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VINO E FRODI

Inchiesta Ghost Wine, in amministrazione giudiziaria la Megale Hellas

Nuovo step dell’inchiesta partita dalla Puglia. Tra gli indagati anche Botter: “noi estranei alla vicenda, se mai vittime degli illeciti ipotizzati”
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Vino e contraffazione, va avanti l'inchiesta Ghost Wine, partita nel 2019 dalla Puglia

A distanza di un anno dalla notizia dell’inchiesta Ghost Wine, che allora portò all’arresto di 11 persone e al sequestro di alcune aziende in Puglia (e di oltre 10 milioni di ettolitri di prodotto vinoso) per un giro di contraffazione ed edulcorazione di vino di bassa qualità, proveniente anche dall’estero, e poi spacciato come prodotto italiano di qualità Doc, Docg e bio, i lavori degli inquirenti vanno avanti. Sono arrivati a 61 gli indagati (tra persone fisiche e società, e proprio oggi due degli arrestati sono stati trasferiti ai domiciliari, secondo fonti di stampa locale), mentre per una delle aziende al centro dell’inchiesta, la Megale Hellas di San Pietro Vernotico, è stata disposta l’amministrazione giudiziaria.
Nel frattempo, tra le realtà finite tra gli indagati, è entrata una delle realtà più importanti, per fatturato, del vino italiano, la veneta Botter di Fossalta di Piave (oltre 210 milioni di euro di fatturato, realizzati quasi interamente all’export), che però si è dichiarata subito estranea alla vicenda, e al massimo vittima della frode.

“Con riferimento alle notizie relative al proprio coinvolgimento nell’inchiesta della Procura di Lecce sulla presunta alterazione di prodotti vinicoli pugliesi, Botter si dichiara completamente estranea alla vicenda e, se mai, vittima degli illeciti che s’ipotizzano commessi da parte di un fornitore salentino”, ha dichiarato l’azienda in una nota ufficiale nei giorni scorsi, specificando di aver “sospeso cautelativamente ogni approvvigionamento dall’azienda vinicola attinta dall’indagine ed ha avviato una scrupolosa serie di ulteriori verifiche e controlli supplementari sul prodotto avviato all’imbottigliamento, al fine di garantire la tradizionale qualità dei vini commercializzati con le proprie etichette. Ciò con il fiducioso auspicio che l’attenta disamina degli atti e la puntuale verifica dei fatti indurranno la magistratura ad archiviare quanto prima la posizione di Botter, riconoscendo la buona fede e la correttezza del suo operato, nonché la qualità dei vini commercializzati da sempre”.

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