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In Francia crescono le attese per un’annata che, messasi alle spalle le difficoltà, potrebbe rivelarsi, grazie al sole di settembre, come una delle migliori degli ultimi anni, specie in Champagne ed in Borgogna

Il confine tra una vendemmia ancora incerta, ma di certo non memorabile, ed una raccolta già in predicato di diventare storica, sta tutto in un confine geografico, quello delle Alpi. Già, perché se sui grandi territori del vino italiano continua, incessante, la pioggia, nelle regioni enoiche di punta della Francia splende il sole, lo stesso che ha scaldato i filari della Champagne nelle ultime settimane, e che continua ad accompagnare le uve nelle cantine della denominazione in questi ultimi giorni di una vendemmia particolarmente abbondante.
Il morale, così, torna alto, e la fiducia prende il sopravvento della paura, perché l’andamento stagionale non è stato certo dei più usuali, come ha raccontato a “Wine Searcher” (www.wine-searcher.com) il cantiniere di Veuve Clicquot, Dominique Demarville: “abbiamo avuto un inverno molto mite, seguito da una primavera asciutta e calda. La fioritura è arrivata abbastanza presto, ed era regolare. Stava andando tutto bene, fino ad agosto, che si è rivelato come uno dei mesi più piovosi di sempre. Fortunatamente, il sole è tornato a settembre, portando una stagione calda ed asciutta, che ha permesso alle uve di maturare nel modo migliore”. Per Benôit Guez, cantiniere di Moët & Chandon, “c’è una certa variabilità da cru a cru, ma io sono particolarmente sereno per le uve che arrivano dalla Côte des Blancs e, più a Nord, dalla Montagne de Reims”. Né Guez né Demarville, però si sono voluti sbilanciare sulle potenzialità dell’annata, perché “è ancora troppo presto, per conoscerne le vere possibilità dovremmo aspettare perlomeno che finisca la fermentazione”. Charles Philipponnat, proprietario dell’omonima griffe dello Champagne, non ha alcun timore, invece, ad esprimere il proprio entusiasmo: “credo che il 2014 sarà un grande anno per il nostro Clos des Goisses. Credo proprio che possa reggere il confronto sia con il 1996 che con il 2004, anche se è vero che il potenziale dell’annata sarà nota solo dopo la fermentazione alcolica”.
Ma settembre è stata una manna dal cielo anche per un’altra grandissima denominazione francese, la Borgogna, messa letteralmente in ginocchio, almeno nel morale, dalle abbondanti grandinate di giugno, che distrussero quasi il 40% dei vigneti di Meursault, Pommard, Volnay e Beaune. Il bel tempo dell’ultimo mese, durante il quale sono caduti solo 5 millimetri d’acqua, ha spazzato via ogni dubbio, le uve, sia bianche che rosse, hanno raggiunto uno stato fitosanitario e maturazioni eccellenti, e la vendemmia volge già al termine. Secondo le previsioni del Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne (Bivb), come riportato dal magazine britannico “Decanter”(www.decanter.com), nel 2014 si dovrebbe tornare ad un livello produttivo “normale”, a quota 1,5 milioni di ettolitri, dopo tre campagne decisamente scarse, che hanno concorso non poco al boom dei prezzi della Regione, tanto che per l’annata 2013, che uscirà sul mercato, ovviamente en primeur, nel mese di novembre, si stima un aumento delle quotazioni compreso tra il +3 ed il +15%.
Del resto, gli effetti della scarsità delle ultime annate in commercio si vedono dal calo delle esportazioni: il -12% dei volumi venduti sui mercati esteri nei primi 7 mesi del 2014 sullo stesso periodo del 2013, non è certo frutto di difficoltà commerciali, ma della mancanza della disponibilità. Le esportazioni verso gli Stati Uniti e il Regno Unito, come raccontano i numeri del Bivb, sono diminuite, rispettivamente, del 12,5%, a poco meno di 8,5 milioni di bottiglie, e del il 24%, a quota 7,8 milioni di bottiglie. L’aumento dei prezzi ha contribuito ad attenuare le ripercussioni finanziarie nell’economia della Borgogna, con i valori che, in effetti, calano in maniera molto meno vertiginosa dei volumi: -1,6% in Usa e -7,7% sul mercato britannico. Ma l’aumento dei prezzi non è necessariamente la risposta migliore, come spiega Pierre Gernelle, direttore della Federation des Syndicats de Négociants-Eleveurs de Bourgogne (Fneb): “rischiamo di perdere quote nei mercati tradizionali a causa dei prezzi più elevati. Alcuni dei nostri clienti abituali non possono affrontare il trend rialzista deciso dai produttori di Borgogna, quindi speriamo davvero che il 2014 ci riporti ad un livello produttivo normale, e che i prezzi tornino a livelli più competitivi”. Probabilmente, però, “ci sarà bisogno di almeno due vendemmie consecutive nella media per vedere gli effetti concreti sui prezzi, mentre a far ripartire l’export verso gli Usa potrebbe bastare un euro un po’ più debole”.

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