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IN TOSCANA, IN AMIATA, L’AGRICOLTURA SOCIALE E’ UN SUCCESSO: CON UN PROGETTO-PILOTA NELLA DOCG MONTECUCCO, AZIENDE AGRICOLE HANNO COINVOLTO CON SUCCESSO RAGAZZI CON DISABILITA’ NELLA LORO VITA QUOTIDIANA. FOCUS: ARRIVA LA MONTECUCCO DOCG

Si fa un gran parlare di agricoltura sociale, anche se gli esempi di successo di questo tipo di attività non sono ancora molti. Ma grazie ad un progetto pilota di vari soggetti privati e pubblici, provinciali e comunali, della zona dell’Amiata, nell’alta Maremma Toscana, due aziende agricole si sono buttate a capofitto in un esperimento del genere. “Prato al Pozzo”, a Cinigiano, e “Murceti”, a Castell’Azzara, fattoria didattica che produce soprattutto formaggi e prodotti dolciari tipici, hanno coinvolto soggetti disabili e socialmente svantaggiati nelle loro fasi produttive. In particolare, a “Prato al Pozzo”, dove si produce Montecucco Doc, la messa in pratica del progetto pilota ha riscosso un successo tale da far dire alla proprietaria, Francesca Quiriconi, che è si è trattato di “un’esperienza straordinaria, che ha visto questi ragazzi lavorare per il compostaggio, scoprire antichi giochi, cimentarsi in cucina con tale passione da mangiare, l’ultimo giorno, le tagliatelle preparate da loro stessi. Ma ciò che ha colpito di più tutti noi, e cioè oltre a me stessa il dottor Ettore Caterino della neuropsichiatria infantile e l’assistente sociale Barbara Rossi, è l’aver saputo creare un gruppo unito fra ragazzi disabili e non. L’agricoltura sociale è stata magica in questo senso”.

Focus - L’Azienda “Prato al Pozzo”
L’azienda si trova alle pendici del monte Amiata sulla collina a sud di Montalcino, nel cuore della denominazione Montecucco. E’ composta da 11 ettari di cui 1,5 di vigneto, 200 piante di olivo e seminativi. I vigneti hanno esposizione sud ed un’altitudine di 250 metri sul livello del mare, ed il terreno è argilloso e calcareo. Tre le etichette: “Arpagone” (Sangiovese e Cabernet Sauvignon affinato per 12 mesi in rovere e per 6 in bottiglia), “Riserva” (affinato per 24 mesi in rovere e 6 in bottiglia) e”Piede Rosso”.
Info: www.pratoalpozzo.it

Focus - Montecucco è docg, buona la vendemmia 2011. Il presidente del Consorzio del Montecucco, Claudio Carmelo Tipa: “lavorare con passione e serietà per rendere il Sangiovese dell’Amiata, una realtà importante anche a livello internazionale”
Una buona vendemmia, sia in qualitàche in quantità, sembra accompagnare la nascita del Montecucco Docg. E’ cominciata, da qualche giorno, la prima raccolta delle uve sotto il segno della Denominazione di Origine Controllata e Garantita, riconosciuta con decreto pubblicato in “Gazzetta Ufficiale” il 22 settembre 2011. In termini di quantità, il Consorzio Montecucco prevede un aumento nella rivendicazione delle uve. La siccità dell’ultimo periodo, nonostante i picchi estivi, non ha provocato danni rilevanti grazie alle piogge dello scorso luglio che hanno permesso la creazione di una riserva idrica adeguata. Anche la qualità delle uve lascia pensare a un’ottima annata per il primo Montecucco Sangiovese Docg, annata 2011. Dalla questa vendemmia decorrono le nuove regole per i produttori del territorio di Montecucco.
Il disciplinare di produzione della nuova Docg Montecucco Sangiovese prevede l’utilizzo di almeno il 90 per cento di vitigno sangiovese, anche per la Riserva, e l’invecchiamento minimo di 12 mesi in legno e 4 in bottiglia, che passano a 24 e 6 per la tipologia Riserva. Le rese per ettaro scendono a 70 quintali per ettaro, tra le più basse d’Italia. Il nuovo disciplinare del Montecucco Doc prevede, invece, le tipologie: Rosso, Bianco, Rosato, Vermentino, Vin Santo e Vin Santo Occhio di Pernice. Il Rosso prevede un minimo di 60% di uve sangiovese e nessun passaggio in legno. E’ pronto al consumo il settembre dell’anno successivo alla vendemmia. La versione Rosso Riserva fa, invece, 12 mesi di legno e 6 di affinamento in bottiglia e va in commercio a partire dal primo di novembre due anni dopo la vendemmia. Il Montecucco Doc Bianco è fatto con uve Vermentino e/o Trebbiano in quantità non inferiore al 40% dell’uvaggio. Il Rosato con almeno il 70% di uve Sangiovese “vinificate in rosato”. Il bianco Vermentino è ottenuto da almeno l’85% di vitigno Vermentino. Il Vin Santo, da Malvasia Bianca, Grechetto e Trebbiano per almeno il 70%; e il Vin Santo Occhio di Pernice, fatto con le uve rosse della varietà Sangiovese (almeno il 70%). Per i produttori e i soci del Consorzio del Montecucco, il cambiamento rappresenta un passo importante ma, afferma il presidente del Consorzio del Montecucco, Claudio Carmelo Tipa, “questo vuol dire anche maggiore coesione e coraggio, e un’esortazione a continuare a lavorare con passione e serietà per rendere il Sangiovese dell’Amiata, una realtà importante anche a livello internazionale”.
Un passo importante per il territorio Maremmano e per tutti i produttori del Montecucco che con il loro lavoro e la loro passione hanno contribuito a rendere un vino fino a pochi anni fa semi-sconosciuto una delle realtà enologiche emergenti del nostro Paese. Da qualche anno si parla infatti del Montecucco come la nuova promessa del vino toscano. Dieci anni fa con il nome del Montecucco Doc venivano prodotte poche decine di migliaia di bottiglie e sul territorio si contavano una decina di cantine.
Tra il 2000 e il 2010, il Montecucco Doc si fa largo nella costellazione dei grandi vini toscani, crescendo in qualità e quantità. Un passaggio fondamentale per lo sviluppo della denominazione e’ stata la nascita del Consorzio di tutela, fondato da 21 produttori nel 2000, due anni dopo il riconoscimento della Doc. La capacità di essere quotidianamente al fianco dei produttori, l’attività di promozione del marchio, l’attenzione posta alla qualità del prodotto finito, sono tutti elementi che hanno permesso al Consorzio di conquistare la fiducia delle aziende locali più importanti, alle quali si sono aggiunte con il tempo alcune delle più importanti case vitivinicole nazionali.
Il Consorzio oggi rappresenta 52 aziende su 70, oltre 500 ettari di vigneto su una superficie vitata complessiva di 750-800 ettari e oltre di 1,2 milioni di bottiglie su una produzione complessiva di 1,8 milioni.

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