Quali sono i passaggi “chiave” per iniziare a lavorare nel mondo dell’agricoltura? Molti, che 55.000 imprenditori agricoli hanno già percorso, e che almeno altri 100.000 giovani potrebbero fare Ad illustrarli, un “vademecum” dedicato ai giovani che vogliono avviare un’azienda agricola, presentato oggi a Roma da Coldiretti, nel quadro di “Lavoro per i giovani, in agricoltura c’è”, con il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida e il Ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi. L’occasione è stata l’apertura del salone della creatività Made in Italy “Generazione in campo” con l’assegnazione degli Oscar Green ai giovani agricoltori (che trovate qui) e alle loro rivoluzionarie idee. Un feeling, quello tra le nuove generazioni e la campagna, che è sbocciato come dimostra il dato che tra le imprese guidate da giovani in Italia crescono solo quelle agricole, con un aumento dell’1% negli ultimi 10 anni in controtendenza sul crollo degli altri settori (-13%). In totale sono oltre 55.000 gli “under 35” che hanno scelto di costruirsi un futuro investendo nella terra: dalla coltivazione all’allevamento, dall’agriturismo alle vendite dirette fino alle bioenergie e all’economia green.
L’analisi della Coldiretti, sulla base del rapporto del Centro Studi Divulga, mostra che nello spazio di un decennio, tra crisi, pandemia e guerra, il settore agricolo è diventato di fatto il punto di riferimento importante per le nuove generazioni, al contrario di altri settori dove si registrano crolli del numero di imprese “under 35” che vanno dal 24% per le costruzioni al 25% per il commercio al dettaglio, dal 28% per il tessile al 48% per le telecomunicazioni. Nell’ultimo anno sono nate in media 17 nuove imprese agricole giovani al giorno. Le aziende guidate da “under 35”, sottolinea Coldiretti, hanno una superficie (Sau) superiore di oltre il 54% alla media, un fatturato più elevato del 75% e il 50% di occupati per azienda in più. Si tratta di imprese con almeno un’attività connessa, indirizzate verso la pratica biologica e verso la commercializzazione dei prodotti aziendali, estremamente digitalizzate. Più di una su tre (34%) è informatizzata e una su quattro (24%) ha realizzato innovazioni in azienda nell’ultimo triennio (analisi Coldiretti su dati del Censimento Istat). Quasi 1 giovane imprenditore su 5 (19%) è laureato. Le imprese giovani hanno di fatto rivoluzionato il mestiere dell’agricoltore impegnandosi in attività multifunzionali che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili. Sul piano produttivo emerge come la maggioranza dei giovani imprenditori è impegnato nella coltivazione di ortaggi (13% del totale) ma una quota importante risulta anche ricoperta dal settore delle produzioni agricole associate all’allevamento di animali (11%) e, a seguire, il vino (10%).
Ma ci sono anche dei problemi. Ad ostacolare la crescita delle giovani imprese agricole restano, rileva Coldiretti, le difficoltà legate all’accesso alla terra e quello al credito. Il prezzo medio di un ettaro di terreno agricolo in Italia è di 20.900 euro, ma può arrivare a cifre di 1,5 milioni di euro se si considerano i vigneti dei grandi vini del Nord. Ma differenze sensibili si trovano anche a livello territoriale. Nel Nord Ovest il prezzo medio, continua Coldiretti, è di 29.100 euro ad ettaro, sale a 42.300 al Nord Est, spinto soprattutto dal mercato vitivinicolo, scende a 15.200 euro al Centro Italia, fino ai 13.400 del Meridione e agli 8.800 delle Isole. Se si considera che la dimensione media di un’impresa agricola italiana è di undici ettari, spiega la Coldiretti, il “prezzo d’ingresso” per un agricoltore rischia di diventare proibitivo e ciò rappresenta un grave problema, anche per le difficoltà di accesso al credito, in un momento peraltro dove la “voglia di campagna” è ai massimi storici. In tale ottica sono importanti le misure attivate a favore delle giovani imprese, come ad esempio quelle di Ismea, per finanziare il prezzo di acquisto dei terreni.
“Occorre sostenere il ritorno alla terra dei giovani e la capacità dell’agricoltura italiana di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale superando gli ostacoli burocratici che si frappongono all’insediamento” afferma la leader dei giovani della Coldiretti Veronica Barbati. Per il presidente Coldiretti, Ettore Prandini, “la pandemia ha accelerato il fenomeno del ritorno alla terra e maturato la convinzione comune che le campagne siano oggi capaci di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, peraltro destinate ad aumentare nel tempo”. Una buona notizia è il fatto che, nelle campagne, il lavoro non manca. Con l’arrivo della primavera c’è posto per almeno 100.000 giovani per colmare la mancanza di manodopera che ha duramente colpito le campagne lo scorso anno con la perdita rilevante dei raccolti agricoli nazionali. A dirlo, sempre nell’iniziativa “Lavoro per i giovani, in agricoltura c’è”, l’analisi presentata da Coldiretti. Nelle campagne servono figure specializzate come trattoristi, serricoltori, potatori e tecnici dell’agricoltura 4.0 per guidare droni, leggere i dati metereologici ed utilizzare gli strumenti informatici ma anche raccoglitori per le verdure, la frutta e la vendemmia. Senza dimenticare i nuovi sbocchi occupazionali offerti dalla multifunzionalità che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili. Per questo è necessario e un piano integrato di formazione che coinvolga le scuole anche per recuperare le conoscenze antiche e vincere le sfida della rivoluzione digitale nelle campagne con gli investimenti in droni, gps, robot, software e internet delle cose che hanno raggiunto 1,6 miliardi con la crescita del 1500% nel giro di 5 anni.
Nel 2022 in agricoltura hanno trovato opportunità di lavoro dipendente oltre un milione di persone, di cui quasi uno su tre (32%) ha meno di 35 anni. In questo contesto, rileva la Coldiretti, va segnalato che le difficoltà agli spostamenti dei lavoratori alle frontiere per effetto della pandemia hanno ridotto la presenza di lavoratori stranieri ed aumentato quella degli italiani che sono tornati a considerare il lavoro in agricoltura una interessante opportunità.
Coldiretti ha definito “importante l’arrivo del nuovo sistema di prestazioni occasionali introdotto nella Manovra dal Governo e sostenuto da Coldiretti che porta una rilevante semplificazione burocratica per facilitare l’avvicinamento al settore agricolo. Potranno accedervi pensionati, studenti, disoccupati, percettori di Naspi, reddito di cittadinanza, ammortizzatori sociali e detenuti ammessi al lavoro all’esterno. Sarà a tutti gli effetti un rapporto di lavoro subordinato agricolo con l’unico limite determinato dalla durata della prestazione che non potrà superare, per singolo occupato, le 45 giornate di lavoro effettivo all’anno. Il salario sarà esente da imposizione fiscale, cumulabile con qualsiasi tipologia di trattamento pensionistico. Al lavoratore saranno inoltre garantite le stesse tutele (contrattuali, previdenziali, assistenziali ...) previste per gli occupati a tempo determinato. Proprio per facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro la Coldiretti, autorizzata dal Ministero del Lavoro, ha varato il portale “Jobincountry” per le aziende agricole che assumono”. Si tratta di una piattaforma informatica di intermediazione della manodopera che offre a imprese e lavoratori un luogo di incontro, prima virtuale on line e poi sul campo attraverso una consulenza con i front-office del sistema dei servizi territoriali.
Focus - Il vademecum della Coldiretti per diventare imprenditori
1) Avere un’“idea” d’impresa intorno alla quale sviluppare un progetto di sviluppo. Avere un’idea di impresa agricola significa individuare che tipo di “imprenditore agricolo” si vuole essere o diventare: imprenditore agricolo più “tradizionale” (produzione in uno specifico comparto) o più “innovativo” e “diversificato” sfruttando, a 10 anni (18 maggio 2001/2011) dalla sua introduzione, le opportunità offerte dalla legge di orientamento in agricoltura. Inoltre, avere un’idea di impresa significa valutare quali leve strategiche si intendono attivare: innovazione, vendita diretta, reti, territorio, qualità, agroenergie, agriturismo, fattoria didattica.
2) Analisi delle caratteristiche e delle potenzialità aziendali tramite l’osservazione del territorio, del mercato, dei concorrenti e delle normative vigenti. Significa analizzare, servendosi di appositi consulenti le componenti di base per avviare l’impresa agricola, una volta esplicitata l’idea.
3) Confrontarsi con gli altri che hanno già fatto esperienze simili in Italia o in Europa per cogliere le sfumature e focalizzare al meglio le idee.
4) Trasformare l’“idea” in un progetto di sviluppo imprenditoriale. Si tratta di determinare gli obiettivi generali del progetto, quelli specifici, i risultati attesi e le azioni e le risorse necessarie per raggiungerli. Si tratta di farsi redigere da adeguati specialisti e professionisti un Business plan economico finanziario accurato e in grado di reggere al mercato e alle richieste di finanziamento pubblico e privato.
5) Ricerca della fonte di finanziamento. Sulla base dell’idea progettuale valutare la possibile fonte di finanziamento nell’ambito delle politiche nazionali e comunitarie. Per l’acquisto di terra verificare le opportunità offerte da Ismea.
6) Presentazione del progetto per il finanziamento pubblico. Si tratta di fare la domanda per l’accesso al finanziamento unitamente alla presentazione del Business Plan. Necessaria l’assistenza di un centro Caa Coldiretti e la consulenza di un professionista per la parte tecnica.
7) Presentazione del progetto per il finanziamento privato. Numerose banche offrono condizioni vantaggiose per i giovani. Simec Consulting offre in tale ottica consulenza finanziaria per individuare la soluzione più adatta. Particolare attenzione va riposta nella concessione delle garanzie. Si tratta di un assaggio fondamentale per “non giocarsi” il capitale fisico appena costituito o i “risparmi” di papà.
8) Una formazione di base in campo agricolo è importante, ma non decisiva anche perché sono numerosi i corsi di formazione professionale organizzati a livello regionale per acquisire competenze e avere la qualifica di imprenditore agricolo dal punto di vista fiscale. Frequentarli è un modo per apprendere, ma anche per tessere una rete di rapporti con altri colleghi.
9) Per avviare una impresa agricola non sono molti gli adempimenti necessari nè i relativi costi dal punto di vista burocratico. Infatti tre sono i passaggi fondamentali:
- Apertura di una Partita Iva presso l’Agenzia delle Entrate.
- Iscrizione al Registro delle imprese, sezione speciale Agricoltura, presso la competente Camera di Commercio se si prevede di realizzare un fatturato superiore ai 7.000 euro/anno.
- Iscrizione e dichiarazione presso l’Inps.
10) Non arrendersi alla burocrazia che è un peso non solo nell’avvio, ma anche nell’esercizio dell’attività imprenditoriale.
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