Mantenere la centralità del settore vitivinicolo, continuando a considerarlo un prodotto agricolo unico anche nella Pac post 2027, quanto meno mantenendo le attuali risorse economiche (previste dall’Ocm vino, ma non solo) per il suo sostegno e la promozione, semplificando la burocrazia per accedere a questa misura; prevedere più flessibilità su ogni aspetto, compreso quello del controllo del potenziale produttivo, valutando con attenzione misure come la ristrutturazione differita e l’estirpazione delle vigne; coniugare le politiche fondamentali per la lotta al cambiamento climatico con la sostenibilità economica delle imprese del vino, in un ragionamento che vale anche sul fronte salute, per politiche legate alla sfera del benessere e della salute pubblica, che tengano conto del valore positivo della Dieta Mediterranea, che prevede anche un consumo moderato di vino. Sono le indicazioni emerse dalle filiere del vino di Italia, Francia e Spagna, riunite oggi a Bruxelles, nella prima riunione del “Gruppo di alto livello” sul settore voluto dalla Commissione Ue, per tracciare il futuro di un comparto alle prese con un cambiamento profondo dei modelli di consumo, con il cambiamento climatico, con le difficoltà legate alle tensioni internazionali, all’inflazione e al calo del potere di acquisto, con un futuro tutto da scrivere per un settore che, come ricordato nei mesi scorsi dalla ricerca Pwc per il Ceev (Comitato Europeo delle Imprese del Vino) “sull’impatto economico-sociale del settore vitivinicolo nell’Ue”, tra viticoltura, industria enologica e commercializzazione, vale 100,3 miliardi di euro, con queste tre fasi che creano un contributo al Prodotto Interno Lordo (Pil) per 130 miliardi di euro, pari allo 0,8% del totale Ue. A parlare, in questo primo incontro, sono state le rappresentanze di filiera a livello europeo (dall’Arev - Assemblea delle Regioni Vinicole Europei, al Ceev, Comité Européen des Entreprises Vins, dalla Cevi, la Confederazione Europea dei Vignaioli Indipendenti, al Copa-Cogeca, che rappresenta la cooperative, passando per Ecvc, il Coordinamento Europeo di Via Campesina, e per Efow, la European Federation of Origin Wines) a cui, da quanto apprende WineNews, dovrebbe seguire un altro incontro, nelle prossime settimane, con le rappresentanze istituzionali dei diversi Paesi Ue, per poi arrivare, entro l’inizio del 2025 a finalizzare delle raccomandazioni a Bruxelles per affrontare le sfide del settore vitivinicolo dell’Unione.
Che, in buona parte, sono già delineate dal documento firmato (in focus) dalle rappresentanze della filiera dei tre principali Paesi produttori, Italia, Francia e Spagna, che insieme valgono oltre la metà della produzione enoica a livello mondiale (a firmarlo, per il Belpaese, Alleanza delle cooperative italiane agroalimentari, Assoenologi, Cia-Agricoltori Italiani, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini, Fivi e Unione Italiana Vini, ndr).
Focus - La posizione comune del settore vitivinicolo di Spagna, Francia e Italia, nella riunione del “Gruppo di alto livello” sulla politica vitivinicola dell’Ue dell’11 settembre
“Cogliendo l’opportunità offerta dalla creazione del Gruppo di Alto Livello sulla Politica Vitivinicola in seno all’Ue, il settore del vino di Francia, Spagna e Italia ha raccolto le esigenze e le priorità individuate dall’intera filiera, quali sfide comuni da trasmettere alle amministrazioni nazionali e a questo Gruppo. Ringraziamo le autorità competenti per aver creato questo gruppo atto a trovare soluzioni per un settore che è un pilastro e nel contempo l’immagine dell’Europa. Il settore vitivinicolo offre la massima collaborazione per contribuire in modo costruttivo a questo dibattito, in ognuna delle sue fasi”.
In termini generali si chiede per il settore vitivinicolo:
Che il settore vitivinicolo, quindi il vino e gli altri prodotti vitivinicoli, continui ad essere considerato un prodotto agricolo unico a tutti gli effetti nell’ambito della Pac e regolamentato dall’Ocm, soprattutto in vista dei negoziati post-Pac 2027.
Che sia riconosciuto come un prodotto essenziale per la sovranità alimentare europea, per tutto ciò che apporta all’Europa in termini di immagine, valore, economia, sociale, territorio, radicamento, ambiente, ecc.
Che la Pac sia orientata a sostenere la competitività del settore, che disponga di strumenti che consentano al settore vitivinicolo di adattare la propria produzione e i propri prodotti agli orientamenti del mercato e che la competitività e la redditività siano garantite per tutti gli anelli della filiera del vino.
Che venga incrementato il bilancio proprio del settore, mantenendo almeno l’attuale dotazione finanziaria e con programmi nazionali di sostegno al settore, e prevedendo un budget eccezionale per eventuali misure straordinarie, se necessarie.
La promozione è uno strumento fondamentale per il vino e per il suo futuro sviluppo nel medio e lungo termine, ed è essenziale il suo mantenimento e rafforzamento sia nei mercati interni che in quelli esterni dell’Unione. È importante semplificare l’accesso alla misura ed eliminare gli ostacoli amministrativi e normativi che oggi rendono complesso l’accesso per i produttori di vino, singoli o associati, così come per gli altri beneficiari di aiuti quali possono essere i consorzi di tutela.
Che il bilancio di spesa del settore vitivinicolo rimanga nel settore, rendendo possibile il trasferimento dei fondi non utilizzati agli anni successivi o un più ampio cofinanziamento dell’Ue da applicare ai progetti in corso.
Che il sistema di strumenti e aiuti sia dotato di meccanismi di flessibilità per adattarlo a ciascuna realtà vitivinicola e che servano da aiuto concreto al settore con agilità, soprattutto in situazioni di squilibrio o di crisi. La flessibilità deve riguardare anche la parte finanziaria e il controllo del potenziale produttivo, valutando con attenzione misure come la ristrutturazione differita e l’estirpazione delle vigne.
Che gli strumenti contribuiscano a promuovere la sostenibilità economica, sociale e ambientale, aiutino sul piano economico e sociale, riconoscendo il ruolo svolto dalla politica della qualità differenziata.
Che si renda compatibile la tutela di un prodotto tradizionale con l’innovazione necessaria a soddisfare le aspettative dei consumatori, anche di nuovi prodotti, e consentire investimenti su di essi.
Che nell’approccio volto a migliorare la competitività del settore si facciano progressi nella semplificazione e nell’eliminazione delle barriere burocratiche e amministrative
Necessità di una transizione verde coordinata, equa e razionale nello sviluppo del Green Deal e nel suo rapporto con il settore vitivinicolo.
Sostenere politiche e misure di mitigazione e adattamento efficaci ai cambiamenti climatici, nonché metodologie razionali nel campo dei crediti di carbonio.
Mantenimento del sistema di autorizzazione all’impianto, portando la durata delle autorizzazioni a 8 anni, con l’obiettivo di controllare il potenziale viticolo.
Garantire il mercato unico dell’Ue e ridurre i costi di commercializzazione del vino, difendendo l’etichettatura elettronica come strumento fondamentale.
Mantenere un’ambiziosa politica commerciale dell’Ue finalizzata ad accordi bilaterali o multilaterali che garantiscano il libero scambio e diano priorità ai prodotti del nostro settore.
Attuare una politica sanitaria dell’Ue coordinata e pragmatica, basata su prove scientifiche rigorose e sull’educazione. Tenere conto dei modelli di consumo, dello stile di vita e della dieta mediterranea che prevede un consumo moderato di vino.
Focus - Ceev: “le soluzioni devonop concentrarsi sui mercati e sui consumatori del vino e non solo sul funzionamento della filiera del vino”
Mauricio González-Gordon, presidente Ceev, ha sottolineato l’urgente necessità di una riforma globale, a fronte dell’“attuale crisi del settore vitivinicolo dell’Ue” che vede la produzione di uva e vino affrontare alcune sfide critiche a causa dell’aumento dei costi di produzione e degli impatti dei cambiamenti climatici, il declino strutturale a lungo termine del consumo di vino, in particolare nei mercati tradizionali. “Il settore vitivinicolo dell’Ue si trova ad affrontare sfide sia strutturali che immediate - spiega González-Gordon - questo incontro è stato tempestivo ed essenziale per una discussione strategica sul futuro della politica vitivinicola dell’Ue e siamo grati alla Commissione per aver preso questa iniziativa. Il futuro del settore vitivinicolo dell’Ue dipende dagli operatori che si impegnano per la sua sostenibilità e il suo sviluppo, e le politiche dell’Ue dovrebbero concentrarsi su di loro e dare priorità alle loro esigenze”. Il Ceev è quindi convinto che le soluzioni debbano concentrarsi sui mercati e sui consumatori del vino e non solo sul funzionamento della filiera del vino. Il sostegno dovrebbe mirare a rafforzare, da un lato, la competitività degli operatori vitivinicoli e la capacità di adattarsi alla domanda dei mercati e, dall’altro, la loro resilienza ai cambiamenti climatici con misure di adattamento e mitigazione.
Per garantire il futuro delle aziende vinicole dell’Ue, il Ceev ha proposto una serie di priorità politiche basate sulla razionalizzazione dei piani strategici della Pac: semplificare i processi amministrativi, in particolare nelle misure di promozione e comunicazione, per rendere il sostegno nazionale più efficiente e flessibile; aggiornamento dell’Ocm vino e delle regole di etichettatura: implementare un sistema senza lingue per la presentazione dei prodotti vitivinicoli supportato da una solida strategia digitale; semplificare le norme Ue sul commercio elettronico: adattare le politiche di vendita a distanza per rendere il commercio elettronico più accessibile; regolamentazione dei prodotti vitivinicoli dealcolizzati: sviluppare un quadro giuridico completo per la produzione e l’etichettatura dei prodotti vitivinicoli dealcolizzati e parzialmente dealcolizzati; stabilire linee guida di sostenibilità dell’Ue: definire i principi generali per la produzione e la comunicazione del vino sostenibile; migliorare l’accesso al mercato: migliorare le procedure per stimolare le esportazioni e affrontare le barriere tecniche al commercio.
“Dobbiamo anche gestire meglio il potenziale produttivo per migliorare l’equilibrio tra produzione e domanda - afferma Ignacio Sánchez Recarte, segretario generale Ceev - abbiamo presentato alla Commissione e agli Stati membri le nostre raccomandazioni per questo equilibrio, sottolineando che la raccolta verde dovrebbe essere l’unica misura “correttiva” adottata e sconsigliando fortemente l’introduzione di un meccanismo di estirpazione generalizzato. Se si vogliono stanziare fondi pubblici per tali azioni, occorre applicare condizioni rigorose”.
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