
Se c’è una storia che ben simboleggia il legame tra l’Italia e gli italiani d’America, è quella del vino tricolore, che, nei tanti immigrati dal Belpaese agli States, ha trovato terreno fertile per affermarsi, negli anni, come elemento identitario prima (insieme alla cucina), e come fenomeno commerciale poi. E non poteva, dunque, mancare il mondo del vino, con le sue rappresentanze istituzionali, alle celebrazioni per i 50 anni della Niaf - National Italian American Foundation - noprofit che si dedica alla promozione e protezione del patrimonio culturale e storico italoamericano negli Stati Uniti - nei giorni scorsi nella capitale americana, a Washington D.C. Un momento in cui è proseguita, con Ita-Italian Trade Agency e Vinitaly (insieme a Federvini, Unione Italiana Vini - Uiv e Altagamma, tra gli altri) “anche, in chiave istituzionale, l’attività di presidio del primo mercato extra Ue, a pochi giorni dal Vinitaly.Usa a Chicago, la prima fiera del vino italiano in Nord America con 250 espositori (+20% sul 2024) per 2.000 etichette e 2.200 operatori (+47%) da Stati Uniti, Canada e Messico.
Alla serata celebrativa dei 50 anni della Fondazione della National Italian American Foundation - spiega una nota - hanno partecipato, insieme ai vertici della Fiera di Verona, il presidente Federico Bricolo ed il dg Adolfo Rebughini, il presidente Ita-Italian Trade Agency, Matteo Zoppas, il presidente Unione Italiana Vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, la presidente del Comitato Aspetti Sociali Alcol Federvini, Chiara Soldati e il presidente Altagamma, Matteo Lunelli, Massimo Tuzzi, ceo Holding Terra Moretti e Marilisa Allegrini, presidente Gruppo Marilisa Allegrini, a sottolineare l’azione di sistema promossa da Veronafiere attraverso il proprio brand bandiera del vino italiano nel mondo”.
“Gli Stati Uniti rappresentano un mercato insostituibile per i nostri vini: l’esperienza di Vinitaly Chicago 2025 ha evidenziato una sinergia operativa solida tra aziende, importatori e distributori, elemento chiave per valorizzare la catena del valore - sottolinea il dg Veronafiere, Adolfo Rebughini - e le progettualità del 2026, dal potenziamento dei roadshow all’integrazione e sviluppo di iniziative, come Sol Expo e Vinitaly Tourism, alla successiva fase di consolidamento di Vinitaly.Usa - si muovono nella stessa direzione, rafforzando una piattaforma di promozione condivisa e continuativa.
Il Dna di Vinitaly è fare sistema: una cultura che si traduce in risultati concreti per l’intero comparto. Essere presenti al Gala Dinner del Niaf è per noi un onore, soprattutto nell’anno del suo cinquantesimo anniversario. Veronafiere, Vinitaly e la National Italian American Foundation condividono la passione per i valori e l’eccellenza del made in Italy”. Come ricordato da Unione Italiana Vini (Uiv), il vino del Belpaese è di gran lunga il preferito dagli americani con una quota del 38% sul totale consumi dei prodotti enologici d’importazione. Un’italianità tramandata oltreoceano dagli italoamericani anche nella scelta del vino, per esempio con le decine di migliaia di ristoranti tricolori negli Usa, che valgono un fatturato da 95 miliardi di dollari l’anno e che costituiscono una leva fondamentale per il settore enologico. Lo scorso anno l’export di vino italiano verso gli Stati Uniti ha sfiorato quota 2 miliardi di euro, con l’equivalente di 345 milioni di bottiglie spedite.
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