
Dalle viti fossili e preistoriche agli esempi di quei monumenti e arti figurative che, attraverso le loro raffigurazioni, rappresentano le testimonianze della vite e del vino attraverso i secoli, passando per la letteratura, le monete e la tradizione dell’aradilca, fino alla musica e al folklore, senza tralasciare l’evoluzione della tecnica e del commercio: pagina dopo pagina, la storia dell’enologia italiana dalla preistoria all’età contemporanea si dispiega in tre volumi finemente rilegati, scritti a più mani da studiosi ed esperti, sotto la guida di Arturo Marescalchi e Giovanni Dalmasso, sull’esempio del “Billiard” in Francia e del “Basserman Jordan” in Germania, pubblicati nel 1931-1937 dall’Unione Italiana Vini. E’ la “Storia della vite e del vino in Italia”, vera e propria enciclopedia enologica che, stampata in sole 600 copie numerate alla sua prima apparizione, è oggi un’opera monumentale, con tanto di quotazioni, ricercata dai collezionisti di tutto il mondo.
Pubblicati per la prima volta dalle arti grafiche Enrico Gualdoni, i tre volumi in tela verde con i titoli impressi in oro, si contraddistinguono, prima di tutto, per l’autorevolezza dei contenuti, vantando due autori principali di grande prestigio: Arturo Marescalchi, allora sottosegretario del Ministero dell’Agricoltura, tra i fautori della nascita delle future leggi sulle Doc, sulla difesa, attraverso la repressioni frodi, e la commercializzazione dei vini italiani, nonché primo direttore del Corriere Vinicolo (Il Commercio Vinicolo all’epoca), e Giovanni Dalmasso, direttore dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, instancabile autore di numerose pubblicazioni e importanti ricerche per il settore.
E se per la prima edizione si parla di quotazioni stimate, al momento, intorno ai 500 euro, dell’opera esiste anche una seconda edizione (1979), sempre a cura dell’Unione Italiana Vini, del valore di 200-300 euro.
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