Sempre più internazionale, perchè l’orizzonte ormai sono i mercati del mondo; sempre più digitale, perchè gli strumenti moderni consentono di fare al tempo stesso business, formazione e comunicazione, sempre più culturale, perchè per consolidare i mercati maturi e aprire quelli nuovi, serve fare formazione e cultura del vino italiano. Sono le tre gambe su cui poggia, sempre più solido, il “tavolo” di Vinitaly, che oggi a Milano ha svelato il suo futuro. Partendo dal riunire tutte le sue attività sotto l’unico brand Vinitaly (e tutte accessibili, presto, da un unico portale web). Sul fronte estero, se VeronaFiere è appena tornata dal Brasile, dove ha appena chiuso “Wine South America” n. 2, il grande debutto, nel 2020, sarà “Wine to Asia”, a Shenzhen (9-11 novembre), prima kermesse enoica organizzata direttamente da un fiera italiana in terra asiatica (in partnership con l’agenzia cinese specializzata Pacco Communication Group): “è un progetto che prende finalmente vita, e su cui puntiamo molto - ha detto a WineNews il dg Veronafiere Giovanni Mantovani - e l’obiettivo è mettere insieme una squadra di 400 espositori di primo piano del vino italiano”. Evento che debutta in un area fondamentale per la Cina. Considerata la Silicon Valley del Dragone e piazza strategica per il business del vino, con il 30% degli importatori totali cinesi, Shenzen “è una città chiave della Guangdong-Hong Kong-Macao Greater Bay Area, che conta oltre 100 milioni di persone, e con un’età media giovanissima, di 32 anni, e quindi fortemente proiettata al futuro”.
Complessivamente, il viaggio attorno al mondo del food & wine di Veronafiere nel 2020 sarà lungo oltre 113.000 chilometri (e ritorno). Stati Uniti, Russia, Cina, Brasile, Hong Kong, Thailandia, Olanda, Canada, Polonia, Germania, Messico, Regno Unito sono le tappe in calendario. Sul fronte della digitalizzazione, spiega ancora Mantovani, “riuniremo tutte le attività sotto l’unico brand Vinitaly, e da un solo portale si potrà accedere a tutta la piattaforma, che diventerà sempre di più anche uno strumento di conoscenza e di approfondimento del vino italiano, per i professionisti del settore, ma anche per i consumatori del mondo”.
Con un Vinitaly, dunque, che, con progetti come la Vinitaly International Academy, o come wine2wine, il forum di formazione per le imprese (a Verona, il 25 e 26 novembre), ma non solo, diventa sempre più anche strumento culturale, “ma anche incubatore di tendenze attraverso la rappresentazione fisica e virtuale dei trend emergenti nel panorama del vino made in Italy”, spiega Mantovani, che aggiunge: “Vinitaly andrà nel mondo, ma porteremo il mondo a Vinitaly”. E così, a Verona, nel 2020 (edizione n. 54, 19-22 aprile), a proposito di tendenze, se cresce l’area dedicata al bio (con l’Organic Hall), ci sarà l’ingresso degli Orange wine, la crescita della presenza di nuovi produttori esteri (Centro ed Est Europa, area Balcani), ma anche il nuovo spazio curato dal wine-writer Ian D’Agata “Micromega wine”, dedicato ad aziende con piccole produzioni a varietà indigena ad alto tasso qualitativo. Ad attraversare trasversalmente le tendenze del vino penserà poi anche la tecnologia: grazie all’indicizzazione di tutti i dati anche con tecniche ugc (user generated content) della Vinitaly directory, sarà possibile effettuare percorsi tematici attraverso un’app a portata di smartphone, il device più utilizzato per le info dagli operatori in fiera (60% dei casi).
Confermata anche l’Enoteca bio e Vinitaly Design, ma novità arriveranno anche da Enolitech, lo storico salone internazionale sulle tecnologie per la produzione che, grazie all’interlocuzione con le imprese, ha definito un percorso strutturato di presenza anche alle principali iniziative estere di Vinitaly, oltre ad un prologo contenutistico previsto a Fieragricola.
E si proseguirà nel solco della separazione sempre più marcata “tra business in fiera e appassionati in città e dintorni, percorso che abbiamo iniziato da qualche anno con convinzione, e che i nostri espositori hanno apprezzato”, spiega il presidente di VeronaFiere, Maurizio Danese. Una soddisfazione che si esprime nei numeri: “al netto di accorpamenti e uscite dal mercato, negli ultimi cinque anni, Vinitaly ha visto immutati il 95% dei suoi espositori. Un’alta fedeltà, unica nel panorama fieristico internazionale, che rappresenta il miglior biglietto da visita per una manifestazione che non cambia i propri protagonisti ma punta a renderli sempre più smart e globali. Non solo: anche la customer satisfaction, rilevata da un’ente indipendente, ci racconta di un gradimento complessivo della manifestazione da parte del 95,1% di espositori e visitatori, e questo ci dice che siamo sulla strada giusta”.
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