Sarà l'infinitamente piccolo l'arma vincente che difenderà il made in Italy dalle contraffazioni: parola degli esperti e dei rappresentanti delle aziende del settore attive in tutta Italia, che si sono riuniti oggi nella sede del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) per parlare di nanotecnologie e prodotti italiani.
Centinaia e centinaia di nasi biochimici, così piccoli da essere invisibili, ad esempio, sono alla base di un dispositivo in grado di verificare se un prodotto alimentare è coltivato in Italia o all'estero. Il dispositivo, è un progetto dell'azienda Arterra di Napoli e si basa su recettori biologici usati come sonde per riconoscere determinati metaboliti presenti negli alimenti.
"Il sistema permette, a differenza delle analisi genetiche, di verificare - spiega Gabriella Colucci, che ha presentato il dispositivo - se un pomodoro San Marzano è stato coltivato sul Vesuvio dalle sostanze aromatiche di quella terra che sono rimaste nel prodotto sottoforma di metaboliti".
"Il dispositivo è ancora un prototipo - aggiunge - e stiamo lavorando affinché sia di più facile utilizzo".
E' già in fase di sperimentazione pre-industriale, invece, il sistema di sicurezza volto a tutelare la pelle prodotta in Italia. Il progetto è nato dalla collaborazione fra l'azienda Solos, specializzata in sistemi olografici di sicurezza, il distretto della pelle di Vicenza e la Kodak.
"Si basa sulla possibilità di usare nanoparticelle come marcatori", spiega Ulisse Vivarelli, della Solos. Le nanoparticelle possono essere utilizzate anche negli inchiostri per le etichette, dice Vivarelli, "ma qui ci è un passo in più - aggiunge - perché le nanoparticelle vengono fissate nei pori della pelle".
Il processo avviene durante la seconda fase di concia: nelle soluzioni chimiche, usate per assicurare la qualità finale, vengono aggiunte le nanoparticelle, che resteranno bloccate nel tessuto e permettono così di identificare il prodotto per mezzo di un dispositivo appositamente realizzato dalla Kodak, uno spettroscopio, in grado di individuare le particelle racchiuse nella pelle.
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