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Il vino “parla della storia e della geografia delle mille italie”, è simbolo “dell’Italia, la arricchisce anche dal punto di vista culturale, ed è cresciuto con il lavoro dei produttori e di Vinitaly”. Così il Presidente della Repubblica Mattarella

Italia
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha aperto Vinitaly n. 50

Il vino “parla della storia e della geografia delle mille italie”, è diventato “simbolo dello stile di vita e del gusto italiano, arricchendo il Paese anche con la cultura, le sinergie nei territori, nella società, e ha contribuito allo sviluppo dei saperi”, ed è parte costitutiva di quel “marchio Doc che riguarda tutti noi, da Nord a Sud, dal piccolo al grande centro, che è il marchio Italia, da cui dipende molto del nostro futuro e di quello dei nostri figli”, e la cui crescita negli ultimi 30 anni, “non scontata, dopo lo scandalo del metanolo, da cui invece è partito un vero e proprio Rinascimento”, è stata guidata dai produttori e accompagnata in maniera fondamentale da Vinitaly, “e per questo sono particolarmente lieto di essere qui per inaugurare, insieme a voi, un’edizione così importante di questa rassegna”: sono solo alcuni dei passaggi con cui il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha parlato a produttori e operatori del vino italiano, nell’apertura dell’edizione n. 50 di Vinitaly (Verona, 10-13 aprile, www.vinitaly.com).

Mattarella che ha celebrato i successi moderni come quello delle esportazioni, a 5,4 miliardi di euro nel 2015, e tappe storiche, “come i 300 anni dell’editto di Cosimo III dei medici sui confini del Chianti”, ha detto il Presidente (con tanto di visita ufficiale al Consorzio del Chianti Classico, nel suo tour tra le Regioni più rappresentative del vino italiano, dalla Toscana al Piemonte, dalla Sicilia al Veneto che, ha ricordato il Presidente della Regione Luca Zaia, realizza da sola il 30% dell’export nazionale), ma che ha ribadito anche le sfide che attendono il vino italiano, “da quelle del web a quelle dei mercati internazionali, dove migliorare diffusione e penetrazione per andare incontro ad una domanda di Italia che si fa più forte nel mondo, e che non ci fa avere paura della competizione con nuovo produttori e Paesi emergenti, e per cui è lecito porci un obiettivo più ambizioso di quello di mantenere o condividere un primato numerico, che è quello di innalzare, insieme ai nostri standard, quelli dell’intero mercato, alzando l’asticella della sicurezza alimentare, della tracciabilità, delle garanzie sanitarie, dell’autenticità e originalità dei marchi, delle condizioni e dell’ambiente del lavoro. Perchè se lo facciamo noi dovranno farlo anche gli altri”.

Parole che valorizzano il lavoro fatto dal vino italiano e i primati che ha raggiunto e che hanno portato ricchezza nei territori, come ha ricordato il presidente di Veronafiere Maurizio Danese:
“basta pensare all’enoturismo che vale oltre 2,5 miliardi di euro, con più di 450 Comuni a vocazione vitivinicola e un bacino di 11 milioni di turisti interessati a percorsi eno-gastronomici che valorizzano un patrimonio storico e culturale che non ha eguali. O a ricerche recenti recenti che dimostrano che investire nel settore vinicolo oggi è del 160% più remunerativo, che farlo nel settore finanziario, o il valore degli ettari di vigneto che in alcune denominazioni di origine è aumentato di oltre il 2000%, e questo in soli 50 anni” (studio WineNews per Vinitaly http://goo.gl/3z6dnq).

Numeri che dicono solo una parte del “racconto del vino italiano, che è uno dei più potenti che abbiamo per raccontare il riscatto del Paese - ha aggiunto il Ministro Martina - un vino che è l’espressione più compiuta dell’Italia tutta, perché racconta la ricchezza e la pluralità dei territori, dei valori, della tradizione che incontra l’innovazione, connubio che costruisce ogni giorno un modello di sviluppo fondato su sostenibilità e innovazione. Basta andare in nelle nostre cantine per capire la forza che quelle esperienze esprimono per il nostro Paese. Viviamo un successo senza paragoni, siamo la patria della biodiversità con oltre 500 vitigni, alla base di un comparto da 14 miliardi di euro il cui valore va oltre quello economico: è storia, identità, è essenza dell’Italia che affascina il mondo. Ma sappiamo che non basta. La sfida oggi è sul valore delle produzioni e delle esportazioni, e ce la possiamo fare. Abbiamo dimezzato lo svantaggio sulla Francia, oggi in Usa vendiamo più di tutti. Chi ci avrebbe scommesso nell’86, dopo lo scandalo del metanolo?”.

Una sfida che si vince anche con “un grande impegno che le istituzioni devono concretizzare per per mettere il settore agricolo italiano in grado di competere alla pari nella concorrenza internazionale, con regole uguali per tutti”, ha detto il sindaco di Verona Flavio Tosi.
“Ora però dobbiamo progettare i prossimi 50 anni - ha aggiunto Martina - perchè in futuro la qualità del vino sarà una premessa, che non è scontata, e comunque da sola non basta. Servono nuove leve, in uno scenario globale che cambia di continuo. Ci sono 800.000 persone che faranno parte di nuovo ceto medio nei prossimi anni, in tutto il mondo, con un impatto su consumi che non è immaginale, ma a loro dovremo parlare anche con la forza di produzioni come il vino. E con la rete. Per questo abbiamo portato qui il nostro programma “World Wine Web” con gli esperti di Amazon, Facebook e Twitter, abbiamo fatto accordi di tutela su piattaforme come Ebay, ma c’è tanto da fare. Penso al Testo Unico del Vino, partito alla camera e per il quale ora serve percorso veloce, anche per diminuire la burocrazia”.

“Siamo a un bivio, anche sul fronte delle ricerca, che è fondamentale. Ricordiamoci che sono stati scienziati italiani a sequenziare il genoma della vite, ed è un orgoglio che sia successo in Italia. Come lo è che università pubbliche, come quella di Udine abbiano iscritto di recenti 10 nuove varietà di vitigni resistenti alle malattie. Sono passi in avanti, ma si può si può fare di più e meglio.
C’è il piano pubblico da 21 milioni di euro per la ricerca genetica in agricoltura, c’è da lavorare sui mercati del mondo anche con il Piano Straordinario per il Made in Italy dello Sviluppo Economico.
Con la consapevolazza che l’agricoltura genera nuova economia, nuova occupazione, nuova società. È un grande cambiamento, e chiedo al vino di esserne protagonista con noi. Il vino è il canto della terra verso il cielo, diceva un mio concittadino, Luigi Veronelli. Questo canto siete voi, questo canto è il canto dell’Italia del vino”, ha concluso Martina.



Focus - L’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Vinitaly
Vinitaly compie cinquant’anni, e sono lieto di essere oggi qui per inaugurare, insieme a voi, un’edizione particolarmente importante di questa rassegna, che è riuscita nel tempo ad accompagnare, interpretare, favorire la crescita di un grande prodotto italiano, divenuto sempre più vettore e simbolo della nostra qualità, apprezzata nel mondo.

Dal tempo in cui Verona ha deciso di promuovere le prime Giornate del Vino italiano si è avviato un cambiamento profondo, che ha riguardato tanto le produzioni agro-alimentari e viti-vinicole, il loro mercato, l’organizzazione d’impresa, quanto la società circostante, il rapporto con la natura e il territorio, la cultura del cibo e, dunque, il legame tra i prodotti della terra e la nostra stessa civiltà.

Proprio la capacità di guidare l’innovazione è stata il segno più incisivo di questo percorso compiuto dai produttori di vino italiano.

Se nelle attività economiche, in prevalenza, il cambiamento viene dettato dallo sviluppo delle tecnologie, dalle esigenze di un mercato sempre più globalizzato, insomma da standard imposti dall’esterno, con il vino i produttori italiani sono riusciti invece a diventare protagonisti delle trasformazioni.

Si sono fatti ideatori e autori di progetti vincenti, hanno investito sulla qualità, hanno recuperato e tutelato persino caratteri originari e perduti del nostro territorio, come le decine e centinaia di vitigni autoctoni che in questi anni sono stati rivitalizzati e portati alla dignità di prodotti di pregio nel mercato interno e in quelli esterni. Hanno imposto un valore.

Il vino, pur essendo la sua produzione, a pieno titolo, attività imprenditoriale e industria agricola, è diventata sempre più un simbolo dello stile di vita e del gusto italiano, arricchendo quell’idea di qualità che è legata al nostro Paese, producendo ricchezza e cultura, consentendo sinergie nei territori e nella società, persino nello sviluppo dei saperi.

Non era, certo, scontata questa crescita del vino, del suo valore economico, sociale, culturale.

Quando, 30 anni or sono, scoppiò lo scandalo delle adulterazioni al metanolo, quella crisi avrebbe potuto soffocare in una spirale di sfiducia l’intero settore, e con esso una filiera cruciale dell’agro-alimentare italiano.

Invece, da lì ha preso le mosse quello che voi chiamate un "Rinascimento" delle nostre viti e del nostro vino. Le quantità sono diminuite ma la qualità si è innalzata, in misura più che proporzionale. Un paradigma virtuoso dell’economia, ma anche dell’ambiente e della società. E’ iniziato lo sviluppo dei marchi di qualità, i prodotti hanno conquistato una loro forte identità e rigenerato un legame con l’ambiente, hanno valorizzato le diversità e attivato nuove ricerche, nuovi modelli organizzativi, nuove competenze, nuove professionalità.

Da prodotto antico a chiave di modernità: un esempio di valorizzazione di assetti esistenti che si è rivelato risorsa preziosa anche nelle fasi più dure della crisi che abbiamo attraversato in questi anni. Il risultato è stato un successo parimenti nell’export. I numeri che, in questa giornata, sono stati ricordati ne sono testimonianza. Conferma di come il destino dell’Italia sia legato al superamento delle frontiere e non al loro ripristino. Potete essere orgogliosi di questa storia, che avete contribuito a costruire con il progredire di Vinitaly. Come per ogni impresa di successo, naturalmente, i risultati positivi accrescono le responsabilità. Il vino è simbolo di ospitalità e di amicizia, connaturato con la migliore cultura mediterranea. La produzione vinicola è motore di un’agricoltura moderna che rappresenta un settore trainante del benessere italiano. Le capacità organizzative, che hanno consentito negli ultimi decenni di affinare tecniche e produzioni, devono ora svilupparsi ancor più nella distribuzione e nella penetrazione dei mercati esteri. Le professionalità, che hanno permesso di recuperare vitigni e terreni, di curare le malattie della vite, di portare a tavola e far apprezzare vini e spumanti nostrani, di avvicinare tanti giovani a un lavoro così promettente, devono continuare a crescere per confermare il nostro ruolo di leader mondiale.

Possiamo farlo. Dobbiamo coltivare questa ambizione, tradurla in realtà. Perché l’Italia ha dimostrato di avere le risorse e le intelligenze necessarie. La ricchezza dei marchi e la vastità della platea dei produttori non è stata di ostacolo nella crescita di questi decenni.
Anzi, nella diversità dei tanti vini vi è una chiave decisiva del successo italiano; vi è la ragione della rinnovata popolarità di territori la cui fortuna deve molto all’identità rappresentata dalla propria produzione vinicola. Gli oltre 500 marchi di qualità, e le ancor più numerose aziende, hanno opportunamente coltivato le proprie originali radici.

Così i prodotti sono divenuti un patrimonio, prima locale poi globale, e questa è ragione non secondaria del successo ottenuto. Tuttavia, a questo punto della storia del vino italiano, occorre saper mettere insieme le forze per moltiplicare le potenzialità. La piccola dimensione - spesso così preziosa per integrare le tipicità regionali - può incontrare difficoltà sui mercati.

Bene ha fatto Vinitaly a mettere a tema, quest’anno, l’internazionalizzazione e il sostegno all’export: mi auguro che la vostra esperienza e la vostra stessa struttura possano essere di supporto per sinergie italiane e per la rete delle nostre aziende, proiettate verso nuove aree di consumo, facendo ancora di più Sistema Italia. L’esperienza del settore fieristico, quando è sorretta da un progetto (è stato il caso di Expo2015, è il vostro caso), e ha alle spalle un retroterra di imprese sane, è preziosa per le attività di promozione di ogni comparto. In questo ambito, grandi opportunità possono venire dai nuovi strumenti, a partire dall’e-commerce. Oppure dai blog, dai siti web, dai mezzi online, che consentono di sviluppare una comunità di appassionati.

A Verona questi saranno giorni di festa e di incontro. È auspicabile che diventino anche occasione per un salto ulteriore di qualità. La domanda di Italia si fa più forte nel mondo. Per questo non abbiamo paura della competizione con nuovi produttori e con Paesi emergenti. E’ lecito, però, porci un obiettivo più ambizioso di quello di mantenere o di condividere un primato numerico. Nell’interesse generale, l’obiettivo deve essere quello di innalzare, insieme alla qualità dei nostri standard, quelli dell’intero mercato.

Far salire l’asticella della sicurezza alimentare e quindi della tracciabilità, delle garanzie sanitarie, dell’autenticità e originalità dei marchi, delle condizioni dell’ambiente e della qualità del lavoro. Se lo facciamo noi, dovranno farlo anche gli altri. La qualità italiana può diventare traino e traguardo: in questo modo, i nostri prodotti agiranno da termine di paragone e varranno sempre di più. Questo ci darà maggior forza anche nella giusta lotta alla contraffazione e nella tutela del made in Italy.
Un modello italiano di gestione che, sorretto da una ricerca e da una produzione industriale dei mezzi di raccolta, trasformazione e conservazione di alto livello, può imporsi maggiormente sul mercato internazionale, in analogia ad altri comparti del settore cibo e bevande. Per questi obiettivi occorre agire come una squadra coesa. Una squadra dove il pubblico e il privato sanno darsi una mano. Una squadra che sente l’Europa come casa propria e abita le sue istituzioni, utilizza suoi strumenti e le sue opportunità come leve di crescita.

Il vino è impresa. L’industria viti-vinicola ha numeri importanti per l’economia nazionale, in alcune in Regioni in particolare, e reca un significativo valore aggiunto alla ricchezza nazionale.
Il vino è ambiente. L’agro-alimentare italiano è un giacimento prezioso che offre il meglio di sé laddove l’attività produttiva si integra con il rispetto del territorio, anzi con la valorizzazione dell’ambiente e della sua storia. Il dissesto idrogeologico e il degrado ambientale sono nemici della qualità italiana: nel contrasto ai processi degenerativi - che minacciano il nostro bene comune, e gli stessi presupposti di uno sviluppo economico - l’agricoltura ha un ruolo decisivo e lo svolge con efficacia.

Il vino è società. Proprio la storia della crescita di cui voi siete stati artefici e testimoni dimostra l’interdipendenza positiva tra produzioni e rafforzamento delle reti sociali. Oltre la metà della produzione del vino si realizza in strutture cooperative. Tanti giovani sono entrati nel settore portando competenze, entusiasmo e tecniche innovative: è importante condividere e trasmettere conoscenze con generosità, perché le nuove generazioni possano partire equipaggiate verso l’avventura della vita. Tante donne sono imprenditrici e, opportunamente, Vinitaly ha deciso di accendere i riflettori su questa realtà così dinamica. Tanti nuovi lavori, non soltanto hobby e conoscenze diffuse, si sono sviluppati attorno al vino di qualità. E ci sono - tengo a ricordarlo - belle esperienze di imprese in cui operano giovani disabili. Vi sono esempi di produzione in carcere, come nel penitenziario di Gorgona.

Vi sono autentiche rivincite della legalità -rivincite efficaci- che hanno il nome dei vini prodotti nelle terre confiscate alla mafia.

Il vino è anche cultura. È cultura sin dalle origini della sua storia nel Mediterraneo. La conoscenza del vino va di pari passo con la conoscenza del cibo. È decisivo sviluppare strategie di educazione alimentare, spingere al consumo consapevole, spiegare la cultura vinicola del nostro Paese: è come la buona musica, si apprezza meglio se la si conosce di più. Il buon vino chiama la buona alimentazione. La qualità ha a che fare con la salute. E’ bene ricordare che ciò che fa bene all’uomo - che lo nutre meglio - è quasi sempre ciò che rispetta maggiormente e valorizza l’ambiente. Passi avanti sono stati fatti, come dimostra la crescente attenzione popolare alla cucina e ai prodotti sani, rispettosi della natura. Lo stesso sviluppo della produzione di vini biologici e naturali è un segno positivo che arricchisce l’intero nostro sistema. Il vino, infine, è territorio: parla della storia e della geografia delle nostre mille Italie. Basti ricordare che quest’anno ricorrono tre secoli del famoso editto di Cosimo III de’ Medici.

Ora dobbiamo chiederci come integrare meglio la cultura del cibo, la salvaguardia del territorio, il turismo. Su questo terreno, facciamo un po’ meno di quello che potremmo. E’ importante portare sempre più nel mondo i nostri prodotti, ma lo stesso obiettivo di qualità deve indurci a presentare e offrire ai nostri ospiti un sistema di eccellenza ambientale. Una sfida grande, una bella sfida.

Il mio augurio è che Vinitaly, che, da tanto tempo, dà lustro a Verona, continui a tessere la sua tela a vantaggio dell’intero Paese. C’è un marchio Doc che riguarda tutti noi, da Nord a Sud, dal piccolo al grande centro: è il marchio Italia. Da questo marchio dipende molto del nostro futuro e di quello dei nostri figli”.


Focus - Da Federvini alle Cooperative, i commenti della filiera al discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

“Non solo celebrazione, ma riconoscimento di un settore nella sua dimensione completa, che comprende non solo aspetti economici e agricoli, ma anche sociali, di sostenibilità, di ricerca, di innovazione, di posti di lavoro e soprattutto di giovani”. Così il presidente Federvini, Sandro Boscaini sul discorso del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella nell’apertura di Vinitaly.

“Abbiamo apprezzato moltissimo il commento del Presidente Mattarella sul marchio Doc unico Italia. Con poche parole e un’immagine efficacissima ha riassunto i valori, la diffusione e la reputazione di un settore presente su tutto il territorio nazionale”, ha concluso Boscaini.

“Non si può che apprezzare quanto detto dal Presidente della Repubblica. E agli apprezzamenti si aggiungono i ringraziamenti per aver ricordato come “le strutture cooperative realizzino oltre la metà del prodotto enologico italiano”, ha aggiunto il presidente di Alleanza delle Cooperative - settore agroalimentare, Giorgio Mercuri, che ha aggiunto - il Presidente Mattarella ha ricordato che la storia del vino dimostra l’interdipendenza positiva tra produzioni e rafforzamento delle reti sociali. Paradigmi, questi, che rappresentano i capisaldi della cooperazione”.

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