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IMMIGRATI: AL VIA INGRESSO 80.000 LAVORATORI STAGIONALI. COSA DEVONO FARE LE AZIENDE ...

Scatta la procedura per l’assunzione di 80.000 lavoratori stagionali extracomunitari con la disponibilità sul sito www.interno.it degli appositi moduli che i datori di lavoro devono utilizzare per effettuare il pre-caricamento direttamente o soprattutto attraverso le organizzazioni di categoria, a partire dalle ore 8 di questa mattina.
Si tratta di una procedura informatica già sperimentata nel 2007 che si fonda - sottolinea la Coldiretti - sulla collaborazione delle associazioni di categoria che hanno l’apposito accordo con il Ministero dell’Interno e che potranno però spedire definitivamente le domande solo a partire da venerdì primo febbraio. Possono essere assunti per lavori stagionali cittadini non comunitari originari di Serbia, Montenegro, Bosnia-Herzegovina, Macedonia, Croazia, India, Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka e Ucraina, nonché di Paesi che hanno sottoscritto o stanno per sottoscrivere accordi di cooperazione in materia migratoria come Tunisia, Albania, Marocco, Moldavia, Egitto e i cittadini stranieri non comunitari titolari di permesso di soggiorno per lavoro subordinato stagionale negli anni 2005, 2006, 2007.
La Coldiretti, che nel 2007 è stata l’associazione che ha presentato il maggior numero di domande, è impegnata nelle proprie strutture territoriali a raccogliere in modo informatizzato le richieste dei datori di lavoro. Sulla base della ripartizione territoriale effettuata dal Ministero della Solidarietà Sociale con la circolare n. 2/2008 del 18 gennaio, il maggior numero di autorizzazioni per lavoratori stagionali extracomunitari riguardano - riferisce la Coldiretti - Campania (9.500), Lazio (7.500), Emilia Romagna (7.000), Veneto (6.500), Puglia (6.500) e Calabria (6.400). A seguire - continua la Coldiretti - Sicilia (6.400), Abruzzo (4.850), Piemonte (3.600), Lombardia (3.500), Toscana (3.500), Trento (3.000), Marche (1.700), Basilicata (1.250), Bolzano (1.200), Friuli Venezia Giulia (750), Liguria (750), Sardegna (750), Molise (550) e Valle d’Aosta (100), mentre 5.150 restano disponibili al Ministero per eventuali esigenze territoriali. In molte regioni la maggioranza dei lavoratori stagionali extracomunitari troverà occupazione in agricoltura che insieme al turismo e all’edilizia è il settore con maggiori maggiore opportunità occupazionali per questi lavoratori. Con il 13 per cento di stranieri sul totale dei lavoratori agricoli è nelle campagne dove la presenza di immigrati evidenzia infatti una incidenza tra le più elevate dei diversi settori economici, secondo il XVI Rapporto Caritas/Migrantes sull’immigrazione al quale ha collaborato la Coldiretti.
Il fatto che sono saliti a 129.004 i rapporti di lavoro in agricoltura identificati negli archivi Inps e riconducibili a soggetti non italiani, dimostra - sottolinea la Coldiretti - la determinazione della parte più sana ed economicamente attiva dell’imprenditoria agricola a perseguire percorsi di trasparenza e qualità del lavoro adempiendo puntualmente agli obblighi burocratici ed economici connessi ai rapporti di lavoro dipendente anche se permangono, purtroppo, inquietanti fenomeni malavitosi e di becero sfruttamento della manodopera, che gettano un’ombra pesante su un settore che ha invece scelto con decisione la strada della regolarità.
I lavoratori stranieri presenti nelle campagne italiane appartengono a 155 diverse nazionalità anche se a trasferirsi in Italia per lavorare in agricoltura - sostiene la Coldiretti - sono principalmente nell’ordine i polacchi (16%), i romeni (15%), gli albanesi (11%) e a sorpresa gli indiani (7%) che trovano occupazione soprattutto negli allevamenti del nord per l’abilità e la cura che garantiscono alle mucche. Sono molti i “distretti agricoli” dove i lavoratori immigrati sono diventati indispensabili come nel caso della raccolta delle fragole nel Veronese, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva in Piemonte, del tabacco in Umbria e Toscana o del pomodoro in Puglia.
Si tratta di un evidente dimostrazione che gli immigrati occupati regolarmente in agricoltura contribuiscono in modo strutturale e determinante all’economia agricola del Paese e rappresentano una componente indispensabili per garantire i primati del “made in Italy” alimentare nel mondo.

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