In ripresa (seppur minima), con gli Usa che si riprendono la fama di maggior investitori enoici. Questa la fotografia, scattata da “WineSpectator” dell’andamento complessivo delle aste di fine wine nel 2014, delineato dalle case d’asta più famose nel mondo. Ma se i risultati sembrano positivi, non tutti sorridono per un 2014 che ha avuto moltissimi alti e bassi. Se, infatti, a livello complessivo, il guadagno è salito del 4,5% sul 2013, passando da 337 milioni dollari a 352 milioni dollari, a far sorridere le case d’asta è solamente il mercato degli States, che hanno visto battere lotti per oltre 158 milioni di dollari, sui ai 126 del 2013, aumentando le cifre del 26%. E con il prezzo medio per partita, che negli Stati Uniti nel 2014 è salito a 2.877 dollari da 2.689 del 2013. Piccola crescita anche delle aste virtuali, con il vino venduto su internet che ha visto il giro d’affari passare da 45,7 milioni di dollari del 2013 ai 46,24 del 2014 (+1%). Male, se non malissimo, nel complesso il resto.
Se Hong Kong si è difesa, perdendo “solo” il 7%, passando da 112 a 104 milioni di dollari, e vedendo scendere anche il prezzo medio di ogni lotto che ha visto un calo di quasi 400 dollari, da 6.301 dollari del 2013 a 5.935 dollari del 2014, nonostante la domanda di vino da collezione sia rimasta forte, è l’Europa che ha accusato maggiormente il colpo, perdendo il 26% rispetto al 2013, passando così da 58 milioni a 42,8 milioni di dollari aggiudicati.
Le case d’asta leader rimangono, anche per il 2014, Sotheby’s, Acker Merrall & Condit e Christie’s. Ma se la prima ha incrementato nell’ultimo anno il suo fatturato, passando da 57,79 milioni di dollari a 65,3 (+13%), per le altre 2 le performance sono state negative, se non pessime: Acker Merrall & Condit ha infatti perso il 3% passando da 63,77 a 61,75 milioni di dollari e Christie’s che ha perso addirittura il 30% rispetto al 2013, con i ricavi che sono scesi da 75,6 milioni a 53.
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