permesso di identificare le reazioni organiche attraverso le quali un consumo moderato di vino può favorevolmente intervenire nella prevenzione di alcune malattie.
Cuore
La spiegazione del "paradosso francese" è semplice: le sostanze polifenoliche ad azione antiossidante (come le catechine, la quericitina e il resveratrolo) contribuiscono alla diminuzione dell’aggregazione piastrinica diminuendo quindi i rischi di coaguli patologici (trombosi). Ma queste sostanze esercitano un’importante azione biologica anche a livello intracellulare e molecolare, con la diminuzione dell’espressione da parte della cellule endoteliali, che rivestono i vasi sanguigni, di alcune sostanze, le molecole di adesione, che sono il "cemento" della placca aterosclerotica. Il resveratrolo, e più in generale il vino rosso, modificano la respirazione di alcuni organelli intracellulari (i mitocondri) preparando quindi l’organo, in questo caso il cuore, a meglio resistere a danni derivanti da fenomeni d'ischemia.
Tumori. Alcuni polifenoli, ma in particolare il resveratrolo, concorrono a ritardare l’insorgenza del tumore nei ratti. Come pubblicato su un articolo della rivista scientifica "Science" dal professor Pezzato dell’Università di Chicago, la novità in questo caso consiste negli studi condotti in Italia su culture cellulari di adenoma prostatico che hanno dimostrato una efficace azione di questa sostanze, legata alla sua attività inibitoria delle proteinchinasi.
Malattie neurovegetative.
Le proteinchinasi sono "interruttori biologici" di alcuni importanti eventi cellulari. Alcune proteinchinasi sembrerebbero strettamente collegate con le funzioni più sofisticate dell’apprendimento e della memoria. In una recente ricerca, l’Istituto di Anatomia dell’Università di Milano ha provato che, in dosi minime, il resveratrolo è responsabile dell’innalzamento delle proteinchinasi di tipo ERK, dalle quali dipendono appunto memoria e apprendimento: si tratta, in poche parole, della prima spiegazione a livello biochimico di quanto già verificato da studi epidemiologici, e cioè che il moderato consumo di vino di qualità nella dieta può prevenire le malattie neurodegenerative (per esempio il morbo di Alzheimer) nelle quali giocano un ruolo fondamentale la conservazione di memoria e apprendimento.
LA DOSE GIUSTA ? 1 BICCHIERE E MEZZO A PASTO
La dose giusta ? Un bicchiere e mezzo (da 125 ml) di vino rosso o bianco a pasto, ovvero tre al giorno, per l'uomo; per la donna, il cui organismo ha una capacità inferiore di metabolizzare le molecole di alcool, la dose giornaliera suggerita dagli esperti è di un bicchiere a pasto, due in totale. I polifenoli e le antocianine del vino, a queste condizioni, danno il meglio quanto a protezione da tumori, malattie cardiache e neurodegenerative, senza che l'alcool faccia sentire effetti negativi per cervello e fegato. La soglia di pericolosità, per i consumatori abituali di vino, è il litro al giorno.
QUALE IL VINO PIU' INDICATO
I farmacologi affermano che il vino di buona qualità è anche quello che ha effetti migliori. Sicuramente, dai vigneti di collina nasce una bevanda più ricca di polifenoli, così come dalle piante che hanno subito uno stress: la vendemmia verde, cioè l’asportazione anticipata di oltre il 50 per cento dei grappoli, provoca, infatti, uno stress alla vite, ma migliora la qualità del vino che è ricavato dai grappoli che rimangono. Aumentando anche il tasso di polifenoli e antocianine. Ma allora, quale scegliere ? I grandi rossi italiani: Brunello, Barolo, Chianti, Amarone, Sagrantino (il vino con il più alto tasso di polifenoli). Bisogna, però, sfatare anche il fatto che gli effetti benefici del vino sono solo per il rosso: recenti studi hanno rilevato sostanze identiche o simili a quelle dei vini rossi anche nei vini bianchi (frizzanti inclusi). Nei vini bianchi, in particolare, sono state rilevate molecole capaci di svolgere funzioni simili a quelle dei rossi: pur presenti in concentrazioni inferiori, hanno una struttura che le rende più facili da assorbire per l’organismo umano. Il risultato finale dell’assunzione dei vini rossi o bianchi è, in sostanza, molto vicino.
DAL "FRENCH PARADOX" A QUELLO GIAPPONESE DIECI ANNI DI RICERCA SULLE BEVANDE DI PIACERE
Il "paradosso francese" è scoperto alla fine degli anni ’80 dal professor Serge Renaud. L’osservazione delle diverse abitudini alimentari della popolazione presa in esame portava a riconoscere nel vino, in particolare nel rosso consumato a tavola, l’alimento protettivo. Le ricerche, fatte negli anni seguenti, hanno poi, da un lato, identificato le 4/5 molecole attive (tra le 350 circa reperibili nell’alimento) e dall’altro hanno aperto nuovi fronti, evidenziando la capacità preventiva del moderato consumo di vino sui tumori e sulle malattie neurodegenerative.
UN BEL BICCHIERE PER DIMAGRIRE FELICI: "E' CONTROPRODUCENTE TOGLIERE IL VINO DALLA DIETE" PAROLA DI NUTRIZIONISTA
Togliere il vino dalle diete è controproducente. La conferma arriva da molti medici-nutrizionisti: "il vino è, infatti, un alimento gratificante, ricco di micronutrienti ed apporta antiossidanti, molecole che bloccano i radicali liberi, sostanze dannose per le nostre cellule. Né bisogna trascurare, come altri cibi, il valore aggregante del vino in molte situazioni sociali, dalle ricorrenze ai pranzi di lavoro, dalle cene tra mici ai grandi ricevimenti".
"L’apporto calorico del vino è di circa 70 calorie per 100 g - ha spiegato di recnete in un convegno internazionale Pietro Migliaccio, ricercatore dell'Istituto Nazionale della Nutrizione - e, pertanto, un bicchiere da 150 ml ne fornisce circa 100. In una dieta ipocalorica (dimagrante) che può andare dalle 1200 alle 1700-1800 kcal giornaliere possono essere contemplate 100-200 calorie dal vino, senza alterare i rapporti tra glucidi, lipidi e proteine. Il giusto rapporto delle calorie da questi nutrienti in una dieta normocalorica è del 55/65 per cento da lipidi e del 10/12 per cento da proteine, proporzioni praticamente irrealizzabili in una dieta dimagrante e che non vengono influenzate più di tanto con l’utilizzazione del vino". Pietro Migliaccio, famoso medico-nutrizionista, continua poi dicendo che "non ho mai abolito il vino dalle diete dimagranti, anzi l’ho sempre permesso, a condizione che delle regole che in decenni d'attività si sono dimostrate valide:
- da mezzo a due bicchieri al giorno (quantità in relazione al valore energetico complessivo della dieta) da consumarsi preferibilmente a cena;
- non berlo a digiuno, ma sempre durante o dopo il pasto;
- se ci si trova in particolari situazioni sociali berne al massimo due bicchieri, riducendone eventualmente la quantità il giorno successivo;
- non riempire né farsi riempire il bicchiere prima di averlo svuotato completamente in modo da controllare più facilmente la quantità;
- quando l’accostamento cibo-bevanda lo permette, preferire il vino rosso che si centellina meglio e che per la sua corposità è più gratificante.
"Tutte regole - conclude Migliaccio - che in decenni d'attività si sono sempre dimostrate valide".
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