Il vino italiano di qualità pesa per un terzo delle importazioni enoiche complessive degli Stati Uniti, pari a 180.000 litri di imbottigliato su 500.000 litri totali, che nei primi nove mesi del 2014 hanno preso la via degli Usa. Un mercato fondamentale per la nostra produzione enoica, ma è tutto il Nord America, Canada compreso, ad essere uno dei pilastri dell’export enoico del Belpaese, meta d’elezione della “Vinitaly International Academy” giunta al sui secondo anno di attività grazie al lavoro di Stevie Kim, managing director di “Vinitaly International”, e Ian D’Agata (www.vinitalyinternational.com) .
Ultima tappa, proprio il Canada, la prima tappa di sempre di Vinitaly International a Toronto, dove il 28 ed il 29 gennaio sono andati in scena tre seminari incardinati sulle differenze tra i vini italiani e quelli dell’Ontario, condotti da uno dei massimi esperti della comunicazione enoica, l’italo canadese Ian D’Agata, insieme a tre Master Sommelier canadesi, John Szabo, Bruce Wallner e Will Predhomme. Protagonisti delle tre sessioni, Pinot Grigio e Chardonnay, Riesling e blend di varietà a bacca bianca e blend di varietà a bacca nera Pinot Nero, in una “sfida” tra Italia e Canada tesa più a svelare i segreti della viticoltura del Belpaese che a mettere in competizione due Paesi tanto lontani quanto vicini.
“Ho visto l'industria del vino dell'Ontario fiorire fin dal primo giorno, quando vivevo in Canada, nella prima metà degli anni 1970 - ricorda D’Agata - e negli ultimi 40 anni i vini dell’Ontario hanno vissuto un miglioramento eccezionale, tanto che oggi credo fermamente nelle possibilità dei produttori canadesi, specie per quanto riguarda il Riesling, al top a livello mondiale, ma anche Chardonnay, Cabernet Franc e Pinot Noir. È interessantissimo poter paragonare il prodotto di vitigni uguali declinati da due mondi enologici diversi, come quello italiana e quello canadese”.
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