La terra torna protagonista, e lo fa proprio mentre gli sconvolgimenti comportati dalla crisi globale stanno mettendo a dura prova le economie occidentali. Non è un romantico ritorno alle radici, ma una scelta ragionata e produttiva: da un lato il tradizionale appezzamento di terreno rappresenta il più classico dei beni rifugio, alla stregua dell’oro, dall’altro può diventare una concreta opportunità di lavoro. Come sempre, la campagna si ritrova a giocare un ruolo anticiclico rispetto alla crisi attraversata dall’economia finanziaria, tanto che, nel 2010, il valore medio per ettaro è aumentato dello 0,8%, raggiungendo i 18.400 euro. Ma se la virtù sta nel mezzo, agli estremi ci sono valutazioni assolutamente diverse e, se a Catanzaro un ettaro di pascolo costa appena 1.000 euro, in Toscana il prezzo dei vigneti resta ancora irraggiungibile per i più, toccando e a volte superando i 500.000 euro di valutazione. Prezzi che cambiano da Nord a Sud e da incolto a frutteto (vigneto, fiori ...), ma che sono generalmente destinati a salire, anche in virtù di una crescente domanda di terreni da destinare a scopi diversi da quelli tradizionali, come le colture energetiche (biogas) e l’installazione di pannelli fotovoltaici.
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