Primo frutto dell’ultima vendemmia, ma oggi prodotto quasi in “via di estinzione”, il “vino novello” rimane un tradizione per tanti italiani, e da domani, potrà arrivare sulle tavole del Belpaese, con il “déblocage” che scatterà a mezzanotte e un minuto di martedì 30 ottobre, ricorda la Coldiretti. Appena 2 milioni le bottiglie prodotte nel 2018, stima l’organizzazione agricola. “Il vino novello - continua la Coldiretti - viene consumato soprattutto in abbinamento con i prodotti autunnali come le caldarroste che quest’anno fanno registrare uno storico ritorno con un raccolto record di 30 milioni di chili, in aumento dell’80% rispetto a cinque anni fa. Leggero e con bouquet aromatico il “vino da bere giovane” deve le sue caratteristiche al metodo di vinificazione utilizzato messo a punto dal ricercatore francese Flanzy ed è fondato sulla fermentazione carbonica di grappoli integri di uve che vengono poi spremute a distanza di una decina di giorni per un vino delicato che di solito si attesta sugli 11 gradi, ma che può raggiungere anche i 12”.
La produzione del vino novello in Italia, ricorda la Coldiretti, è iniziata verso la metà degli anni ’70, dopo che in Francia, considerata la madre dei novelli, i vignaioli francesi della zona di produzione del Beaoujolais, per superare una stasi di mercato, misero sul mercato il Beaoujolais nouveau, per rivalorizzare il loro vino prodotto con uve Gamay meno pregiate della Borgogna meridionale. Il vino novello made in Italy basato invece su uve Dop e Igp, ha quindi registrato lungo la Penisola una rapida espansione toccando il picco di 17 milioni di bottiglie dieci anni fa per poi scendere progressivamente sino ai circa 2 milioni attuali.
“All’origine del calo di produzione - rileva la Coldiretti - c’è una serie di fattori, a partire dalla limitata conservabilità, che ne consiglia il consumo nell’arco dei prossimi 6 mesi fino alla tecnica di produzione, la macerazione carbonica, che è più costosa del 20% rispetto a quelle tradizionali. Ma soprattutto - spiega la Coldiretti-– gli stessi vitigni che negli anni passati rappresentavano la base del novello vengono oggi spesso utilizzati per produrre vini ugualmente giovani, ideali per gli aperitivi, ma che non presentano problemi di durata. La tradizione vuole che l’apertura del vino novello - conclude la Coldiretti - si festeggi a San Martino, l’11 novembre, giorno in cui da sempre i contadini chiudono e fanno il bilancio di un anno di lavoro”.
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