Buongustai e amanti dell’alta gastronomia saranno felici di saperlo: ha preso il via il piano di ripopolamento dell’aragosta rossa in Sardegna. L’iniziativa, la prima nel Mediterraneo, è iniziata con la firma, mercoledì 12 maggio, del decreto di individuazione delle aree di tutela biologica, e con la presentazione del programma di attuazione da parte degli assessori dell’Agricoltura e dell’Ambiente della Regione Sardegna, Andrea Prato e Giuliano Uras. Il progetto è stato sviluppato dalla direzione scientifica del Dipartimento di Biologia animale dell’Università di Cagliari, allo scopo di salvaguardare una delle risorse ittiche più pregiate del mare dell’Isola e nello stesso tempo consentire ai pescatori di crearsi nuove occasioni economiche.
La prospettiva, spiega l’assessore Prato, è quella di “far convergere due esigenze solo apparentemente contrastanti: quelle del mare e quelle dei pescatori. Vogliamo contribuire a ripopolare il nostro mare, sempre più povero e malato, non solo con l’aragosta ma di riflesso con tutte le specie ittiche non antagoniste, innescando un circolo virtuoso. Solo così i nostri pescatori potranno avere assicurato il loro futuro economico e solo così potremo contare in un mare di nuovo pieno di vita”. Soddisfatto anche l’assessore Uras: “questo è un progetto per molti versi rivoluzionario e che darà nuove prospettive ai pescatori e al nostro mare. Senza un mare sano e vivo, senza una risorsa rinnovabile non ci può essere la pesca. Questo gli operatori ittici l’hanno capito e saranno loro i protagonisti del ripopolamento dell’aragosta”.
Ai pescatori e agli addetti del comparto della pesca, infatti, spetteranno da subito compiti fondamentali, come quello di contribuire al ripopolamento delle 5 aree marine e delle 14 sotto-zone individuate. Qui, dopo la marchiatura di classificazione, verranno conferiti i giovani esemplari, per restarvi i 30 mesi di durata del progetto sperimentale, durante i quali dovranno raggiungere le giuste dimensioni per essere pescati e immessi al consumo. Inoltre, sempre nelle aree, che saranno individuate in tutte le coste dell’Isola, potranno essere avviate attività di multifunzionalità (come ristorazione, itti-turismo, pesca-turismo e visite subacquee) che consentiranno ai pescatori di integrare il proprio reddito e, indirettamente, di migliorare la sorveglianza e il monitoraggio delle zone. Al progetto la Regione ha destinato 1,250 milioni di euro, ma gli assessori Prato e Uras hanno annunciato che chiederanno maggiori risorse all’Unione europea, vista la portata strategica dell’iniziativa.
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